Si può anche dannare la propria vita se si ha genio. Se si ha solo talento, è da stupidi. La seconda serata del Festival scorre con il pilota automatico, senza Ferro ci si affida a un artista orientale sconosciuto che propone uno spettacolo degno di un villaggio vacanze. Va bene cosi, senza parole ulteriori. Poi comincia la gara. Le nuove proposte, relegate a un’anteprima e poi al via la kermesse. Lati positivi della serata sembrano essere Francesco Totti, uomo di straordinario valore, capace di irridersi e intrattenere e un Keanu Reeves empatico. Le altre comparsate: Giorgia, Robbie Williams e affini, fanno respirare troppo il retrogusto di un cachet onorevolissimo, ma senza alcun trasporto e quindi senza quell’empatia che uno spettatore richiederebbe. Lasciando stare gli accessori, necessari a uno spettacolo d’intrattenimento, quali la copertina di Crozza o il pippone sul dipendente pubblico siciliano, che non ha mai mancato un giorno di lavoro, la noia rischia di regnare sovrana. Nonostante l’ottimo risultato della prima serata Sanremo rimane uno spettacolo noioso, senza canzoni notevoli e con poche ospitate degne del compenso. C’è anche una competizione sullo sfondo, ma dopotutto chi se ne frega, importante rimane lo share. Maria è sempre straordinaria nel proporre il suo habitat naturale, così straordinaria da riuscire a ridurre il protagonista di Matrix a un personaggio stile “C’è posta per te”.  Tutti i puri di cuore speravano in Robbie Williams, l’ex Thake That ha regalato una perla nel bacio a Maria, il resto è calma piatta. Un professionista che rappresenta se stesso, va bene coì. Poi arriva Neo, che cita Vasco Rossi “ Senza parole “, suona un assolo di basso e diverte. Per dovere di cronaca ci sono il solito Crozza e un cameo di Giorgia che pochi ricorderanno, per fortuna è sparito l’imitatore di Dylan. Torniamo alla gara, un approfondimento sulle canzoni è d’obbligo.

 

Raige e Giorgia Luzi “Togliamoci la voglia” – voto 6

Tra  Fabri Fibra e i Depeche Mode un pezzo carico di atmosfera, due musicisti che riescono a intrattenere con melodia e testo semplici strizzando l’occhio ai suoni propri del nuovo secolo. Un viaggio attraverso le possibilità musicali.

 

 

Chiara “ Nessun posto è casa mia” – voto 7

Una canzone vera, rifiuta ogni compromesso lanciando la creatività di una cantante e degli autori desiderosi di raccontare emozioni senza vincoli. In attesa dell’album arrendiamo con piacere l’evoluzione vocale di una cantante che sembra dover fiorire a prescindere.

 

Michele Zarillo “ Mani nelle mani “ voto 6

Michele Zarillo è un cantautore fedele a se stesso. La canzone non si discosta dal percorso formativo che ce lo ha fatto conoscere, sulla lunga distanza la prosa dei testi potrebbe far riflettere, ma non tutti siamo Vasco Rossi.

 

 

Francesco Gabbani “ Occidentalis’Karma” voto 6

Una canzone simpatica, senza velleità, ma senza il contenuto delle ballate di Pippo Franco. IL pregio è quello di far rimpiangere gli anni 80 o 90, ma per scontrarsi contro Salvi non basta una scimmia posticcia stile Mauro Repetto.

 

 

 

 

 

 

Paola Turci “Fatti bella per te” voto 6

Purtroppo l’alter ego ha già cantato un pezzo migliore, ma Paola da Roma non demorde. Peccato che la sua canzone sia l’ennesimo inno all’orgoglio femminile misto ai Coldpaly. Non se ne sente più il bisogno, ma è almeno una canzone.

 

 

Michele Bravi “Il diario degli errori “  voto 7

Una sorpresa, testo e musica più che decenti.  Un ragazzo sicuro e in grado di emozionare, con una canzone particolare e affine ai cuori dubbiosi. Talent a parte un pezzo onesto e senza alcuna velleità, tutto è migliorabile ma se i presupposti sono questi, il futuro sarà migliore.

 

 

Gigi D’Alessio “ La prima stella” voto 8

Nel 2017 le uniche discriminate per valutare sono le pretese. Gigi D’Alessio è un uomo, un intrattenitore, un cantante e un amico. Alcune personalità cancellano le canzoni e raccontano loro stessi.

 

 

 

Sergio Sylvestre “ Con te” voto 7

Se una voce straordinaria interpreta una canzone mediocre a chi va ascritta la colpa? Sergio ha il talento dei crooner anni 70 della disco e di Solomon Burke , non lo fermerà un testo.

 

 

 

Marco Masini” Spostato di un secondo” voto  8

Una riflessione in musica, il traguardo di un musicista completo che mette in musica dubbi e domande della vita. Caratterizzato dall’usuale onestà Masini riesce ad emozionare e intrattenere.

 

Nesli e Alice Paba “ Do retta a te” voto 3

Una coppia improponibile, per una canzone imbarazzante. Le contaminazioni tra il rap e la melodica hanno stancato. Il testo sarebbe rimandato a un esame di terza media e desta meraviglia come una riflessione anonima possa essere arrivata in prima serata sulla Rai.

 

 

Bianca Aztei “Ora esisti solo tu” voto 3

Ma quando termineranno queste figure di secondo piano? Perché una canzone scritta in maniera superficiale dal solito Checco debba essere propinata a pagatori obbligati di un canone? Aztei è una bella bellissima donna, ma le cantanti hanno faccia e testi differenti.

 

Nonostante tutto, i Big, o presunti tali, sono terminati. Un’occhiata doverosa e dovuta va data alle nuove proposte, cantanti in erba che esibendosi si chiedono il perché Sanremo abbia ancora una categoria Big.

 

Marianne Mirage “Le canzoni fanno male” voto 6

Rino Gaetano 2.0. Un po’ noiosa se non ci si è mai imbattuti in “ Escluso il cane”. Decente per chi non ha memoria.

 

 

Francesco Guasti “Universo” voto 8

La voce di questo ragazzo è sufficiente per promuoverlo a pieni voti, la canzone è decente .

 

 

 

Braschi “ Nel mare ci sono i coccodrilli” voto 6

Una voce anonima, per una canzone gentile. Sulla lunga distanza le provocazioni e le favole annoiano un po’.

 

 

 

Leonardo Lamacchia “ Ciò che resta” voto 5

Al Bano 2.0 con la simpatia di Zalone e la sfacciataggine di Cassano, presenta una canzone normale tendente al brutto. Il signor Carrisi ha guadagnato un perdono, il signor Macchia potrebbe farlo.

 

Una serata all’insegna della serenità di Francesco Totti e dell’assolo di Reevs, la sua citazione di ‘Senza Parole’ la dice molto sulla musica italiana.

 

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Di Paolo Quaglia

Nasce a Milano qualche anno fa. Usa la scrittura come antidoto alla sua misantropia, con risultati alterni. Ama l’onestà intellettuale sopra ogni altra cosa, anche se non sempre riesce a praticarla.

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