“Ciao sono Hannah, Hannah Baker. Esatto. Non smanettate su qualunque cosa stiate usando per ascoltare. Sono io. In diretta e stereo. Nessuna replica, nessun bis e questa volta assolutamente nessuna richiesta. Mangia qualcosa e mettiti comodo, perché sto per raccontarti la storia della mia vita. Anzi, più esattamente, il motivo per cui è finita. E se tu hai queste cassette è perché sei uno dei motivi.”
Sette audiocassette e tredici parti per scoprire i motivi che hanno portato un’adolescente a togliersi la vita: se ricevi quei nastri è perché sei uno dei responsabili del suo suicidio, e devi mandare avanti la catena se non vuoi che il contenuto delle cassette sia reso pubblico.
Da questa breve prefazione parte Tredici (Thirteen Reasons Why, in originale), la nuova serie Netflix tratta dal best seller di Jay Asher e adattata per il piccolo schermo da Brian Yorkey, con Selena Gomez tra i produttori esecutivi del progetto.
Una serie televisiva inevitabilmente destinata a far parlare vista l’importanza e l’attualità dei temi trattati, quale il bullismo, il cyber bullismo, la violenza sessuale, il disagio giovanile e il difficile ruolo che la scuola e i genitori sono chiamati a svolgere in un periodo della vita delicato come l’adolescenza.
Se il romanzo si concentrava quasi esclusivamente sulle reazioni di Clay (Dylan Minnette) ai racconti dell’amica Hannah Baker (Katherine Langford), la serie si concentra ampiamente anche su tutti i tredici personaggi secondari che hanno reso la Liberty High School e la vita della giovane ragazza un vero inferno, portando alla luce in primis le loro difficoltà: da Courtney (Michele Selene Ang) che non vuole ammettere la sua omosessualità per timore verso i genitori a loro volta gay, a Justin (Brandon Flynn) che viene da una situazione familiare difficile e si trova spesso costretto a dipendere da Bryce (Justin Prentice), ricco e popolare sportivo della scuola che si crede intoccabile.
In un misto tra presente e flashback, guidati dalla voce di Hannah, scopriremo quanto il susseguirsi di tanti piccoli o grandi eventi e torti possano far sentire una ragazza sola e inadeguata tanto da spingerla a valutare – e poi, purtroppo, compiere – un gesto così estremo come il suicidio.
L’intera vicenda si consuma in un climax che parte da una foto scattata dal suo primo ragazzo, prosegue con l’abbandono dei suoi due migliori amici per poi continuare con gli insulti sessisti, i pettegolezzi e infine l’isolamento.
Tredici non è altro che la somma di alcuni tra i peggiori difetti della natura umana e delle terribili conseguenze a cui possono portare, in una delle istituzioni sociali più importanti quale è la scuola.
Gli eventi che ci vengono narrati potrebbero essere interrotti da un momento all’altro se una sola delle persone coinvolte riuscisse ad uscire dallo schema che viene imposto dal tipico liceo americano composto da atleti, cheerleader e nerd.
La mancanza e l’indulgenza del sistema scolastico sono un altro punto fondamentale ed interessante della serie che, nonostante potesse essere maggiormente sviluppato, porta benissimo alla luce il gelido distacco di un Preside anche davanti alla perdita di una studentessa e l’incapacità degli insegnanti – nonché dello psicologo della scuola, a cui è inoltre dedicata una cassetta – di cogliere i segnali di aiuto e di entrare in empatia con i propri alunni.
In un finale incerto e che lascia il destino di numerosi personaggi in sospeso, la serie si da la possibilità di una seconda stagione che per il momento non viene né smentita né confermata, nonostante lo straordinario successo di questa sua prima parte.
Sequel o meno, Tredici si conferma come una delle maggiori rivelazioni televisive di questo 2017.
TREDICI (Netflix) – Il trailer
Scrittrice freelance amante dell’arte, della letteratura e dello sport.