Il ricordo che mi lega a Mimmo Rotella è forte ed indelebile, e, come le emozioni che scaturiscono dall’arte, ha già vinto la battaglia del tempo che passa. Era il marzo 2001, e, grazie alla lungimiranza e all’intuizione di Enza Bruno Bossio, allora amministratore delegato di Intersiel (Gruppo Telecom Italia), mi trovavo a Parigi per la presentazione del portale Web della Fondazione intitolata al Maestro calabrese, progettato e sviluppato dalla stessa Intersiel. Dopo una giornata di pioggia, in cui la Senna aveva finito addirittura per straripare, il vento del nord finalmente soffiava gentile. Parigi era più bella del solito, ad ammirarsi dalla Georges V bagnata, mentre intorno la gente si affrettava a completare gli ultimi acquisti della giornata. Destinazione della nostra passeggiata era Stresa, uno dei ristoranti italiani più famosi della capitale francese, una sorta di galleria d’arte moderna con alle pareti quadri di César e di altri autori contemporanei, e intorno un accogliente profumo d’Italia. Con sua moglie Stephanie, Pierre Restany, celeberrimo critico d’arte francese, definito semplicemente “un genio” da un signore che si chiamava Andy Warhol, e inventore di quel Nouveau Réalisme che cambiò la storia dell’arte in Europa e in America, era già seduto al tavolo e ci stava aspettando: un fraterno abbraccio a Mimmo Rotella e a sua moglie Inna, e un cordiale saluto a Piero Mascitti, della Fondazione Rotella, e a me.

Sin da subito abbiamo capito che si sarebbe trattato di una serata davvero speciale: Pierre e Stephanie, rispettivamente in italiano e in francese, a deliziarci con i loro ricordi sulla Calabria, che avevano visitato più volte, a partire da quell’estate del 1962, in cui proprio con Mimmo Rotella fecero un viaggio alla scoperta di spiagge e di monti. Ed ecco snocciolare i ricordi sulla bellezza primitiva di Cutro, sul fantastico mare di Tropea, sull’aria purissima e magnifica respirata sui monti della Sila, mentre il maestro Rotella incalza: “Organizziamo un’altra vacanza, dai!”. E allora via, a fantasticare sulle spiagge del Tirreno e dello Ionio (“Avete un tesoro, il vostro mare!”).
Durante la deliziosa cena italiana, si sono susseguiti i ricordi del passato, di una stagione memorabile fatta di colpi di genio, quelli che si fanno all’età in cui si è convinti di poter davvero cambiare il mondo, che hanno lasciato in eredità ai posteri opere d’arte di indubbia grandezza. E che fino ad oggi hanno continuato ad accompagnarsi alle idee, ai progetti, dalla mostra ‘Les annèes pop’ che era stata appena inaugurata al Beaubourg (anche lì, Mimmò, com’era affettuosamente chiamato lì il maestro, era praticamente di casa) alle attività della Fondazione intitolata a suo nome, chiamata a divulgare la cultura dell’arte, attraverso iniziative che valorizzino il patrimonio calabrese, quello di una terra che il maestro Rotella sente come figlio legittimo, e che Pierre Restany e sua moglie hanno acquisito come madre adottiva e amorosa.
Così, dinanzi al notebook che visualizzava le pagine del portale Internet della Fondazione, la discussione creativa prendeva forma e vigore: il maestro Rotella parlava degli impegni futuri, dalla imminente Biennale di Venezia, alla quale sarebbe stato presente con una personale, alla Treccani, che gli aveva chiesto un’opera da inserire all’interno di un volume sul Novecento. E Restany si impegnava a lavorare per la “sua” Calabria. E mentre il vento del nord ci accompagnava sulla strada del ritorno, pensavo, oggi come allora, di aver vissuto, da piccolo testimone, una serata indimenticabile, dove la storia si è intrecciata con l’arte e si è scoperta migliore.
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…