A Parigi, in una giornata plumbea e anonima, il destino bussa alle porte di Fausto, giovane cameriere italiano, e Nadine, ventenne bella, triste e irrequieta, che sogna di fare la modella. Il loro fortuito incontro sarà la chiave per i successivi episodi che segneranno la loro esistenza, attraverso manifestazioni di felicità e dolore, in una scia inarrestabile e imprevedibile di eventi.
Con ‘Alaska‘, Claudio Cupellini torna alla regia cinematografica (dopo “Gomorra – La serie” su Sky) e firma una pellicola che trasmette allo spettatore ansia e curiosità insieme. La storia, sceneggiata con Filippo Gravino e Guido Iuculano, è ricca di colpi di scena, che se da un lato contribuiscono a incrementare il pathos narrativo tenendo alta l’attenzione di chi è in sala, dall’altro, almeno in un paio di occasioni, fanno gridare alla troppa facilità con cui si ricorre all’artificio scenico per cercare di innalzare ancor di più il grado di interesse e coinvolgimento dello spettatore.
Bravi Elio Germano e Astrid Bergès-Frisbey nel creare sullo schermo una coppia che, tra alti e bassi, conferma, senza dichiararlo, un amore reciproco che si palesa eterno nonostante le alterne vicissitudini con le quali si trova a combattere. Un destino beffardo e crudele, che li attraversa, a volte allontanandoli e poi ancora riavvicinandoli, e sconquassando le loro vite fino a distruggere ogni altra possibile relazione che, direttamente o indirettamente, sembra opporsi alla loro intesa. Da segnalare anche il resto del cast, da Valerio Binasco in un ruolo, quello di Sandro, insolitamente perfetto per le sue corde, a Elena Radonicich (Francesca, la promessa sposa di Fausto) a Paolo Pierobon (Marco, il proprietario del bar in cui lavora Nadine) fino a Pino Colizzi, che recita in un piccolo cameo interpretando il padre di Francesca.
Ruoli secondari, di subalternità alla coppia protagonista, che invade la scena monopolizzandola e oscurando gli altri personaggi. Dietro un registro narrativo apparentemente semplice, al quale si perdonano delle semplificazioni forse esagerate (vedi la permanenza in carcere di Fausto, vista a volte quasi come una forzata pensione in un luogo di eremitaggio e nulla più), ‘Alaska‘ è un film complesso, con mille sfaccettature, e che racconta due universi che sfuggono allo squallore di un’esistenza di comodo, ma senza senso, per abbracciare una esteriorità che si interiorizza, cementandosi, grazie a scelte controcorrente.
Germano si conferma interprete duttile e vincente, capace di assorbire su una fisicità apparentemente comune un personaggio difficile e controverso. La Bergés-Frisbey, dal canto suo, esprime nello sguardo bambinesco il terrore dell’animale braccato, che solo in Fausto sembra ritrovare la serenità di un equilibrio oltremodo precario.
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Simone Pareti
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