Il film di Daniele Luchetti intreccia la storia del Pontefice con le vicende del suo paese
Realizzare un film sul Papa è qualcosa di inevitabilmente rischioso. Si corre il rischio di essere agiografici, buonisti e, in sostanza, banali rispetto a quello che si potrebbe e vorrebbe dire. Comprendiamo bene perciò i timori che possono aver interessato un regista apprezzato come Daniele Luchetti, che ha alle spalle una carriera di direzioni cinematografiche interessanti, da “Domani accadrà” a “Il portaborse“, a “La nostra vita” ad “Anni felici“, quando il produttore Pietro Valsecchi gli ha proposto un simile progetto. Con “Chiamatemi Francesco – Il Papa della gente” Luchetti ha scelto di correre il rischio, ma ha voluto raccontare una storia diversa da quella che ci si aspettava di vedere. Il film infatti segue la figura di Jorge Mario Bergoglio dalla sua gioventù fino alla sera del 13 marzo 2013, quella che lo ha portato a indossare l’abito papale e a diventare Papa Francesco, amatissimo da credenti e non, e indubbiamente il personaggio più noto al mondo degli ultimi due anni.
La pellicola, prodotta da Taodue e distribuita da Medusa, in realtà parte a ritroso, dal conclave del marzo 2013 che riunisce i cardinali intenti a eleggere il pontefice successore del dimissionario Papa Ratzinger. Vediamo un anziano Bergolio (Sergio Hernandez) che rievoca con la memoria gli anni del suo passato. Lo spettatore è così accompagnato in un flashback attraverso le vicende del protagonista giovane (Rodrigo De La Serna), che studia chimica e che vive nella Buenos Aires degli anni ’60. Jorge, il cui secondo nome Mario rivela origini italiane, ha una fidanzata, ma ben presto entra in lui prepotente la vocazione per il sacerdozio e per la missionarietà. Il giovane vuole recarsi in Giappone, ma i superiori gesuiti che accolgono la sua scelta decidono che per lui è il tempo di restare in Argentina.
In ossequio all’obbedienza che deve al suo Ordine, Bergoglio non partirà mai per il paese asiatico, ma, divenuto sacerdote, dovrà convivere con il clima prima infuocato e poi terribile della dittatura di Videla, che paralizzò l’Argentina dal 1976 al 1981 spazzando via un’intera generazione, perlopiù studenti, pacifisti e religiosi non allineati al regime. La descrizione di questo periodo è centrale per il film, che mostra le torture e i soprusi ai danni di chi non si piegava al volere del regime, e, in parallelo, gli sforzi di Bergoglio, allora a Buenos Aires responsabile provinciale per l’Ordine dei Gesuiti, per cercare di denunciare gli abusi e salvare i condannati. In questo, il rischio dell’agiografia viene corso, e si viaggia più volte sul filo del buonismo, quando la narrazione pare incanalarsi su binari tipicamente da fiction. Ci sembra però, nell’insieme, che il film non ricada in simili registri, e che nel complesso si mantenga su livelli soddisfacenti, preferendo descrivere la realtà senza alterarla a proprio piacimento. Un occhio discreto, quello del regista, marcato dall’uso di una colonna sonora malinconica e tipicamente latina, la cui dolcezza contrasta apertamente con le terribili scene dei voli della morte.
“Chiamatemi Francesco” è certamente una testimonianza importante su un periodo storico assai controverso, nel quale le responsabilità del mondo e della Chiesa Cattolica sono e restano tante, e pesano come macigni ai danni della libertà e della dignità di persone – gli oltre 30mila desaparecidos – i cui diritti sono stati ignominiosamente calpestati in nome dell’ossequio al potere e alla violenza da esso generata. Bergoglio viene presentato per quello che crediamo sia: una persona semplice ma determinata, animata dalla fede in Dio ma anche dal desiderio di far sentire la propria voce per denunciare le ingiustizie che ha visto. In questo, la sua elezione al soglio pontificio suona come un riscatto per tutta la gente povera costretta a portare avanti una vita di stenti e miserie, ma ricca di dignità e coraggio. La stessa gente che la sera del 13 marzo 2013 ha pianto di gioia per quel suo figlio venuto a Roma ‘dalla fine del mondo’.
CHIAMATEMI FRANCESCO (Italia 2015, Drammatico/Biografico, 94′). Regia di Daniele Luchetti. Con Rodrigo De la Serna, Sergio Hernández, Muriel Santa Ana, José Ángel Egido, Alex Brendemühl, Mercedes Morán, Pompeyo Audivert, Paula Baldini. Taodue/Medusa. Uscita: 3 dicembre 2015.