Esperimento affascinante e coraggioso, tratto da ‘I ciechi’ di Maurice Maeterlink, per la regia di Nicola Ragone, con Marina Crialesi, Giorgia Palmucci, Chiara Laureti e Cosimo Frascella

NoteVerticali.it_Dark_Experiment_2Esperimento del laboratorio teatrale “La cecità è uno spazio vuoto”, tratto dal testo “I ciechi” di Maurice Maeterlink, per la regia di Nicola Ragone, “Dark Experiment” coraggiosamente sceglie d’innescare un meccanismo dal potenziale terminale: il pubblico deve essere messo sullo stesso piano degli attori che recitano in scena. Come? Gli attori sono ciechi, pazienti di un istituto psichiatrico isolato nel bosco, ambiente dove tentano una via di fuga. Il pubblico stesso dovrà sentirsi parte tanto di quell’istituto, quanto di quel bosco, per forza di cose buio, come oscura e desolata è la sala che ospita lo spettacolo. Le luci esterne alla sala principale gradualmente si affievoliscono fino a far precipitare, tutti, nessuno escluso, nella profonda oscurità.

Ciechi quanto loro, impotenti quanto quattro esseri umani a caccia di una speranza nel guazzabuglio dei sensi risvegliati dalla narcosi della vista. Flash intermittenti dai tratti psichedelici appaiono per confondere, mentre le voci degli attori, curate almeno loro nelle tonalità di disperante isolamento, mentre con le dita tastano anditi utili a rimandate vie di fuga. Marina Crialesi, Giorgia Palmucci, Chiara Laureti e Cosimo Frascella, alternano chimere senza toccarsi, arrivando invece a toccare noi, brancolanti nel loro stesso disagio, pur senza avvertirne in fondo il dolore. Un fiammifero che si accende nel mezzo dei sospiri e delle preghiere è causa di un sospiro di sollievo generale, una speranza sembra esserci e il regista Nicola Ragone ce la fa arrivare a brandelli di crudezza, senza spingerla fino all’udito. Non è una marcia quella dei ciechi, bensì una ricerca della propria anima, un’andante caccia lenta e spasmodica delle proprie briciole di pane smarrite lungo la retta via. Resta poco altro. Il divagare dei sensi che poco tocca le corde dell’umana emozione e un poco ci confonde nell’andirivieni di solitarie eco.

NoteVerticali.it_Dark_Experiment_1Un esperimento che in quanto tale, sceglie la via più diretta, senza fronzoli, di sperimentare sulla pelle del pubblico, conscio di uno spettacolo che resterà ignoto agli occhi, ma non è il palato e nemmeno l’olfatto a beneficiarne, mentre il tatto attende speranzosamente. Fa fatica persino l’udito ad assorbirne le fondamenta, la musica sopravviene a sprazzi, senza sottolineare, né giustamente abbellire o abbrutire. Ma forse è proprio l’udito a reclamare un posto al di sopra di tutto il resto e la predominanza auditiva non prende il sopravvento, per tutta una serie di circostanze. Il disagio a tratti è palpabile, il tatto sfiora solleticando percettibilmente parte del pubblico non vedente. Una delle cieche sembra avere la sensazione di vedere toccando. Il nero resta oscuro, brilla di cattività propria, eppure quel buio non spaventa quanto l’oscuro a cui rimanda, in quanto risultante di un osare che poi non osa, almeno non fino in fondo, fino ai limiti dei nostri substrati percettivi. Il coraggio non si tramuta in forza, in segnale, eppure si esce ugualmente disorientati, seraficamente smarriti, anche quando i neon dei lampioni accesi sulla bava della notte, risplendono sfocati alla vista non più sola al mondo.

 

STUDIO SU “I CIECHI” DARK EXPERIMENT. Regia: Nicola Ragone, Musica: Angelo Vitaliano, Scenografia: Carla Ceravolo, Aiuto Regia: Giuliano Braga, Assistente alla Regia: Davide Inaudi, Prodotto da: Teatro dei Documenti e Catfish, In collaborazione con: FullFrame e Minimo Comune.

 

Di Federico Mattioni

Federico Mattioni, rapportando la vita e i sensi al cinema, sta tentando di costruire un impero del piacere per mezzo della fruizione e della diffusione delle immagini, delle parole, dei concetti. Adora il Cinema, la Musica e la Letteratura, a tal punto da decidere d'immergervi dentro anche l'anima, canalizzando l'energia da trasformare in fuoco, lo stesso ardere che profonde da tempo immemore nelle ammalianti entità femminili.