Tratto dall’omonimo racconto dello scrittore statunitense Henry James, l’adattamento della regista Vittoria Citerni Di Siena ci riporta nelle spire della misteriosa tenuta vittoriana di fine Ottocento abitata dai fantasmi, con le sue lugubri atmosfere avite. Miles e Flora sono rimasti orfani e vengono affidati alle cure di una giovane istitutrice che ha risposto ad un annuncio di lavoro di un ricco uomo d’affari di Londra. La minacciosa dimora di Bly la accoglie nelle tenebre di un regno dove ogni tentativo di raziocinio viene meno nell’estemporanea inafferrabilità delle cose. La governante Groose ha preso in mano le redini della situazione con estremo disagio, a seguito della misteriosa morte della vecchia istitutrice. L’istitutrice si affeziona irrimediabilmente ai bambini, prendendosi molto a cuore la loro condizione. Vera e Miles dimostrano di essere particolarmente ricettivi nei riguardi delle sinistre apparizioni che cominciano a minacciare l’oscura dimora: trattasi degli spiriti della vecchia istitutrice Miss Jessel e il maggiordomo, suo amante, Peter Quint, che reclamano non solo attenzione. I funesti presagi conducono la giovane istitutrice a una resa dei conti, nella quale affronterà a viso scoperto le anime dannate dei due, trovando resistenza in Vera e Miles, sempre più complici di un tragico disegno ordito ai loro danni.

Sogno o realtà? Paranoia o indignazione? Dubbi amletici che avvincono l’umana afflizione della vicenda. Vittoria Citerni di Siena si affida al narratore Douglas (l’ottimo Alessandro Giova) per far immergere gli spettatori nell’atmosfera sonnacchiosa e minacciosa della dimora Bly, lavorando a piene mani sulle luci e le scenografie, per giocarvi con rimandi cinematografici sulle suggestioni a lume di candela tipiche del capolavoro di Jack Clayton, lavorando nel sottotesto d’immagini soffuse, nei silenzi della scena, nelle urla che scoppiano istantaneamente, stillando istantanee di variabilità nel tessuto organico del racconto. Le musiche di sottofondo di Pierpaolo Lucca lavorano in sottrazione trasmettendo palpabile disagio, il trucco di Rossella Valensisi (in special modo sul nudo volto di Gabriele Scopel) e i costumi di Simone Luciani aderiscono a quel tessuto con ammirevole plasticità, arredato con perizia dagli scenografi Angela Consalvo e Claudia Pascucci (l’asse portante dell’insieme delle parti). Forse qualcosa avrebbe potuto essere levigato ma il disegno dei caratteri e il contesto nel quale sono inseriti è efficacemente assemblato, riuscendo a coniugare in una felice unione volti e stati d’animo come volteggianti arazzi dello spirito. Fra gli altri interpreti figurano Laura Nasoni (la giovane istitutrice), Paola Bardellini (la signorina Groose), Gabriele Scopel (Miles), Sofia Mongelli (Vera), Luca De Pauli (Peter Quint) e Marilina Marino (Miss Jessel), a dire il vero qualcuno fuori ruolo, non tutte le scelte attoriali sono azzeccate (trovo fuori parte Paola Bardellini e sarebbe servito probabilmente un Peter Quint più maturo), ma l’amore che la regista infonde nel testo e sulla rappresentazione scenica è tale da allontanare le incrinature che qua e là si insinuano fra la tetra mestizia e l’immancabile black-humour che invade la narrazione come folate di vento oltraggioso condotto per mano dal passo felpato, in punta di piedi, della chiave Douglas.

GIRO DI VITE – una Produzione Associazione Culturale “La Pietra di Luna”
Adattamento di Vittoria Citerni Di Siena & Diego Pornaro
Regia di Vittoria Citerni di Siena

Con Laura Nasoni, Paola Bardellini, Alessandro Giova, Marilina Marino, Luca De Pauli, Gabriele Scopel, Sofia Mongelli
Aiuto Regia Saúl Espinoza Lopez
Assistenti alla Regia Paolo Aruffo & Tommaso De Santis
Scenografia Angela Consalvo & Claudia Pascucci
Assistente Scenografa Ilaria Camponeschi
Con la partecipazione degli studenti di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Costumi Simone Luciani

Trucco Rossella Valensisi
Musiche Pierpaolo Lucca
Ufficio Stampa Vania Lai
Amministratore Giampietro Maria Teodori
Teatro Trastevere di Roma

 

 

Di Federico Mattioni

Federico Mattioni, rapportando la vita e i sensi al cinema, sta tentando di costruire un impero del piacere per mezzo della fruizione e della diffusione delle immagini, delle parole, dei concetti. Adora il Cinema, la Musica e la Letteratura, a tal punto da decidere d'immergervi dentro anche l'anima, canalizzando l'energia da trasformare in fuoco, lo stesso ardere che profonde da tempo immemore nelle ammalianti entità femminili.

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