Immaginazione. Quella che dà luogo ai sogni, che abitano l’inconscio di ciascuno, in un universo di emozioni che si rincorrono e che diventano ossessione delle proprie paure. “I giganti della montagna” è l’opera più criptica di Luigi Pirandello, un autore non certo facile, che la lasciò incompiuta. Scritta tra il 1931 e il 1933, è da quasi un secolo un ostacolo granitico e impenetrabile per chi voglia rappresentarla. Roberto Latini ha raccolto il guanto artistico della sfida, cimentandosi in un adattamento che ha del prodigioso, a cui abbiamo avuto il piacere di assistere al Teatro Morelli di Cosenza, per la stagione del Progetto More allestita da Scena Verticale. Da solo sul palco, Latini dà luogo a un susseguirsi di voci e movimenti continui, che interpretano tutti i personaggi del dramma, dalla Compagnia della Contessa agli Scalognati, ai Giganti. E’ un incontro tra anime diverse, tra differenti spiriti che si mettono in gioco, ciascuno con la propria miseria, in un confronto che non ha lo scopo di generare vincitori, ma di mettere di fronte alle umane miserie la condizione condivisa della caducità esistenziale.
Un dramma nel dramma, considerando che tutto parte dall’incontro fortuito che la scalcinata Compagnia della Contessa – che sta per mettere in piedi la rappresentazione de La favola del figlio cambiato, opera dello stesso Pirandello – ha con gli Scalognati, un gruppo di personaggi grotteschi che abitano in una villa, e con il loro disagio esistenziale. L’incontro genera le variazioni sul tema che trasformano un artificio narrativo – già rivoluzionario per l’epoca – in una bomba ad altissimo potenziale emotivo, che proietta lo spettatore in una condizione di disequilibrio legata alle emozioni più recondite, generando quesiti e stimolando curiosità e interesse inconsci. Latini ha il merito di trasporre questi elementi in una dimensione metafisica, dove i richiami uditivi della natura (la pioggia, i corvi) amplificano il disagio esistenziale di ogni personaggio, che, complice le invenzioni illusorie di Cotrone – detto Il mago, capo degli Scalognati e personaggio centrale della vicenda – si fa solo nella propria debolezza, e spogliato di ogni certezza si apre alla pietà del mondo che lo circonda, e del destino a cui sta andando inevitabilmente incontro.
L’impressione che traspare è quella di un’avventura prodigiosa, nata sotto una genesi non proprio facile (l’adattamento era stato inizialmente pensato anche per la presenza dell’attrice Federica Fracassi), che Latini porta sulle proprie spalle e che conduce grazie a invenzioni sceniche che in 110 minuti trasformano il palcoscenico ora in un bosco, ora nell’elegante salone di una villa (La Scalogna, appunto), ora nel buio silenzioso della coscienza di ciascun personaggio.
Quadri distinti, caratterizzati da un diverso gioco di luci e da diverse musiche: particolare l’utilizzo di una base hard rock per sottolineare l’arrivo della Compagnia presso la Villa degli Scalognati, e molto suggestivo il tappeto di pianoforte che accompagna i ricordi della contessa Ilse. Commovente poi, ‘Una furtiva lacrima’ con la voce di Enrico Caruso che accompagna l’uscita di scena di Latini, imprevista e improvvisa, come il finale struggente e non scritto di un capolavoro del teatro moderno.
Un’esperienza teatrale suggestiva e unica, insomma, certamente una delle cose migliori viste al Morelli, nell’ambito della stimolante e ricca rassegna del Progetto More. Un’esperienza che arricchisce lo spettatore, quando si alza dalla poltrona e lascia il teatro, carico delle proprie paure che si fanno illusione e speranza.
I GIGANTI DELLA MONTAGNA – Adattamento e regia Roberto Latini, con Roberto Latini. Musiche e suoni: Gianluca Misiti. Luci e direzione tecnica: Max Mugnai. Video: Barbara Weigel. Assistente alla regia: Lorenzo Berti. Collaborazione tecnica: Marco Mencacci. Realizzazione elementi di scena: Silvano Santinelli, Luca Baldini. Organizzazione: Nicole Arbelli. Foto: Simone Cecchetti. Produzione: Fortebraccio Teatro. In collaborazione con Armunia Festival, Costa degli Etruschi Festival Orizzonti, Fondazione Orizzonti d’Arte, Emilia Romagna Teatro Fondazione.
(Foto di Angelo Maggio per Progetto More)
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…