Aperta già lo scorso 12 marzo, ci sono ancora delle settimane a disposizione per visitare la mostra in corso a Palazzo Reale dedicata al pittore francese Jean Auguste Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone, nel doppio intento di ricordare anche il Neoclassicismo quale corrente tipica di questo periodo rievocato.

Inevitabilmente il cuore della mostra è tale tematica, insieme alla figura di Napoleone Bonaparte. Ma l’omaggio è invece rivolto nella sua essenza e sostanza all’intera carriera di Ingres, dalla gioventù alla sua produzione più matura, una volta affermatosi e raccolti i meriti del suo percorso prestigioso.

La maggior parte delle opere firmate da Ingres sono conservate nel museo, a lui dedicato, di Montauban, sua città natale. E sono scandite nel loro succedersi nelle varie sale, sempre seguendo la suddivisione tematica e cronologica della carriera, dall’affiancamento di altri artisti a lui coevi e che hanno dato individualmente uno storico contributo all’arte neoclassica.

Iniziando da Jacques Louis David, suo stesso maestro, i dipinti esposti sono anche quelli di Fabre, Girodet, Prudhon e Appianifra gli altri.

Temi neoclassici, corpi colti nella loro voluta bellezza eroica, ritratti maschili e femminili – tra i quali spicca anche quello fatto da Ingres al proprio padre Jean Marie Joseph, da subito sostenitore dei suoi talenti e promotore della sua formazione artistica –, dipinti di odalische è quanto maggiormente restituisce questa mostra. Che non esclude la presenza di figure femminili, le quali hanno firmato ritratti o autoritratti a loro volta documenti importanti dell’epoca, una fra tutte la ritrattista della Regina Maria Antonietta: Elizabeth Vigée Le Brun.

La presenza di Napoleone è viva nei busti che lo ritraggono comedivinità imperiale, fra cui si impone letteralmente per bellezza e importanza quello realizzato da Antonio Canova; è viva nella committenza che ha prodotto capolavori come il dipinto Il sogno di Ossian, datato 1813, commissionato a Ingres per la propria camera da letto nel Palazzo del Quirinale. Tributo al Neoclassicismo quasi assoluto per la tematica in sé, questo dipinto è poco dopo succeduto da un altro capolavoro del pittore, a suo tempo accolto poco benevolmente specie per il tono celebrativo. Ma non poteva essere altrimenti nel voler deliberatamente celebrare Napoleone sul trono imperiale, nel 1806, dopo che l’anno precedente era stato incoronato Re d’Italia. Sempre commissionatogli dallo stesso Napoleone, l’imponente opera emana tutta la potenza e lo splendore dell’Imperatore ancora oggi, specie nella brillantezza di colori e dettagli.

Altre opere importanti e presenti sono il ritratto di Raffaello, copia dell’autoritratto dell’artista da Ingres venerato, e Gesù consegna le chiavi a San Pietro, insieme a dei bozzetti preparatori come peraltro ve ne sono nella sala che accoglie Napoleone sul trono imperiale.

L’occasione di visitare questa mostra è pressoché unica, anche per ammirare la Maddalena penitente di Canova nella versione ingesso. Altra opera storica scelta per accompagnare la numerosa produzione di Ingres ben riproposta e sottolineata.

 

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