NoteVerticali.it_RicciForte_ IMITATIONOFDEATH ph. Andrea Macchia 3A chiusura del “Trittico Furioso”, focus dedicato al duo Ricci/Forte, al Teatro India di Roma è andato in scena “Imitationofdeath”, spettacolo che ispirandosi ai racconti dello scrittore americano Chuck Palahniuk mostra la schizofrenia dell’uomo di oggi, raccontandola attraverso la corporeità di 16 performer e dei loro vissuti personali: Giuseppe Sartori, Pierre Lucat, Andrea Pizzalis, Fabio Gomiero, Blanche Konrad, Piersten Leirom, Cinzia Brugnola, Michela Bruni, Barbara Caridi, Chiara Casali, Ramona Genna, Liliana Laera, Mattia Mele, Silvia Pietta, Claudia Salvatore, Simon Waldvogel.

Uno spettacolo forte, viscerale, senza censure che ha l’obiettivo di colpire lo spettatore e renderlo partecipe di una realtà alla quale è troppo abituato per prestare attenzione. La vita è sempre più un imitazione della morte, fatta di aspettative deluse e scuse per non viverla appieno, ma soprattutto di protesi artificiali che lasciano il corpo alla stregua di un automa.  Ed è proprio il corpo, sottoposto a uno sforzo costante, schiaffeggiato, ferito, ansimante, il reale protagonista.

Già all’entrata in sala, i corpi degli attori ci attendono, stesi seminudi e composti sul pavimento. Prendiamo posto, mentre le luci calano lentamente e ci proiettano nel ritmo del loro respiro, che gonfia e sgonfia piccole bustine di carta, testimonianze di un mondo claustrofobico. Poi freneticamente, in preda a spasmi, quei corpi cercano di alzarsi sui loro tacchi alti, protesi a sostegno di un corpo senza vita, che faticosamente cerca di stare in piedi ma fallisce. Uno spettacolo che si getta agli occhi dello spettatore in tutta la sua provocazione, non solo apertamente quando denudandosi gli interpreti si trascinano per gli organi sessuali, ma attraverso monologhi che giungono istintivamente dal profondo per arrivare con forza in un mondo sempre più anestetizzato, fatto di volti sorridenti che ricordano le foto sulle lapidi dei defunti.

Imitationofdeath” è uno spettacolo corale, in cui un amalgama di personaggi segnati da esperienze diverse ma caratterizzati dal medesimo senso di vuoto, si muovono all’unisono, a coppie o individualmente, accorpandosi in un unicum per poi separarsi. Un movimento costante di avvicinamento e distanza, unione e solitudine, come la stessa condizione dell’uomo di oggi, sempre alla ricerca di una compagnia apparente nell’universo “social” del web, ma inevitabilmente solo, come fosse già morto.