Fino al 26 febbraio 2017 è possibile visitare a Palazzo Reale l’esposizione con le opere realizzate durante il periodo italiano dell’artista, all’inizio del Seicento
Palazzo Reale a Milano accoglie la mostra dedicata a Pieter Paul Rubens, Rubens e la nascita del Barocco, inaugurata lo scorso 26 ottobre e visitabile fino al 26 febbraio prossimo. Una mostra, curata da Anna Lo Bianco, tesa a ricordare il decennio circa che Rubens, tra i venti e i trent’anni, ha trascorso in Italia all’inizio del Seicento per studiare da vicino sia il Rinascimento più recente sia l’antichità classica. Il viaggio lo ha posto di fronte a opere di artisti come, tra gli altri, Michelangelo, Tiziano e Tintoretto, ma le tappe fatte nelle varie città italiane – Roma inevitabile fulcro e luogo di ritrovamenti archeologici – sono state anche spunto diretto per la creatività trasposta in alcune sue opere.
La mostra inizia ponendo al centro Rubens letteralmente, perché è il suo autoritratto il primo dipinto che lo spettatore può vedere. “Ritratti parlanti” come le didascalie sanno cogliere e presentare in questa prima sala, quelli realizzati da Rubens e attestati nei dipinti presenti che raffigurano moglie e figlia.
E dopo questa presentazione di Rubens, pittore e uomo, artista unico colto brevemente anche nel suo lato intimo, la mostra immerge lo spettatore nel pieno vigore della sua arte.

Grazie al prestito di musei italiani ed europei, le sale espositive concepite secondo tematiche precise ospitano capolavori che da subito rivelano le peculiarità del suo talento: imponenza; luci e luminosità; plasticità dei corpi nei quali ogni dettaglio anatomico è vivo, se non in apparente movimento; capacità propria di trasferire lo stesso effetto anche a oggetti e dettagli inanimati.
La mostra sottolinea come Rubens, con l’apporto artistico frutto del suo personale talento, sia riuscito a reinventare le tematiche già proposte nella storia dell’arte e dai suoi predecessori da lui studiati. Tanto da essere diventato dal canto suo maestro e modello artistico, come a loro volta lo dimostrano alcuni dipinti altrettanto esposti di pittori tra i quali spicca Luca Giordano.

Nel percorso tematico “Santi come eroi” sono visibili dipinti come la Circoncisione, l’Adorazione dei Pastori, Cristo morto e Cristo risorto, oltre che opere raffiguranti santi quali San Sebastiano nel momento del loro martirio, oppure subito dopo soccorsi da figure angeliche concepite ed elaborate con la stessa cura e fantasia tipiche del pittore fiammingo.
La medesima cifra stilistica viene ritrovata nella sezione seguente, dedicata all’antichità classica e alla rielaborazione dei miti. Tematica anticipata nel dipinto Seneca morente posto all’inizio del percorso espositivo, qui si arricchisce di capolavori che attinge sia dai miti greci sia dai miti romani come attestano l’opera Il ratto di Ganimede insieme al mito di Ercole protagonista di alcuni dipinti.
L’antichità classica non poteva essere evocata senza l’esposizione di sculture dell’epoca, come la Statua di Afrodite al bagno con Eros e la Statua di Ninfa seduta, specie nella loro valenza di oggetto di studio fatto per realizzare opere come Susanna e i vecchioni. Al pari del Busto del Laocoonte, di Gian Lorenzo Bernini, che si accosta ad altri soggetti mitologici qui presenti.
Una mostra esaustiva, dunque, nelle opere esposte e nelle tematiche che ha inteso valorizzare. Oltre che importante appuntamento per vedere raccolti molti capolavori di un Maestro che, specie per la forza dei propri soggetti, appaiono come pagine vive della storia dell’arte.

Ha scelto di approfondire le materie che ama da sempre conseguendo una laurea in Lettere Moderne. Che in terra brianzola è di per sé una sfida. Ma specializzandosi in Storia del Teatro Inglese e Cinema è quasi incoscienza. Tuttavia, unendo lavoro pratico a collaborazioni artistiche, da anni si occupa di recensioni culturali e anche di editoria.