L’uomo comune lascia sempre una grande scia dietro di sé, soprattutto quando non è per niente quello che vuole apparire. Il cinema ha vissuto di eroi dalla personalità ben delineata. Il periodo classico dell’industria hollywoodiana gradiva molto tagliare i personaggi su alcuni nomi capaci di rappresentare la sicurezza a tutto tondo. Fatta eccezione per James Stewart sullo schermo andavano individui vincenti non per caso. Cary Grant, Gary Cooper erano uomini di forte carisma in qualsiasi genere. L’erede ideale di James Stewart arriva sul finire degli anni Cinquanta e si chiama Jack Lemmon. Lemmon ha rappresentato l’uomo comune per oltre quarant’anni.

La sua versatilità, come quella di Jimmy Stewart prima di lui, gli permetteva di identificarsi con il pubblico lasciandolo piacevolmente sorpreso. Sarebbe stato molto difficile incontrare Jimmy Cagney o John Wayne nella vita reale, ma Lemmon avrebbe potuto essere l’amico o il collega di tutti. Il talento di quest’attore fu di capire come recitare facendo di se stesso un’icona intramontabile di malizia e mistero. I protagonisti dei film di Jack non sono mai individui completi ma racchiudono in loro la forza per diventare ogni cosa . Film come L’appartamento o Salvate la tigre dimostrano la versatilità di un artista capace di intercettare i tempi e variare la sua recitazione essendo sempre convincente.

Maestro della commedia ha dimostrato negli anni come adattare il suo tocco a ogni genere. Dalla suonatrice di A qualcuno piace caldo fino al padre di Missing Lemmon è riuscito a ritrarre le persone imperfette rendendole plausibili soprattutto nelle loro derive e lo ha fatto senza mai calcare le tinte o ricorrere ad artifici quali sentimentalismo o peculiarità. Un professionista che si è formato alla scuola della vecchia America e l’ha attraversata intercettandone i bisogni.

Salvate la tigre (John Avildsen, 1973)
Imprenditore di mezza età in procinto di impazzire prova a scamparla. Il suo matrimonio procede annoiato e la figlia studia in Svizzera, oltre a questo ritratto si aggiungono dei guai sul lavoro. La sua ditta d’abbigliamento non ha i soldi per produrre la nuova collezione. In una giornata poco edificante l’uomo proverà a salvare la baracca a discapito di se stesso. L’età si fa sentire e il suo mondo è ormai terminato, le passioni latitano e il disincanto sembra essere l’unica scelta. Dal tentativo di una frode agli accordi con una escort dodici ore nell’esistenza di un’anima tormentata che avrebbe bisogno di un aiuto che non arriva. Reduce di guerra e sognatore Harry Stoner incarna il sogno americano sconfitto dalla realtà. Salvate la tigre è un film del 1973 diretto da John Avildsen. Jack Lemmon è perfetto nel personaggio di Stoner grazie a una recitazione che fa del sospeso e del rimpianto il suo punto di forza. Le lotte che il protagonista affronta sono rese dalle espressioni che l’attore tiene a metà tra il dovuto e una normalità apparente. Scene come quella della sfilata sono cariche di un’emozione difficilmente rappresentabile. Attraversando la commedia Lemmon dimostra come il dramma sia insito nel suo Dna . Un dramma fatto di disillusione e forzatura alla perenne ricerca di qualcosa che non arriverà mai. Secondo premio oscar per l’attore che si prende sulle spalle un film molto difficile e lo rende al culmine di una disperazione silente.

Americani (James Foley, 1992)
Quest’adattamento da una commedia di David Mamet è la risposta a ogni dubbio. Cinema, teatro e vita racchiusi in una vicenda intima che si potrebbe chiamare universo. In crisi per delle vendite non facili un gruppo di piazzisti senza scrupoli si azzanna per chiudere . In palio ci sono il rispetto per se stessi e una macchina di lusso. Interpretato da talenti assoluti, il film riesce a stupire per la capacità degli artisti di esaltare una sceneggiatura perfetta. Al Pacino, Ed Harris, Kevin Spacey e Alan Arkin, tra gli altri, affiancano Jack Lemmon in questo dramma dove l’onesta regna. Shelly (Lemmon) è un professionista della vecchia scuola in quel momento orribile, dove si è vecchi ma troppo giovani per smettere di lavorare. Attraverso duetti con Pacino o Spacey si ammira lo stile inconfondibile di un attore capace di esaltare i suoi compagni essendo al contempo principe della scena. Un film per gli amanti del teatro e delle parole che racchiude la passione per il palcoscenico di Lemmon facendo scoprire una parte nascosta della sua abilità.

Jack Lemmon festeggia l’Oscar vinto nel 1974 come Miglior Attore per ‘Salvate la tigre’.

I giorni del vino e delle rose (Blake Edwards, 1962)
Faccendiere in una grossa azienda si sposa con la segretaria di turno. Sono innamorati e tutto sembra andare per il meglio ma il suo alcolismo complicherà la situazione. Dopo qualche anno e con una figlia anche la donna comincerà a bere e la deriva sarà lì ad aspettarli. Dramma intimista il film affronta con grande personalità il problema dell’alcool e delle sue conseguenze. Joe Clay è un uomo che beve per sopportare i ritmi della sua professione pensando che la normalità sia quella. La moglie per sentirsi più vicina a lui comincia un viaggio personale nell’alcolismo senza preoccuparsi di altro. Il punto di forza di questo film è sicuramente il coraggio con cui si affronta l’alcolismo descrivendone le conseguenze sulla vita di tutti i giorni. Attraverso un tono pacato Jack Lemmon da vita a un uomo schiavo del bere e innamorato di sua moglie. Si racconta ogni grandino di una disgregazione facendo apparire però le personalità. La coppia continua a voler uscire da una schiavitù che sembra riportarli dentro continuamente. La forza di volontà non basta alla signora Clay che abbandona anche il suo ruolo di madre mentre Joe, ormai senza lavoro, fa dentro e fuori dagli ospedali. Toccante in alcune scene la recitazione di Lemmon che commuove per una sensazione di resa negli occhi .

La strana coppia (Gene Sacks, 1968)
Felix ha appena deciso di divorziare e vaga disperato per New York. Gli amici lo aspettano alla partita di poker del venerdì ma lui tarda ad arrivare. Oscar il suo migliore amico è preoccupato e, con tutti gli altri, ipotizza il peggio. Finalmente l’amico depresso si presenta e la sua forma non è del tutto principesca. Oscar, a sua volta divorziato, decide di provare una convivenza con Felix. Entrambi nello stesso appartamento avranno modo di scoprire quello che non sapevano l’uno dell’altro. Girato nel 1968, il film di Gene Sacks è il capostipite dei buddy movie dove gli uomini si raccontano e convivono. Tratto da una commedia di Neil Simon, La strana coppia affronta le tematiche di una coppia descrivendone le regole in maniera eccellente. Oscar e Felix si completano nelle loro peculiarità vivendo il loro legame in maniera totale. Maniaco della pulizia e preciso uno, disordinato e dedito alla gozzoviglia l’altro formano un quadretto divertente dove ritrovarsi e scoprire quanto gli essere umani siano simili. Le avventure dei due amici rasserenano e divertono attraverso battute e sentimento senza mai rinunciare a una pudicizia narrativa. Jack Lemmon ritrova il suo compagno ideale Walter Matthau con cui mette insieme una storia di vita di profondo affetto. Guardando recitare entrambi è impossibile trovare il migliore ma è facile apprezzare la cosa sola che va in scena.

 

Di Paolo Quaglia

Nasce a Milano qualche anno fa. Usa la scrittura come antidoto alla sua misantropia, con risultati alterni. Ama l’onestà intellettuale sopra ogni altra cosa, anche se non sempre riesce a praticarla.