NoteVerticali.it_Kate Bush concerto filaMartedì 26 Agosto 2014, Eventim Apollo Theatre di Londra. Sono qui per assistere a un evento. Si chiama ‘Before The Dawn’, prima dell’alba, ed è lo spettacolo che, dopo 35 anni, restituirà alle scene la regina Kate Bush, quella che appena diciannovenne, nel 1978 conquistò il mondo con una strana canzone d’amore, ‘Wuthering heights’. Chi la ascoltava allora, e l’ha seguita in tutti questi anni, non poteva perdersi questo appuntamento. L’emozione dell’attesa è palpabile, man mano che ci si avvicina all’ora X. Vedo tanti capelli bianchi, e non me ne stupisco, è ovvio. Ma ci sono pure ragazzi, come quelli che ho conosciuto in metro: un gruppo di amici sulla ventina, nati quando già Kate Bush era un ‘prodotto da discografia’ del passato, che però, grazie forse ai genitori, amano le sue canzoni, e che stasera sono qui con me, a farsi un regalo che ricorderanno a lungo.

Arrivano le 19,45 e, puntualissima, eccola. Il palco dell’Eventim Apollo ce la restituisce a piedi nudi, una criniera di capelli corvini in testa e gli stessi occhi di allora. La ragazza di 56 anni sorride, nel suo caffettano nero a frange, e con un viso che non nasconde affatto i segni del tempo, ma li supera. Sorride per gli applausi e le urla che impazzano. Vedo attorno a me qualche occhio lucido, mentre Kate ringrazia con inchini e allarga le braccia. Poi canta, sulla note di ‘Lily’ (da ‘Red Shoes’ del 1993) e poi su quelle di ‘Hounds of love’, che interpreta con una voce più bassa del solito, forse irretita dal fumo, ma che stasera si fa timbro unico e irripetibile. Quasi tutti, credo, hanno rispettato la sua richiesta di non fare video né foto. E’ voluta tornare – e Dio la benedica per questo! –per entrare in contatto con le persone, con il suo pubblico, non con i loro smartphone e tablet. Qualcuno forse non capirà – in Italia non credo che capirebbero! – ma noi sì e, a meno di qualche frame o scatto rubato di nascosto – non vedo intorno a me insolenti lucine accese (le foto che vedrete in questo articolo sono le uniche ufficiali autorizzate dall’artista NdR). Lo show intanto prosegue, e il cuore inizia davvero a scaldarsi con ‘Joanni’ e ‘Top of the City’. La scenografia è magnetica, ma ancora ignoro cosa mi attenderà dopo. C’è poi una ‘Running Up That Hill’ che inizialmente non riconosco. Rispetto alla versione originale del 1985 l’arrangiamento è nettamente diverso, e molto, molto simile a quello usato per la versione eseguita in occasione delle Olimpiadi, ma il coinvolgimento è unico: la cavalcata della regina Kate – che ringrazia e dice “What a fantastic audience!” e “It’s so good to be here”- è solo all’inizio. E infatti, dopo ‘King Of The Mountain’, elegante e puro pop in stile Bush, con i coristi che riproducono il suono del vento, adesso tocca a ‘The Ninth Wave’, il secondo ‘lato’ di ‘Hounds of Love’, concepita come una suite all’interno del disco omonimo, che racconta la storia di una donna scampata ad un naufragio, che ora si trova sola in mare e combatte per la propria sopravvivenza.

Kate Bush: Before The Dawn live at The Eventim Apollo, Hammersmith, London, Britain - 26 Aug 2014

Un racconto epico, che potenzialmente ha la possibilità di esplodere in tutta la propria enfasi narrativa su un palco. Così avviene, a partire dal primo brano in sequenza, ‘And Dream Of Sheep’, le cui prime note (‘Little light…’) coincidono con la comparsa, sullo schermo, di un video che ritrae Kate in acqua. E, credetemi, non è una meraviglia di graphic art: abbiamo tutti l’impressione che la sua voce arrivi da quell’acqua, da quel mare immenso da cui il suo personaggio cerca di uscire per salvarsi. E in tutto questo la voce, quel filo di voce che caratterizza il brano, da cui però emerge fortissima una profondità di respiro che fa tremare. ‘Under Ice’ restituisce tutta la drammaticità del momento, insieme a ‘Waking The Witch’, in cui la nostra protagonista, confrontandosi con la morte, affronta le ombre del proprio passato. Il set cambia radicalmente, e mostra un soggiorno, abitato da un uomo e da un bambino alle prese con il telecomando della tv, pregustando una cenetta familiare, ignari della terribile sorte della donna (moglie e mamma) in mezzo al mare. La nostra Kate appare come un fantasma, un volto che è una maschera di terrore e disperazione insieme. Intorno lampeggiano luci, forse sono gli uomini che la stanno cercando, forse la nostra protagonista li immagina soltanto. L’atmosfera è molto sinistra, quasi da incubo. E’ concerto, spettacolo, teatro, magia. Merito anche degli attori/coristi (tra cui Bertie, il figlio 16enne di Kate) e della musica, che insieme alla voce di Kate ricreano perfettamente quello che, al primo ascolto, avrebbe dovuto essere il brano. Un vero e proprio show, quindi, che fa della musica l’assoluta protagonista, e che, grazie a ciò che si vede, migliora l’ascolto.

L’atmosfera si veste di celtico, in ‘Jig of Life’, grazie alla presenza degli strumenti tradizionali irlandesi, ma è in ‘Hello Earth’ che l’esplosione artistica ha il suo maggiore compimento: Kate viene portata via dalla scena in processione al centro del palco. Pochi istanti e rieccola emerge nuovamente, nel suo abito svolazzante, quasi come una dea messianica dell’arte, mentre riecheggiano nell’aria le note di ‘Morning Fog’, il brano che chiude la suite. L’eroina naufragata torna a riemergere dall’acqua, e la sua presenza è tangibile, fuor di metafora, come una rinascita, come una resurrezione.

Il concerto regala una pausa di circa venti minuti, ed è l’occasione per raccogliere in giro commenti e sensazioni. Siamo strabiliati da ciò che abbiamo visto. Siamo strabiliati dal ritorno della nostra regina.

Kate Bush: Before The Dawn live at The Eventim Apollo, Hammersmith, London, Britain - 26 Aug 2014La seconda parte dello spettacolo è dedicata perlopiù a ‘Aerial’, il disco del 2005 che resta ad oggi il suo penultimo registrato in studio. ‘A Sky Of Honey’, seconda suite del disco dopo ‘A Sea Of Honey’, è una invocazione al paradiso dipinto di alba, che trae linfa dalla luce del sole, dal volo degli uccelli e, quindi, dalla potente forza generatrice della natura. La scenografia muta e ci proietta in un orizzonte magico, un bosco di betulle accarezzato dalla neve. Il bianco domina la scena insieme al rosso dorato che è luce per un nuovo giorno. Kate indossa ora un mantello persiano ornato di piume, e con la voce sembra imitare il canto gioioso degli uccelli che salutano la nuova alba. ‘An Architect’s Dream’, ‘The Painter’s Link’, ‘Sunset’, ‘Aerial Tal’, ‘Somewhere in Between’ scorrono una dopo l’altra, a consolidare un’atmosfera magica, che coinvolge ed emoziona uno ad uno gli spettatori presenti. C’è ancora Bertie, che interpreta un pittore intento a cogliere e fissare su tela le meraviglie che osserva. E c’è un burattino che forse è l’uomo stesso, impacciato e ripetitivo nel suo ossessionante bisogno di evoluzione/involuzione.

Kate Bush: Before The Dawn live at The Eventim Apollo, Hammersmith, London, Britain - 26 Aug 2014Passando poi a ‘Nocturn’ e a ‘Aerial’ il panorama muta, a voler rappresentare un tema che si fa crepuscolare. La band si trasforma in un gruppo di uccelli, indossando opportune maschere che circondano la regina Kate che ora ha indosso un’ala e un braccio di piume, e danza, con le stesse movenze di un uccello che sta costruendo il proprio nido. E’ un’immagine che trasmette allo stesso tempo forza e purezza, e ci rimanda a un contesto quasi primitivo, lontano dalla realtà del presente, ma raggiungibile, se solo ogni uomo e ogni donna potesse e volesse farlo. Improvvisamente, sulle note finali di ‘Aerial’, l’uccello Kate viene risucchiato all’indietro per poi riemergere in volo, una creatura piumata che saluta, sorride, ringrazia e scompare, lasciando il pubblico senza fiato: un attimo di silenzio, del tutto palpabile, e poi un oceano di applausi sommerge l’aria.

Il ritorno è solitario, tra gli applausi che nel frattempo non hanno mai smesso di dare spazio alla gioia e all’incanto visto e sentito. Kate si siede al pianoforte e inizia a cantare sulle note di ‘Among Angels’, traccia conclusiva del suo ultimo disco, ’50 Words For Snow’, del 2011.

There’s someone who’s loved you forever,
but you don’t know it…

‘C’è qualcuno che ti ha amato per sempre, ma tu non lo sai…’: una frase che sembra fintamente profetica, visto che l’amore per lei c’è sempre stato, e stasera si respira e si sente tutto. ‘Cloudbusting’, il commiato della regina, lo testimonia e lo consolida, se mai ve ne fosse bisogno. Il pubblico balla, agita le braccia e si muove. C’è chi sorride al vicino sconosciuto e chi si scioglie in abbracci ripetuti. Poi una ragazza sale sul palco e le offre un mazzo di fiori. E’ il grazie più sincero e vivo per una notte indimenticabile.

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