Degno di nota il film di Christian Vincent che vede nel cast una sorprendente Sisde Babett Knudsen 

NoteVerticali.it_La_corte_Fabrice_Luchini_2L’uomo con l’ermellino”. È questo che vuole intendere il titolo originale del nuovo film di Christian Vincent, La corte(“L’Hermine”, l’ermellino appunto).

La pellicola, che ha raccolto consensi e premi alla scorsa edizione della Mostra del cinema di Venezia, si presenta quindi fin dal titolo come uno studio e un ritratto di un personaggio, il giudice di corte d’assise Michel Racine (uno straordinario Fabrice Luchini, premiato al lido con la Coppa Volpi come miglior attore protagonista). Il magistrato Racine, il cui ruolo in tribunale è simboleggiato dalla stola in pelle d’ermellino che indossa sempre, è un uomo inflessibile e molto temuto. Lo chiamano “il giudice a due cifre”, perché le pene che infligge sono sempre di almeno dieci anni. Tutto cambia drammaticamente il giorno in cui Racine incontra Ditte Lorensen-Coteret, chiamata come giudice popolare nel caso di un giovane disoccupato accusato dell’omicidio della figlioletta. È la stessa donna di cui Racine si era innamorato sei anni prima, quasi in segreto, forse la sola donna che abbia mai amato.

Christian Vincent, regista di commedie brillanti come “Hotel a cinque stelle” e “La cuoca del presidente”, firma una pellicola più intima e minimalista, virando dal dramma giudiziario e famigliare sui binari della commedia sentimentale che ha il sapore della malinconia e del rimpianto.

Racine è un uomo molto severo con sé stesso e con gli altri, controllato e inibito all’eccesso. L’incontro con il personaggio di Sidse Babett Knudsen, premiata ai Cèsar 2016 come miglior attrice non protagonista, risveglia sentimenti sopiti che non si era mai concesso di esprimere liberamente e che si manifestano ora con la forza di un’ossessione. Forse per la prima volta la sua immagine di fermezza e incorruttibilità rischia di cedere di fronte all’imprevedibilità della vita…

LA CORTE (Francia, 2015, Drammatico, 98’) Regia di 

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