Un giornalista che si occupa principalmente di fatti scandalistici, la cui vera aspirazione è diventare uno scrittore: questo è il ruolo di Marcello Mastroianni durante il viaggio della dolce vita romana che ci racconta Federico Fellini nel 1960, dando vita a un capolavoro destinato a segnare per sempre la storia del cinema.
La Dolce Vita è un film diviso in sette episodi ambientati negli anni Cinquanta e ognuno racconta una giornata o una notte nella vita di Marcello, ospite di feste mondane, ricercatore di avventure amorose mentre si mostra sempre molto occupato a simpatizzare con le sue crisi esistenziali e le sue disillusioni perdendosi in qualsiasi tentazione artistica. Ad aprire la storia è la celebre scena dell’elicottero che trasporta una statua di Gesù verso la Basilica di San Pietro, mentre Marcello cerca di comunicare con delle ragazze in costume che si trovano sul tetto di un palazzo. Da questo momento si alternano sequenze più prettamente dialogate a momenti visivamente memorabili.
Tra le più celebri, è obbligatorio ricordarne alcune: la notte trascorsa da Marcello con la diva hollywoodiana Sylvia (Anita Ekberg), culminata nel bagno nella Fontana di Trevi; l’incontro con il suo amico intellettuale Steiner (Alain Cuny), che gli mostra la sua casa piena di libri, musica e arte unitamente ai suoi drammi interiori; la festa organizzata da Nadia (Nadia Gray), una ricca vedova che si diverte a sparare ai palloncini con una pistola; il duello tra Marcello e il suo padre (Annibale Ninchi), che si ritrovano dopo anni e provano a riallacciare i rapporti; la serata al castello degli aristocratici, dove Marcello incontra Maddalena (Anouk Aimée), una donna annoiata e cinica che lo porta in una casa abbandonata. Infine, il film si chiude con la nota scena della spiaggia, dove Marcello assiste al ritrovamento di un pesce mostruoso e non riesce a sentire le parole di Paola, una giovane cameriera che gli aveva mostrato affetto.
Sono sequenze come queste che hanno ispirato generazioni di registi contemporanei e successivi. Ad oggi, infatti, grandi nomi del cinema mondiale, come Scorsese, Tarantino, Lynch e molti altri, hanno più volte sottolineato quanto il cinema italiano degli anni Sessanta abbia contribuito ad avvicinarli alla settima arte e di come Fellini in particolare abbia forgiato la loro prospettiva cinematografica sin dal principio della propria carriera.
La Dolce Vita, infatti, è un film universale: esplora il tema della ricerca del senso della vita in una società in rapida trasformazione, dove i valori tradizionali sono messi in crisi da nuovi modelli culturali e comportamentali. Realtà e sogno vengono continuamente intercambiati, così come l’ironia e il dramma, la commedia e la tragedia, creando uno stile unico e originale. Viene mostrata la contraddizione tra il desiderio di felicità e il vuoto esistenziale che caratterizza i personaggi, incapaci di trovare una direzione e una coerenza nelle loro scelte. Fellini mette in scena una sottile critica alla società del consumo e dello spettacolo, che offre solo apparenze e illusioni e di conseguenza anche alla stampa scandalistica, che alimenta il voyeurismo e la morbosità del pubblico.
Il film ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui la Palma d’oro al Festival di Cannes del 1960, un Oscar per i migliori costumi e ulteriori candidature grazie alla fotografia in bianco e nero di Otello Martelli, alla scenografia di Piero Gherardi e alla musica di Nino Rota. La Dolce Vita ha influenzato il cinema internazionale del suo tempo e di tutti gli anni a seguire.
LA DOLCE VITA (Italia/Francia 1960, Drammatico, 173′). Regia di Federico Fellini. Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aimée, Yvonne Furneaux, Alain Cuny, Annibale Ninchi, Enzo Cerusico, Valeria Ciangottini, Lex Barker, Jacques Sernas, Nadia Gray, Polidor, Laura Betti, Adriano Celentano, Gianfranco Mingozzi, Enzo Doria, Giulio Paradisi, Umberto Orsini, Magali Noél, Riccardo Garrone, Renée Longarini, Walter Santesso, Audrey McDonald, Harriet Medin, Giulio Girola, Carlo Di Maggio, Adriana Moneta, Franco Giacobini, Enrico Glori, Alfredo Rizzo, Rina Franchetti, Mino Doro, Liana Orfei, Giuseppe Addobbati, Ignazio Balsamo, Gloria Henry, Oretta Fiume, Maria Teresa Vianello, Lilly Granado, Tom?s Torres, Cesarino Miceli Picardi, Giacomo Gabrielli, Alberto Plebani, Leonardo Botta, Christine Graefeck, Angela Giavalisco, Marta Melocco, Paola Petrini, Anna Maria Salerno, Maurizio Guelfi, Winie Vagliani, Ada Passeri, Gianni Querrel, Mara Mazzanti, Remo Benedetti, Desmond O’Grady, Lucia Modigliani, Andrea De Pino, Gianni Baghino, Ida Bracci Dorati, Armando Annuale, Aldo Vasco, Teresa Tsao, Giulio Citti, Angela Wilson, Francesco Lori, Romolo Giordani, Loretta Pepi, Libero Grandi, Yamy Kamadeva, Nina Hohenlohe, April Hennessy, Antoinette Weynen, Noel Sheldon, Else Knorr, Adele De Rossi, Isabella Sodani, Gino Talamo, Oliviero Prunas, Alain Dijon, Gloria Jones, Franca Pasut, Fabrizio Capucci, Donato Castellaneta, Ida Galli, Giuliana Lojodice, Archie Savage, Mario Conocchia.

Appassionata di cinema, teatro e letteratura, ha studiato a fondo Christian Metz e la semiologia nella settima arte. Ha sempre una penna con sé e porta la sua travolgente curiosità in giro per l’Europa