Ostinazione e coraggio, e un senso di giustizia grande quanto l’amore per i propri figli, e lungo tutta una vita. È questo il DNA di Felicia Bartolotta, la mamma di Peppino Impastato, testimone dell’esperienza del figlio, tragica e unica insieme. A lei è dedicato ‘La madre dei ragazzi’, esperienza di teatro di denuncia che si deve a Lucia Sardo, e andato in scena a Cosenza per il debutto della nuova stagione del Teatro dell’Acquario.
L’attrice catanese ha vestito i panni di Felicia al cinema ne ‘I cento passi’, il film di Marco Tullio Giordana che nel 1999 ha avuto il grandissimo merito di far conoscere la figura di Peppino Impastato, interpretato in quell’occasione da Luigi Lo Cascio. Un personaggio che per anni è stato scomodo sia per la mafia che per lo stato, se si pensa che la sua morte era stata inizialmente classificata come ‘accidentale’, e causata dalla stessa vittima, che sarebbe esploso nel maldestro tentativo di piazzare una carica di tritolo sui binari della ferrovia. Una ricostruzione vicina a quella della fine di Giangiacomo Feltrinelli, e che lascia ben intendere quanto fosse facile per gli apparati mafiosi spadroneggiare in contesti territoriali in cui lo stato era del tutto assente.
Peppino Impastato ha invece avuto il merito incommensurabile di fare della propria esistenza una denuncia vivente di Cosa Nostra e del fenomeno mafioso, generando una coscienza militante nata con lui e maturata in un territorio fino ad allora silente e sottomesso, regno incontrastato delle prepotenze e dei soprusi orditi da ‘Tano Seduto’, come lui chiamava Badalamenti dai microfoni della sua Radio Aut.
E Felicia con lui, a proseguire l’opera del figlio anzitutto per reclamare non vendetta ma giustizia, offrendo allo Stato l’occasione per riscattare i propri abbagli. Una giustizia giunta per Felicia solo nel 2002, con la condanna all’ergastolo per Badalamenti, e la consapevolezza di aver ottenuto per Peppino il premio più grande per il suo sacrificio.
Lo spettacolo, che ha avuto il merito di una larga diffusione nelle scuole, si apre con un video che raccoglie sequenze violente tra realtà e fantasia, a voler dimostrare che il presente è abitato – e purtroppo alimentato – da chi fa della violenza un marchio di fabbrica. La televisione che propina scene terribili, e d’altro canto i videogiochi che offrono ai più giovani una visione distorta di una realtà in cui i rapporti umani serbano sottolineati dalla sopraffazione reciproca. Violenze di azioni e di parole, che generano inevitabilmente nelle menti più sensibili una percezione degenerante della realtà. L’ingresso in scena della Sardo si accompagna quindi a una sua danza sciamanica, in cui l’attrice vuole esorcizzare ogni presenza maligna parente del set visto in precedenza. Quindi, si parte con la vicenda di Peppino e Felicia, raccontata con l’ausilio di filmati d’epoca che mostrano una Felicia anziana ma mai vinta, che difende la storia e la memoria di suo figlio. Una testimonianza di ostinazione e coraggio, appunto, che documenta quanto forte sia stato (la signora Impastato è scomparsa nel 2004) il legame tra lei e i tantissimi giovani che in ventisei anni, dal 1978, le hanno fatto visita, confermandole che le idee di Peppino e degli uomini liberi come lui non moriranno mai.
Uno spettacolo a tratti sfilacciato e discontinuo, ma forte e intenso, con una Sardo meritevole di encomio per aver reso omaggio a una madre coraggio esemplare e unica, e ricambiato da meritatissimi applausi a scena aperta.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…