All’annuncio di una serie televisiva basata sugli evocativi romanzi di Anne Rice, il pubblico s’è spaccato a metà. Solite quisquilie (e rogne) dovute a quello ch’era sembrato un colour-blind casting [1] – e che, al contrario, si è rivelata una precisa e azzeccatissima scelta narrativa – e alla trasformazione del personaggio della vampira Claudia: eterna cinquenne nell’originale romanzo della Rice e interpretata al cinema nel classico del 1994 da Kristen Dunst e… diciottenne nella serie firmata AMC (questa l’età di Bailey Bass che la interpreta).
Noi abbiamo il primo episodio della serie e parleremo esclusivamente del rapporto tra Louis de Pointe du Lac e Lestat de Lincourt, i due protagonisti principali del romanzo Intervista col vampiro di Anne Rice.
Partiamo dalle differenze col romanzo: Louis non è più un pallido e verginale ventenne nato e cresciuto nella seconda metà del Settecento, timido, introverso e “filosofo”, ma un trentenne nero che vive negli Stati Uniti d’America degli anni ’20 del XIX secolo – periodo storico familiare allo sceneggiatore Rolin Jones, autore anche della serie Broadwalk Empire – in un ambiente violento tra prostitute, gioco d’azzardo e altre ambiguità morali.
E Lestat? “Tale e quale”, potremmo dire, al Lestat dei romanzi. Forse Sam Reid è un filo più muscoloso del Lestat settecentesco della Rice e di Neil Jordan, regista dell’adattamento cinematografico del 1994 per il quale scelse di affidare a un giovane Tom Cruise il ruolo di un personaggio tanto complesso e drammatico quanto ironico e irreverente.
Del Lestat dei romanzi, gli sceneggiatori della serie ci propongono la sua versione più passionale: quel Lestat che si prodiga, come un bambino, nel suo vizio preferito: l’ars amatoria. Ma anche la provocazione, l’irriverenza e la forza di un vampiro che sa di essere potente, ma il cui cuore freme per quel giovane ragazzo nero pieno di vizi.
Le parole pronunciate da Lestat nella scena in cui Louis viene trasformato in vampiro sono il corollario di uno dei pilot televisivi migliori visti negli ultimi.
Un primo episodio di oltre un’ora che completa un cerchio e che, se anche la serie dovesse “fallire” nei successivi sviluppi della trama, basterebbe a se stesso e a quei lettori e a quelle lettrici che per decenni hanno sognato di vedere esplicitato quell’ermetico rapporto di amore spirituale tra Lestat e Louis.
Per il resto… che altro dire? La storia segue, per ora, le coordinate basilari del romanzo e del film, e può contare su un comportato tecnico e artistico di prim’ordine: musiche commoventi, fotografia e scenografie evocative, il tutto a supporto di una regia che arma anche le scene più lente e dialogiche di una folgore psicologica di notevole caratura.
[1] Il colour-blind casting è la tendenza a scegliere gli attori “al buio”, ovvero ignorandone il colore della pelle e l’etnia. Tale approccio viene criticato da coloro che prediligono una maggiore accuratezza storico-culturale nelle trasposizioni dei libri.