NoteVerticali.it_La spia_1_Seymour HoffmanAmburgo, cuore della vecchia Europa, è città accogliente, e non chiede alcun conto a chi la sceglie come propria meta. Probabilmente è per questo che Mohammed Atta, il capo della spedizione kamikaze dell’11 settembre 2001, qui organizzó la base operativa degli attentati. Memore di ciò, la CIA, e le altre organizzazioni che lavorano per prevenire attacchi terroristici di matrice islamica in Occidente, rafforzano proprio ad Amburgo la propria attività. In questo ambito opera Günther Bachmann, un agente segreto che ha volto e movenze di Philip Seymour Hoffman, che con ‘La spia‘ ci offre, senza saperlo, la sua ultima interpretazione cinematografica, e rende di fatto unico questo film.

NoteVerticali.it_La spia_2In breve la storia: Bachmann sta indagando su un oscuro personaggio di religione musulmana, il cui compito è ufficialmente quello di raccogliere fondi per attività filantropiche nei paesi islamici. In realtà, si tratta di un copertura per il finanziamento, ben più pericoloso, di attività terroristiche. Bachmann cerca di incastrarlo in una ragnatela di azioni che coinvolge il giovane profugo ceceno Issy Karpov (Grigoriy Dobrygin), il losco banchiere Tommy Brue (Willem Dafoe), la giovane avvocatessa Annabelle Richter (Rachel McAdams) e l’agente della CIA Martha Sullivan (Robin Wright). Un menu di tutto rispetto, che però, a nostro avviso, non si traduce in un pasto che soddisfi le attese della vigilia. Sì, perché la pellicola, distribuita da Notorious Pictures e diretta da Anton Corbijn, purtroppo non veleggia alta, a causa di una trasposizione narrativa che risulta essere troppo piatta rispetto al romanzo di John Le Carrè da cui è tratta.
NoteVerticali.it_La spia_3Certo, i temi ci sono tutti per generare un plot di impatto: in primis persecuzione e diffidenza, che coinvolgono chi ha avuto il destino di nascere in un contesto critico e precario e vive la propria esistenza di profugo come una condizione di continuo presente, in barba ad ogni elementare principio di etica umana. E ancora, la difesa del più debole e il principio di accoglienza verso chi è straniero e perduto, che, prima ancora che a canoni di obbedienza a un credo religioso, rispondono ai più nobili criteri di umanità, in ossequio a quell’etica prima citata, troppo spesso calpestata da altri interessi.

Nonostante tutto, si ha l’impressione di assistere a una storia la cui resa non conferma le premesse: una declinazione narrativa troppo dilatata, azione ridotta ai minimi termini, e dialoghi al limite. Certo, Seymour Hoffman (doppiato ovviamente alla grande da Francesco Pannofino) giganteggia da par suo, e sembra essere, purtroppo, a proprio agio con sigarette e whisky, disegnando una parabola di tragico presagio per quella che, di lì a poco, sarebbe stata la sua involuzione umana. La scena è gelida come le notti tedesche, e il senso di diffidenza pervade dal primo all’ultimo minuto una storia costruita sulla disperazione e sulla cattiveria, entrambe facce della stessa tragica maschera umana.

LA SPIA (A MOST WANTED MAN) – IL TRAILER

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