Nel capoluogo bruzio grande festa di musica per accogliere il nuovo anno con Piero Pelù e soci. A seguire, dj set di Dave Rowntree dei Blur per una notte ricca di emozioni

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Piero Pelù saluta il pubblico di Cosenza (foto Alessandro Sciullo)

Il senso di festa è parte integrante dell’idea stessa di comunità, e la piazza è per antonomasia il luogo in cui questa intesa ha modo di verificarsi e rendersi concreta. A Cosenza, la festa in piazza con cui la comunità ha salutato l’avvento del 2016 ha avuto nei Litfiba il proprio clou artistico. Piero Pelù, tornato in squadra dopo una decennale migrazione ormai lontana, ha rispolverato il suo abito migliore, quello di rocker maledetto, per scaldare una platea variegata e infreddolita dalle temperature proibitive. Complice anche la simpatica presenza di qualche goccia d’alcool in corpo, e la voglia doverosa di festeggiare come da tradizione beneaugurante, gran parte dei cosentini di città e dell’hinterland non si è fatta però spaventare dal paio di sparuti gradi del termometro e ha pensato bene di riversarsi nel salotto buono della città, per rinnovare una tradizione che dura ormai dal 2000. Volti allegri da piazza Kennedy a piazza dei Bruzi, in uno spettacolo naturale che, una volta tanto, è andato di pari passo con quello musicale, grazie al menu di qualità messo in piedi ancora una volta da Archimedia Produzioni di concerto con l’Amministrazione Comunale.

Se lo scorso anno aveva visto trionfare le più concilianti melodie di De Gregori, a dare la scossa al 2016 è invece l’adrenalina in corpo di Pelù e soci. “Buon anno cazzoooah… Ora e sempre resistenza!” è il grido di battaglia con il quale inizia un’avventura a suon di note destinata a viaggiare per un concerto denso e ricco. Oltre al frontman ci sono lo storico e immarcescibile Ghigo Renzulli alla chitarra, e poi Federico Sagona alle tastiere, Luca Martelli alla batteria e la new entry Franco Li Causi al basso. In “Resisti” Piero ci grida che rifarebbe tutto daccapo: “…E sognare il mondo all’inverso, voglio andare nel mondo più perso, per inventare un altro universo“. A suggellare l’invito alla ricostruzione globale, un mappamondo viene lanciato oltre il palco. L’energia sembra quella dei giorni migliori, con buona pace dei puristi che magari rimpiangeranno lo stile e i suoni di un tempo, ma che, se ci sono, almeno stavolta tengono per sé i propri dubbi. I ragazzi di via de’ Bardi hanno i capelli bianchi e certo non patiscono fame di fama e di grana, ma sembrano farsi beffa dei lustri che passano. A vederli, anche una folla di irriducibili venuti da tutta Italia: cogliamo accenti liguri, campani, pugliesi, che si mescolano all’idioma cosentino allargando la festa. I ragazzacci toscani intanto uniscono alla forza del rock quella dell’impegno sociale e della testimonianza: “Alle mafie diciamo: noi ci siamo, cazzooooah!” grida Pelù in chiodo e coda parlando di ‘Libera’, l’associazione che da anni le combatte, e presentando “Dimmi il nome“, quasi un controcanto alla pasoliniana “Io so“, seguendo l’iter del rosario snocciolato in anni e anni di insabbiamenti e misteri che hanno coperto di rabbia e tristezza la storia d’Italia.

C’è spazio anche per il ricordo dei migranti di oggi, provenienti perlopiù dal continente africano, per un omaggio alla Calabria terra di accoglienza e non solo di veleni (“Difendete il vostro territorio!“) e per rimembrare a tutti che i migranti di ieri eravamo noi. Piero ricorda anche Carlo Iannuzzi, il giovane di Roccella Jonica vittima di un pestaggio in Argentina e ancora ricoverato a Buenos Aires. E poi, ne “Lo spettacolo“, parte l’omaggio a Lemmy Kilmister, il leader dei Motorhead: “Ci rivedremo all’infernooooah!“, gli grida Pelù. E, a proposito di freschi inquilini di Satana, il nostro ‘pensiero associativo’ va a quel Licio Gelli che lo stesso Pelù ebbe l’idea di andare a trovare direttamente a Villa Wanda nel 1995, e che gli parlò di Giulio Andreotti come di una ‘brava persona’ (anni dopo, Vladimir Putin avrebbe detto la stessa cosa di Donald Trump). Giocolieri in piazza, i Litfiba snocciolano un successo dopo l’altro. Non può mancare “El diablo“, con il povero Papa Ratzinger messo in mezzo nell’inciso, e un plateale invito a inginocchiarsi per chiedere perdono (“Chi è senza peccato scagli la prima pietra… su Ghigo!“, scherza Pelù). Si vede qualche forcone campeggiare tra il pubblico, e c’è anche “Proibito“, che dà il la a una nuova dichiarazione d’intenti sulla lotta a mafie e droghe pesanti, e un invito a legalizzare ‘le piantine di Maria’, comprese quelle calabresi, che Pelù ammette pubblicamente di apprezzare molto, insieme al vino e alle castagne di queste parti. L’urlo del pubblico è una risposta abbastanza chiara, che non lascia certo spazio a dubbi. Artisticamente parlando, il passo più alto del live ci sembra essere quello raggiunto con “La musica fa“: e quel “Il mondo a pezzi, e i pezzi siamo noi” si trascina ad libitum mentre Renzulli, il contraltare silenzioso e anima da sempre della band, si lascia andare in un assolo elettrico degno di questo nome. In quella forza di reagire che la musica genera, oltre a far sognare e a far capire, cogliamo un invito a esser sempre vivi e critici, e a non perdere mai di vista le cose. “La realtà e la verità non sono quelle che vogliono farci credere“, tuona dal palco Piero rivolgendosi ai ‘ragazzacci’ che lo ascoltano di sotto.

La 'marea umana' in piazza a Cosenza per festeggiare il 2016 (foto Alessandro Sciullo)
La ‘marea umana’ in piazza a Cosenza per festeggiare il 2016 (foto Alessandro Sciullo)

Siamo umani“, che impazzava in radio quando il potere era impersonificato da Bettino Craxi e dallo stesso Andreotti, è ancora un grido di dolore lanciato al cielo, e dimostra di non aver per nulla subito l’incuria del tempo. L’invito è alla rivolta sociale, da compiere con le armi della conoscenza: “La tua forza è nelle idee, c’è una sola strategia, è di sapere sempre più, e la tua rivoluzione comincerà così…“. I quarantenni che saltano vicino a noi, che avranno l’età di Renzi e brindano con lo spumante che scorre a fiumi in piazza, sembrano gradire. E, andando avanti, ci sarà spazio per un altro Matteo che verrà evocato stavolta direttamente dal frontman toscano: è Salvini, tirato in ballo a proposito di diritti umani: Pelù urla il suo “no pasdaran” al leader della Lega e ai suoi proseliti, dando vita a una nuova puntata della polemica a distanza che da mesi tiene banco sui social. Il pubblico cosentino non può far a meno di apprezzare e scegliere chiaramente da che parte stare. Da segnalare poi, intenso e avvolgente, il sound crepuscolare e ombroso di “Fata morgana“, che cattura sin dalla prima nota, proiettando chi segue oltre quel confine che “dall’infinito vola dentro di me“. Difficile creare intimità in un concerto di piazza, ma questo brano sembra riuscirci davvero. Altri cavalli di battaglia evocati sul palco sono “Spirito” e “Regina di cuori“, che esaltano l’omaggio a quella tetralogia degli elementi con dischi che hanno fatto la fortuna della band ponendola all’attenzione del pop-rock di massa all’inizio degli anni ’90.

Due ore e passa per un live da ricordare, che depone le armi passate le tre, e lascia idealmente il testimone al dj set di Dave Rowntree, storico batterista dei Blur, che infiamma piazza XV Marzo abbassando inevitabilmente l’età media del pubblico. Si ride e si balla senza sosta, tra echi di dance e brit-pop anni ’80. Gli istanti trascorrono leggeri, anche il freddo sembra ormai diventato familiare. La notte va dritta verso il suo destino, fino a un’alba speciale, la prima del 2016, che dall’esordio si preannuncia timidamente pallida. Rientrando a casa, il lettore cd dell’auto dà spazio alla voce familiare senza tempo che canta “I will be with you again...”. Lo sguardo a chi hai a fianco è inevitabile, come il sorriso ricambiato e la voglia di vivere. E’ ancora “New Year’s Day“, e non poteva esserci miglior inizio per rinnovare la promessa più bella. Auguri!

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...