Al Teatro Gambaro di San Fili ha debuttato la pièce prodotta da Teatro Rossosimona e scritta da Vincenza Costantino per la regia di Ernesto Orrico, sul palco insieme a Mariasilvia Greco. Musiche eseguite dal vivo da Massimo Garritano.

Immaginate una boarding house di New York in un giorno qualsiasi della prima metà del Novecento. Immaginate i volti, le voci, i colori, gli odori. Parole impastate in un gramelot di accenti e di storie. Narrazioni tra loro diverse, ma sicuramente accomunate da un elemento: la valigia, quella di cartone o di pelle, in cui chi arrivava negli Stati Uniti d’America assieme ai vestiti avvolgeva sogni e speranze per un futuro migliore. Vicende intrecciate, che diventano storie minime sulle quali poggia la storia con la S maiuscola, quella dei libri. Raccontando il punto di vista ufficiale di governi e capi di stato, essa non potrà mai avere la stessa dignità di chi ha respirato fame e sete, di chi ha vomitato l’anima in una cuccetta di terza classe o sul ponte di una nave, di chi ha visto la speranza incarnarsi in una statua raffigurante una donna con in mano la fiaccola della Libertà, di chi è stato testato come un animale da circo a Ellis Island.
Storie come quelle andate in scena in Malamerica, spettacolo teatrale per la regia di Ernesto Orrico che ha debuttato al Teatro Gambaro di San Fili la sera di Sabato 25 Marzo 2023 per andare in replica nel pomeriggio seguente. La pièce, una nuova produzione della compagnia Teatro Rossosimona guidata da Lindo Nudo, è stata scritta da Vincenza Costantino. Sul palco, assieme al regista Ernesto Orrico, Mariasilvia Greco nei panni di Meri, la tenutaria della boarding house nella quale si avvicendano i personaggi interpretati da Orrico, che incarnano diverse figure del sogno americano visto con gli occhi di chi lo ha sperimentato sulla propria pelle, perlopiù vivendolo come una pura disillusione. Dietro i due attori, la presenza discreta ma viva della chitarra di Massimo Garritano, che con le proprie musiche non solo ha ricreato l’ambientazione grigia e fumosa della pensione le cui mura raccoglievano i ricordi dei protagonisti, ma ha sottolineato da par suo i passaggi più importanti del racconto, in un contrappunto sonoro libero e caratterizzato da una propria luminosa identità, dove l’esecuzione live ha arricchito di ulteriore pathos la rappresentazione scenica, impreziosita da una scenografia asciutta e senza fronzoli, su cui spiccavano i costumi curati da Rita Zàngari.

Ernesto Orrico e Mariasilvia Greco sono stati simbiotici nel dar vita a un susseguirsi incalzante di dialoghi tra i diversi personaggi, eteronimi de facto perché, nonostante l’assenza di una vera produzione letteraria, in grado egualmente di raccontare la propria esperienza di vita in preda ai ricordi. Joe, Jack, Sal, Frank: un tempo Giuseppe, Giacomo, Salvatore, Francesco, poi uomini nuovi nella terra delle opportunità, in quel nuovo mondo che, secondo le attese e speranze di chi metteva piede in una nave, avrebbe dato a tutti onore e gloria. Tutti, inevitabilmente, fantasmi della propria storia di vita, anime in cerca d’autore che ricordano la propria esperienza nell’America che conta. Una terra prima seconda madre e poi divenuta ben presto matrigna (o, per dirla con il Guccini di Amerigo, un gioco di quei tanti che fa la vita), capace di schiacciare i sogni e le ambizioni inizialmente coltivate con quella maledetta puzza di job sempre uguale a se stessa, e di calpestare i diritti e le speranze di libertà in chi fuggiva dalle dittature e aveva visto nelle idee comuniste la possibilità di dimostrare al mondo che gli uomini sono tutti uguali, ma poi era stato costretto a fare il sarto perché un giornalista comunista in America non era gradito. I ricordi rivivono attraverso mosaici di memoria, piccole tessere che incarnano dettagli minuscoli ma preziosi: quel vino insegnato a farlo a chi prima beveva solo Coca-Cola, ma che non avrà mai il sapore di quello di casa, o il profumo di quell’olio della terra natìa (la Calabria, ma non solo) con cui bagnare il pane e costruire il miglior nutrimento di sempre. Sapori, appunto, che si fanno memoria e con lei diventano eterni, nonostante il presente sia rappresentato, giorno dopo giorno, da quel lavoro che è “sangue e fatica uguale mattina e sera”.

Il pubblico, accorso in massa fino a gremire il piccolo teatro di periferia, è rimasto silenzioso ma attento. E alla fine ha tributato agli attori e al musicista in scena un applauso lungo e meritato, con cui ha avvolto anche la compagnia Teatro RossoSimona, quest’anno al suo 25mo anniversario, e l’amministrazione comunale di San Fili, nella persona del Sindaco Linda Cribari, che a sipario chiuso si è fatta apprezzare anche per una bella testimonianza sulla libertà. Una piacevole serata di teatro, che ha incarnato al suo meglio il dovere civile di fare memoria dell’umanità dolente che ha popolato i secoli e la storia e che, dal Sud del mondo, ha lasciato le proprie terre d’origine per sfidare la sorte. Malamerica ha avuto il pregio di riportare alla nostra mente, ancora una volta, il passato dei nostri avi, di risvelarci quelle origini che troppo spesso fingiamo di dimenticare. Ogni famiglia ha nel proprio albero genealogico l’immagine di uno o più consanguinei costretti a partire in cerca di fortuna. Solo pochi tra essi quella fortuna l’hanno realmente trovata, e solo pochi tra essi hanno avuto la magra consolazione del ricordo. Tutti però meritano rispetto, al pari di tutti quelli che in questi anni, sfidando le forche caudine del Mediterraneo e la nera cattiveria dei governanti, mettono la propria vita su una carretta e cercano una nuova esistenza vestita con i colori della libertà.
Malamerica è stato il primo appuntamento della seconda parte della rassegna “Tutti a teatro – Viaggio nei generi teatrali”: sei spettacoli che, dal 25 marzo al 10 giugno, accompagneranno gli spettatori del Teatro Gambaro di San Fili nel mondo del teatro contemporaneo. Prossimo appuntamento, il 15 aprile con Prove aperte, spettacolo di Libero Teatro di e con Max Mazzotta.

MALAMERICA, una produzione Teatro RossoSimona, testo di Vincenza Costantino, con Ernesto Orrico e Mariasilvia Greco, musiche originali eseguite dal vivo di Massimo Garritano, regia e spazio scenico di Ernesto Orrico, costumi di Rita Zàngari.

(Le foto di questo articolo sono di Pietro Scarcello. Si ringrazia per la gentile concessione)

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