Per un artista quello del terzo album, si sa, è un momento attorno al quale gravitano una serie di leggende  e dicerie (sullo stile della crisi del settimo anno) sul suo ruolo di momento cruciale nella carriera di un cantante ormai non più esordiente. Se l’artista in questione poi si chiama Levante (nome d’arte della siciliana Claudia Lagona), una ragazza di appena trent’anni che è riuscita a portare alle orecchie dei fan un terzo lavoro discografico nel giro di appena tre anni dall’acclamatissimo album d’esordio, Manuale Distruzione, le aspettative salgono ulteriormente. È innegabile per chiunque abbia ascoltato Nel caos di stanze stupefacenti, terza fatica discografica di Levante uscita il 7 Aprile scorso, che la cantautrice abbia, senza stravolgere il suo stile, cambiato rotta rispetto ai lavori precedenti. C’è chi parla di svolta pop, c’è chi parla di svolta commerciale, ma per capire veramente la natura di questo disco (e più in generale questa presunta “trasformazione” della cantante siculo-torinese) bisogna assistere a una data del Nel Caos Tour, approdato venerdì 12 Maggio al New Age Club di Roncade (TV).

Nella data di venerdì, una Claudia forte di un repertorio di una quarantina di brani dai generi e dalle sonorità diverse ha dimostrato quanto, come dichiarato in diverse interviste negli scorsi mesi, Nel Caos di Stanze Stupefacenti fosse stato scritto, pensato e arrangiato per il live, con una band di supporto potente e ben presente (tra batteria, basso, chitarra, tastiere, percussioni e programmazioni) in grado di conferire anche ai brani dei due dischi precedenti un tocco nuovo senza mai snaturarli. Un ruolo importante in questo lo ha avuto sicuramente Antonio Filippelli, produttore dietro alla realizzazione del disco, che tra ritmiche incalzanti, archi e cori firma il nuovo sound della cantautrice, reduce da tre anni e due album passati al fianco del produttore Alberto Bianco, responsabile invece delle sonorità più essenziali di Manuale Distruzione e Abbi Cura di Te.

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La scaletta è sapientemente orchestrata in modo da alternare a 4 o 5 brani dalla ritmica potente a pezzi in acustico o addirittura unplugged, come un’emozionante versione di Abbi Cura di Te cantata senza microfono con il pubblico. Se infatti il concerto, dopo l’esibizione di apertura del cantautore salernitano Guido Maria Grillo, si apre con le energetiche Le mie mille me e Non me ne frega niente da Nel Caos seguite da Ciao per Sempre, Le lacrime non macchiano e 1996 la stagione del rumore, le ritmiche energiche lasciano spazio al più lento Io ero Io, uno dei pezzi più intimi del nuovo disco, interpretata con un certo pathos da una Levante che, ogni anno di più, può contare in un pubblico di fedelissimi di tutte le età che sembra conoscere a memoria anche i brani più recenti come appunto Io ero Io, accompagnando (come se ce ne fosse bisogno) la potentissima voce di Claudia. La scaletta prosegue così alternando brani più lenti come la malinconica Mi Amo, qui leggermente riarrangiata secondo le sonorità più ricche che hanno caratterizzato un po’ tutto il concerto, a pezzi carichi di energia pescati da tutti e tre i dischi, come Sbadiglio, Cuori d’Artificio, la nuova Diamante e Lasciami Andare. I ritmi si fanno più lenti e l’atmosfera si fa più intima quando, tra un aneddoto sulla sua breve ma intensa vita sui e palchi e l’altro, Levante esegue uno dopo l’altro gli intensi La scatola blu (cantata in un surreale silenzio da parte del pubblico adorante) Non stai Bene e Abbi Cura di Te. Il concerto riprende ritmo ed energia con Duri come me e Memo, per poi chiudersi con un bis che non poteva non comprendere l’attesissima Alfonso la potente Gesù Cristo Sono Io dall’ultimo album. Geniale poi l’idea di chiudere il concerto con il preludio che apre Nel Caos di Stanze Stupefacenti, un pezzo per piano e voce dal titolo Caos.

Il tour prosegue con altre date, con probabile sequel per l’estate ormai imminente.

NoteVerticali.it_Levante_tour_2017_4

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