NoteVerticali.it_Pasolini a Matera_la mostraSi apre a Matera, presso il Museo nazionale d’arte medievale e moderna di Palazzo Lanfranchi, la mostra “Pasolini a Matera. Il Vangelo secondo Matteo cinquant’anni dopo. Nuove tecniche di immagine: arte, cinema, fotografia”. Un’iniziativa dal forte impatto culturale, il cui obiettivo è mettere a fuoco, attraverso un percorso narrativo originale, non solo la genesi del capolavoro pasoliniano, ma anche il rapporto di Pasolini con la città lucana, che nell’estate 1964, sotto un sole ‘ferocemente antico’, fu “trasformata” nella biblica Gerusalemme.

La mostra, curata da Marta Ragozzino, Soprintendente BSAE per la Basilicata e Giuseppe Appella, Direttore del MUSMA, con Ermanno Taviani, Professore di Storia Contemporanea all’Università di Catania e la collaborazione di Paride Leporace, Direttore della Lucana Film Commission, è promossa dal Comune di Matera, dalla Soprintendenza BSAE della Basilicata insieme alla Lucana Film Commission, e nasce, con il sostegno della Regione Basilicata, sotto l’egida del Comitato “Matera Capitale Europea della Cultura nel 2019”, nell’ambito del programma culturale per il 2014, in condivisione con il direttore artistico Joseph Grima.

Pier Paolo Pasolini insieme a Elsa Morante, Susanna Paolini e Graziella Chiarcossi Fotografia di Angelo Novi / Cineteca di Bologna
Pier Paolo Pasolini a Matera insieme a Elsa Morante, Susanna Paolini e Graziella Chiarcossi (Fotografia di Angelo Novi / Cineteca di Bologna)
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Pier Paolo Pasolini a Matera durante le riprese del film (Fotografia di Angelo Novi / Cineteca di Bologna)

La mostra è divisa in sei sezioni, di cui cinque riguardano il cinema di Pasolini e in maniera specifica il “Vangelo secondo Matteo”. Ciascuna sezione viene introdotta da un narratore animato, che appare come ologramma introducendo i visitatori ai temi e ai contenuti della sala: ad avvicendarsi in questo ruolo, i critici cinematografici Goffredo Fofi, Serafino Murri, Ermanno Taviani e Padre Virgilio Fantuzzi, e l’artista Nicola Carrino. Nella prima sezione si dà spazio alla “fulgorazione figurativa” legata al primo cinema pasoliniano, dal 1960 al 1964, con immagini tratte da “Accattone”, “Mamma Roma” e “La Rabbia”. Spazio anche a frammenti de “La Ricotta”, del 1963, episodio con Orson Welles, tratto dal film “Ro.Go.Pa.G”, per il quale Pasolini fu condannato per vilipendio alla religione di stato, per poi ricevere in appello l’assoluzione. Nella seconda sezione, “Da Roma ad Assisi alla Palestina: l’ideazione del Vangelo”, si racconta l’ideazione del film che Pasolini girò a Matera attraverso i fondamentali rapporti che il regista ebbe tra il 1962 e il 1964 con la comunità raccolta attorno a Don Giovanni Rossi, fondatore della Pro Civitate Christiana. Il sacerdote invitò Pasolini ad Assisi e gli diede poi forte sostegno, incoraggiandolo anche a compiere un pellegrinaggio in Palestina che il regista poi fece nell’estate del 1963 con don Andrea Carraro e Lucio Caruso, per conoscere i luoghi evangelici. Non mancano i riferimenti al Concilio Vaticano II e a Papa Giovanni XXIII (alla cui ‘cara, lieta e familiare’ memoria Pasolini dedicò il film, come si legge nei titoli di testa).

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Il Miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: scena girata a Le Castella (KR) (Fotografia di Angelo Novi / Cineteca di Bologna)

E’ con la terza sezione – “Matera come Gerusalemme” – che si entra nel vivo della produzione e realizzazione del film. Una sapiente opera di graphic art mette a confronto i luoghi del Vangelo con la Matera di oggi, mentre le foto di scena di Angelo Novi, conservate presso la Cineteca di Bologna, danno vita ai momenti di preparazione del film, fornendo uno sguardo d’insieme originale e quasi moderno. Sono esposti anche i costumi del film, disegnati da Donati e scelti insieme a Gulia Mafai, mentre le mappe di localizzazione dei set del Vangelo in Italia, nelle regioni del sud e all’interno della città di Matera, danno un’idea complessiva di quanto complesso sia stato l’iter di lavorazione della pellicola, che, giova ricordarlo, oltre a Matera e alla Basilicata coinvolse tutto il Sud Italia, dal Lazio alla Sicilia. “Il Vangelo nella critica del tempo” è invece la quarta sezione, che dà spazio a quella che, al tempo, fu la ricezione del film, con ampio risalto alla presentazione, accompagnata da polemiche e contestazioni, alla Mostra del Cinema di Venezia, dove l’opera conquistò il Leone d’Argento e il Premio della Critica (il Leone d’Oro fu vinto da Michelangelo Antonioni con “Deserto Rosso”). All’uscita, i giudizi critici sul film non furono univoci: ci fu chi, come la critica cattolica, ma anche Jean Paul Sartre, ne colse subito la grandissima importanza e la novità dirompente, e chi invece – certa critica marxista, da L’Unità a La Notte – lo recensì più freddamente.

Come documenta la mostra, in questa fase si registrò anche un vivace interessamento a Matera da parte dell’opinione pubblica: vediamo la lettera di alcune bambine di Ravenna, che scrissero addirittura al Prefetto di Matera, il quale rispose inviando loro una cartina della città, ma anche l’intervento in Senato di Carlo Levi a proposito della svuotamento dei Sassi. Con la quinta sezione (“Il sole ferocissimo e antico di Matera”), infine, si racconta della Matera incontrata da Pasolini attraverso diverse rappresentazioni e documenti. Rileggiamo così, attraverso la scelta di Pasolini e le vicende del set tra i Sassi, un momento molto importante nella storia di Matera, negli anni della vergogna nazionale, dello svuotamento e abbandono degli antichi rioni. In sala documenti originali, fotografie inedite su Matera, montaggio originale ad hoc dei film girati a Matera prima del Vangelo (da “La lupa” di Alberto Lattuada, a “Gli anni ruggenti” di Luigi Zampa), nonché disegni e dipinti degli artisti che hanno guardato e attraversato Matera in quegli anni, da Luigi Guerricchio a Mauro Masi, da Antonio Masini a Rocco Falciano, allo stesso Carlo Levi. Infine, l’ultima sezione (“Tra Gruppo Uno e Gruppo 63. Nuove tecniche di immagine”) espone ben 103 opere di grandi protagonisti della scena artistica dei primi anni Sessanta, da Gastone Novelli ad Achille Perilli, da Toti Scialoja a Nicola Carrino, da Nato Frascà a Pasquale Santoro e Giuseppe Uncini. Un modo per raccontare, attraverso la scultura contemporanea, il dibattito sulle nuove tecniche di immagine che si riflette nello straordinario film di Pasolini.

"Il Vangelo secondo Matteo": la Crocifissione, girata a Matera (Fotografia di Angelo Novi / Cineteca di Bologna)
“Il Vangelo secondo Matteo”: la Crocifissione, girata a Matera (Fotografia di Angelo Novi / Cineteca di Bologna)

La mostra, che sarà allestita fino al 9 novembre 2014, è quindi un’occasione a dir poco preziosa, per rileggere, attraverso la scelta di Pasolini e la vicenda del set principale nella città dei Sassi, un momento importante nella storia di Matera, negli anni della ‘vergogna nazionale’, dello svuotamento e abbandono degli antichi rioni, la cui popolazione venne trasferita nei nuovi quartieri della città ‘laboratorio’. In questi anni Matera, teatro di profonde contraddizioni, divenne meta privilegiata di artisti, fotografi, registi, documentaristi, antropologi, intellettuali, sociologi, architetti ed urbanisti, che con le loro testimonianze, spesso straordinarie, hanno contribuito a dar forma ad un’immagine della città e dell’intero Mezzogiorno. Patrocinata dal Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo e dalla Conferenza Episcopale Italiana, la mostra ha anche il supporto dell’Arcidiocesi di Matera–Irsina ed è realizzata con il contributo operativo della Cineteca Lucana, del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, della Cineteca Nazionale di Bologna, del Gabinetto scientifico letterario G. P. Vieusseux di Firenze, la Pro Civitate Christiana di Assisi ed il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa. Per il suo valore scientifico, inoltre, la mostra ha ricevuto menzione dalla Presidenza della Repubblica, il patrocinio dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e il gradito Premio dalla Presidenza del Senato e dalla Presidenza della Camera.

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...