Sanremo 2016: Carlo Conti e Virginia Raffaele versione Ferilli
Sanremo 2016: Carlo Conti e Virginia Raffaele versione Ferilli

Interviste, attese, i nomi degli ospiti, le canzoni dei Big, un Vincenzo Mollica ormai visibilmente stanco al suo centesimo Festival sono il prequel tradizionale dello spettacolo che ha inizio alle 21.15 su RaiUno in diretta dal palco dell’Ariston. Al TG1 Laura Pausini, simpatica come sempre, viene avvertita da Carlo Conti di una sorpresa sul palco, un duetto inaspettato, ma già le fashion victims stanno prendendo appunti su come commentare (criticare) con originalità il look della cantante romagnola e non solo il suo. L’attesa è terminata, Sanremo 2016 è iniziato.

Preparate le vettovaglie necessarie per sopravvivere alla maratona musicale più importante d’Italia con gli amici su wathsapp che iniziano a postare link divertenti sul tema, le premesse ci sono tutte, che lo spettacolo abbia inizio.

Sergio Friscia, per Anteprima Sanremo 2016, inizia ironizzando sull’abbronzatura di Conti –nulla di più scontato- e cercando tra una marchetta e l’altra di impersonare il reporter d’assalto Tony Sciacallo (che di sciacallo ha però soltanto il parrucchino) mandato a estorcere il nome del vincitore, fallendo miseramente la scenetta con un minestrone misto e molto triste.

Carrellata iniziale ci mostra i vincitori dal 1951. Claudio Villa, Domenico Modugno (la nostalgia dell’Italia popolare), Tony Dallara, Tony Renis, Gigliola Cinquetti, Bobby Solo, le immagini si susseguono, dal bianco e nero sempre più sbiadito a quello più nitido. Le nonne di tutta Italia, ancora sveglie, staranno raccontando ai nipoti dei bei vecchi andati, con la lacrimuccia del “si stava meglio quando si stava peggio” e l’orgoglio di poter dire “io c’ero”. Dal 1977 in poi però alcuni nomi risultano alquanto sconosciuto ai molti, mettendo in primo piano la capacità di Sanremo di proclamare gloriose canzoni, anche per i più diffidenti. “Passerà prima o poi” cantava Aleandro Baldi.  I concorrenti, dai più giovani ai diversamente antichi – afferma Neffa-  si susseguono in un tripudio di scene dal backstage, tappeti rossi, scatti, prove tecniche, il tutto a condire un format attuale, talent show inspired, con interviste pre-gara, confessionali e battute tendenzialmente (forzatamente?) esilaranti.

Sanremo 2016: ad aprire le danze, Lorenzo Fragola
Sanremo 2016: ad aprire le danze, Lorenzo Fragola

Alle 21.15 spaccate. Il tributo a David Bowie e si accendono le luci e sullo sfondo appare Conti in tutto il suo scintillante abito. Senza tergiversare si inizia con il primo cantante, Lorenzo Fragola e il suo completo da Iena, canta Infinite Volte, brano in parte scritto da lui. Su Twitter i commenti cadono a valanghe e con Fragola a rompere ghiaccio c’è chi teme che la serata sia già arrivata alla frutta. Il giovane cantante appare evidentemente emozionato, la voce trema, la canzone non ha nulla di stupefacente.

A far risvegliare gli animi, e soprattutto gli ometti in teatro e non solo, Madalina Ghenea, che fa bene a guardarsi i piedi mentre scende con eleganza le scale, le scale assassine. E attacca il pippone esistenziale sulla ragazza rumena che dalla stanzetta sognava di essere un giorno su quel palco, mentre il papà stanco da lavoro russava talmente forte che non si sentiva la musica. Racconti di vita vissuta a parte, si continua con Noemi e La borsa di una donna. Noemi è disinvolta, l’abito è bellissimo, nero che sta bene su tutto e scollatura vertiginosa che non stona, come non stona lei in questo contesto. Sempre giusta, anche se sembra che Conti non abbia apprezzato l’asta arcobaleno. No politica e no satira aveva detto. Il timore di ciò che potrebbe dire Elton John è già nell’aria. In ogni caso, la borsa come metafora delle storie che una donna in essa nasconde o custodisce, non può fallire e ogni donna avrà chinato il capo almeno un paio di volte.

Sanremo 2016: anche Noemi ha espresso la propria vicinanza al movimento Arcobaleno
Sanremo 2016: anche Noemi ha espresso la propria vicinanza al movimento Arcobaleno

Dopo la sofisticata Noemi, arriva prorompente l’imitazione di Virginia Raffaele della Ferillona nazionale. Cinque minuti di comicità che sembrano dieci, ma tocca ai Dear Jack con Mezzo Respiro e il nuovo front-man. La giovane età sembra pagare, fino a questo momento. La tensione è nell’aria e la canzone è debole, non degna di calcare il palco di Sanremo, forse buono per la sagra della polenta. Mezzo respiro non attacca e gli internauti attendono con ansia il sempre verde(?) Gabriel Garko, mentre al suo posto arriva la storia dell’Italia e degli italiani, il centenario (o quasi) Giuseppe Ottaviani che ci svela la ricetta della vita eterna: l’amore per la moglie (se l’è dovuto scrivere?), amore per lo sport, mangiare insalata, essere curiosi, ma più avanti va la “scenetta” più il tutto appare recitato e poco credibile, se pur la gioia di vivere di quest’uomo sia invidiabile.

Arriva Garko con tanto di urletti fangirlizzanti provenienti dagli spalti, con le spettatrici munite addirittura di binocolo, ma la sua presenza sul palco dura troppo poco, con il racconto di un episodio che diverte come una barzelletta raccontata male, e irrompono Giovanni Caccamo e Deborah Iurato con Via da qui. Caccamo ultimo vincitore della sezione giovani di Sanremo, è a suo agio mentre la Iurato elegante come ad una serata di gala del mio grosso grasso matrimonio gipsy, cerca di non sbagliare l’attacco. La canzone è la tradizionale canzone da Sanremo e il duetto sembra perdersi tra un acuto e l’altro. Tra i commenti: Via da qui appare più che altro un’esortazione.

Al ritorno dalla pubblicità, la sempre più “tigrata” Madalina e l’impettito Garko presentano il primo grande ospite “nazional-internazionale” Laura Pausini, che decide di aprire la sua performance con Invece No. Look rock chic e voce in forma la contraddistinguono, altra categoria altra storia. Ma è con Strani amori che tutte noi ragazze degl’anni Novanta ci siamo soffermate a ricordare le lacrime versate sul nostro primo indimenticabile amore. Nostalgia per l’appunto, quella non manca e la standing ovation è matematica e la matematica non è un’opinione.

Sanremo 216: il mito Elton John
Sanremo 216: il mito Elton John

Laura Pausini è solare e simpatica come sempre, presenta il suo nuovo album Simili, il suo tour e la sua idea di essere simili. Le persone simili possono proteggersi e non dividersi mai – dice con fermezza. “Se siamo figli siamo tutti uguali e dobbiamo proteggerci e non dividerci”.

Breve pausa ed ecco che vengono presentati gli Stadio con Un giorno mi dirai, di nero vestiti partono con un ritmo delicato, raccontano di ricordi e finiscono con prepotente sentimento.

Garko occhialuto per leggere meglio il gobbo, spara un selfie dal palco che quello di Bradley Cooper agl’Oscar 2014, “levate che me fai ombra”, e annuncia Arisa, che canta Guardando il cielo. A colpire, più che il brano e il testo, che dovrebbero essere i reali protagonisti, è l’outfit e i nastri colorati che tornano sul palco. Sembra che Arisa si sia dimenticata l’abito e abbia optato per uno stile casual-sexy, con maglia over. La canzone ha il sound alla quale la cantante ci ha abituati da un paio di anni a questa parte e lei appare a disagio e poco presente, ma anche a questo ci ha già abituati.

Dall’ennesima pausa pubblicitaria torna lo spettacolo con Aldo, Giovanni e Giacomo, ospiti a festeggiare sul palco il loro venticinquesimo anno di carriera e che per l’occasione presentano la scenetta dei vichinghi, ma recitati dal trio ormai “nonni” di loro stessi. Una delle loro più famose, che al grido di “Io sono Pdor, figlio di Kmer”, risveglia il pubblico che si lascia andare ad una fragorosa risata.

È la volta della seconda uscita e seconda scalinata per Madalina, il secondo outfit è decisamente piumato e su Twitter dopo il paragone con l’Uomo Tigre si passa a quello con Izma (Le follie dell’imperatore). Viene quindi presentato il settimo cantante in gara. Vincitore di due Festival, sul palco fa il suo ingresso Enrico Ruggeri, con il brano dal titolo Il primo amore non si scorda mai, che già usare una frase fatta per il titolo di una canzone non è una gran bella mossa, ma che porta un sound finalmente diverso, dal sapore del rock anni settanta in perfetta linea con sé stesso, ma almeno arriva il ritmo che è mancato ai giovani saliti sul palco fino ad ora.

Nel frattempo ripuliti dal trucco e abiti di scena, Aldo Giovanni e Giacomo ricevono il premio alla carriera, mentre il web impazza con #beppevessicchio e Garko passa addirittura al cartoncino sintomo che la miopia è più grave di quel che pensasse. A questo punto arrivano sul palco i Bluvertigo con Semplicemente.

Morgan appare sveglio e in palla e questo già stupisce, imbraccia il basso e biascica un testo quasi del tutto incomprensibile, la causa è forse da ricondurre allo scivolone con lo skateboard avvenuta sul red carpet? Si suggerisce: Morgan perché cantarla se la si può ansimare allegramente? Forse il front-man dei Bluvertigo non ha l’estensione vocale di Stevie Wonder, ma il testo (per quel che se ne è capito) non è poi così inascoltabile.

Ormai manca poco, Elton John è già uscito dal camerino e attende il count-down della messa in onda e tutti siamo in attesa di sentire un cantante internazionale di grande portata e capire se a Carlo Conti revocheranno il mandato o riuscirà a superare la serata indenne.

È decisamente imbarazzate che Conti debba suggerire le mosse del pubblico come un comune animatore da villaggio Valtur, ma quando si abbassano le luci e il Sir inizia ad intonare le note di Your Song, tutto svanisce. C’è il piano, ci sono gli occhiali, c’è la giacca stravagante con corona, strass e monogramma, c’è Elton John! Elton parla dell’amore per la musica e accenna anche se fugacemente della felicità sulla possibilità di essere diventato padre. L’argomento in Italia ormai scotta come un piatto lasciato sul fuoco acceso a fiamma viva, ma la sua posizione doveva essere palesata e non poteva essere censurata. L’emozione è tangibile. Amare è libertà.

Il grande cantautore inglese si congeda con il nuovo brano Blu Wonderful, canzone tratta dal nuovo album Woderful Crazy Night, che lo stesso Elton definisce un album pieno di gioia. Elton John si defila e Conti scongiura il rischio di toccare l’argomento unioni civili con domande banali e decisamente scontante.

Piccolo siparietto che ci riporta alla realtà, fino al giungere sul palco di Rocco Hunt, il rapper napoletano vincitore di Sanremo Giovani 2014, che canta Wake Up. Tema sulla crisi del sud e della situazione generazionale che tenta di spronare con un perentorio WAKE UP Wagghiú!!

Arrivati alle 23:45 serve decisamente un ritmo incalzante, ma la canzone non sembra esaltare la platea almeno non tanto quanto la terza uscita di Madalina. Scintillante e molto anni ’20, che tenta di scrollarsi di dosso l’immagine di valletta, esibendo la sua cultura linguistica.

Ultimo big in gara per questa prima serata, Irene Fornaciari, con il brano che tinge il teatro di Blu. La terza sorella Chapmann (PixiWoo), presenta un brano sofisticato, cantato con la giusta convinzione e che intona un sound a toni soft, riportando sul palco l’arcobaleno e un testo che racconta delle tragedie che colpiscono i migranti che ancora muoiono a largo delle nostre coste.  E così finisce la prima parte.

Ad aprire la seconda parte l’ospite Maitre Gims, con il tormentone radiofonico più francese di sempre Est-ce que tu m’aimes, al quale Conti tenta di rubare invano gli occhiali, che l’artista gli nega senza pietà.

Un Carlo Conti esausto, presenta la Raffaele/Ferilli, che ha già tentato di baciarlo poco prima, che non da meno della collega rumena, sfoggia un cambio di abito, ma è mezzanotte e quindici minuti per tutti e potrebbe anche scendere in pigiama che non se ne accorgerebbe nessuno. Immancabile il TG 60 secondi, il minuto più lungo della storia della televisione italiana, dopo i sommari di Mentana su TG La7.

Sul palco a presentare il prossimo film di Paolo Genovesi, Perfetti sconosciuti, Kasia Smutniak e Anna Foglietta che ci sorprende con una interessante capacità vocale. Garko inceve non riesce a leggere il gobbo e si “ingarka” più che mai, salvato dall’attento presentatore e con l’imbarazzo della Madalina che aleggia nell’aria. Da Radio2 però l’appello si ripete: “Vogliamo Beppe Vessicchio”, identikit vari ormai spopolano in rete.

Intanto Rocco Tanica dalla Sala Stampa, improvvisa una simpatica rassegna e incontra George Clooney (sosia anche meglio dell’originale), e dopo questo, What else?

Ma la serata non è finita e viene nominata la classifica in ordine casuale dei dieci Big in gara. Sei si salvano, quattro saranno a rischio. La prima a rischio è Irene Fornaciari, salvi Stadio, Ruggeri e Fragola. Nella banda rossa anche Noemi, mentre Rocco Hunt si salva. I Bluvertigo a rischio, mentre si salva Arisa e il duo Caccamo Iurato, mentre a chiudere il quartetto dei cantanti a rischio, i Dear Jack già presenti al Dopo Festival presentato da Nicola Savino e la Gialappa’s. Una serata cui leitmotiv, se pur celato, è stato senza dubbio il tema delle unioni civili, se pur l’intervento del temuto Sir sia stato decisamente contenuto.

Largo ai commenti post serata. Il Festival si chiude. Domani al via anche la sezione Giovani e i restanti dieci cantanti Big in gara.

Suhail Ferrara
Author: Suhail Ferrara

Palermitana di origini asiatiche. Amore per il cinema, le istantanee e le storie. Scrive per dar voce alle sue passioni e vivere la vita è la sua aspirazione più grande. “Carpe diem” il suo motto.

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