Gerusalemme, 1945. Amos ha 10 anni e vive con la sua famiglia in una piccola casa fatta della solidità intellettuale del padre Arieh e decorata da storie fantastiche e senza tempo che la madre Fania, sognatrice poetica, ama raccontargli.
È questo lo scenario sul quale si muove Sognare è Vivere, film di grande spessore basato su Una storia di amore e tenebre, romanzo autobiografico del celebre scrittore israeliano Amos Oz, pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 2004.
Una transcodificazione perfetta e delicata; la realizzazione di un sogno che l’affascinante Natalie Portman, interprete di Fania nel film, custodisce per anni dopo aver letto il libro di Oz e che la vede debuttare come regista e sceneggiatrice di una pellicola fatta di luci e ombre, presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes.
Sognare è Vivere è la storia di una tra le tante famiglie ebree scappate in Palestina durante gli anni delle persecuzioni naziste. Il territorio nel 1945 è ancora sotto il mandato britannico. Il padre di Amos, Arieh, interpretato da Gilad Kahana, è uno scrittore, un uomo pragmatico, un intellettuale ancorato alla storia e alla speranza di un futuro migliore. La moglie Fania, cresciuta a Rovno tra i romanzi di Céchov e Tolstoj, vive nel sogno, si rifugia nell’arte, nella letteratura e nell’idealizzazione romantica di Israele. Dopo la paura della guerra e la fuga dall’ Europa, il fuoco vivo in lei alimenta l’utopia di una terra promessa dove scorrono latte e miele. Questo fuoco si riversa nell’educazione di Amos, completamente affascinato dalle sue spiegazioni sulle parole di quella lingua ebraica carica di significati. Il piccolo Oz, interpretato da Amir Tessler, adora ascoltare la madre leggere poesie e le sue storie lo rendono protagonista indiscusso di un mondo surreale. Non avrebbe mai immaginato che quel fuoco, di li a poco, potesse spegnersi. Alla proclamazione di Indipendenza tanto attesa segue una guerra immediata. Il conflitto invade prepotentemente anche i romanzi di Fania senza chiedere permesso e il sogno mitologico di Israele si infrange per sempre. Fania risente del peso della storia e di una quotidianità priva di stimoli. La delusione di una promessa mancata, le paure, il senso di colpa per gli errori commessi ed un matrimonio infelice portano Fania a sprofondare nelle tenebre della depressione. Amos, piccolo uomo saggio, con uno spiccato spirito di osservazione e dotato di una sensibilità particolare, assiste al tracollo e si prende cura della madre come può, provando a capire cosa possa renderla tanto infelice. Il suo desiderio più grande sarebbe quello di salvarla.
Il titolo di questo film racchiude in sé in maniera emblematica il senso dello sgretolarsi del mondo di Fania che senza sogno non ha quasi ragione di esistere. Uno svuotamento interore che sembra giustificare il suo lento abbandono tra le braccia dell’oscurità, il più rassicurante degli amanti.
Un romanzo di formazione” quello di Amos Oz, così come lo definisce Natalie Portman, che parla di legami indissolubili: quello tra un popolo e una terra, tra una terra e una lingua; un legame fatto essenzialmente di memorie che creano identità e che, quando vengono a mancare, trasformano in tenebre la realtà, così come in cielo fa uno stormo immenso di uccelli neri che non lascia spiraglio di luce; un legame di sangue, il senso di abbandono materno trasmesso con la tenerezza e la compassione di un figlio che non vuole giudicare.
Le memorie familiari di Oz, in particolar modo il legame con la madre e il vuoto che questa ha lasciato nella sua vita, sono il fulcro di una lettura intima, quella che porterà alla nascita dello scrittore.
Sognare è Vivere riproduce sul grande schermo tutto questo ed entra nelle stanze private di un Amos bambino mostrandoci la sua incredibile e precoce capacità di discernimento; lo ritroveremo sedicenne, trasferitosi nel kibbutz, intraprendere un nuovo percorso mentre si assiste alla nascita di una nazione. L’Amos dei giorni d’oggi, interpretato da Amex Pelag, tesse il filo della storia mantenendo il ruolo privilegiato di voce narrante.
La fotografia resta visibilmente fedele al progetto che la regista ha in mente ricreando una dimensione onirica dove, sulla pietra di Gerusalemme, si alternano oscurità e luce, seguendo una prospettiva quasi documentaristica.
Un film che va ben oltre una rilettura ben riuscita di un best seller in chiave cinematografica e che nasce da una desiderio profondo di fare memoria. Natalie Portman, di padre israeliano e madre americana, sembra voler riscoprire attraverso questo lavoro le sue radici. Svolge un attento studio su come Israele abbia mantenuto nel tempo una mitologia attuale, tramandata di generazione in generazione, soffermandosi, inoltre, sull’analisi etimologica delle parole in lingua ebraica e su come la correlazione tra queste sia legata così tanto all’esistenza e all’essenza dell’uomo.
Questa storia straziante e piena di pathos che contiene tutta la tensione e la complessità della narrazione autobiografica di Oz è distribuita in Italia da Altre Storie in collaborazione con Giorgio e Vanessa Ferrero e sarà sul grande schermo a partire dall’8 giugno 2017.

SOGNARE È VIVERE: (Israele, Usa, 2015, Biografico/Drammatico). Regia di Natalie Portman con : Natalie Portman, Gilad Kahana, Amir Tessler, Ohad Knoller, Makram Khoury, Shira Haas, Tomer Kapon. Distribuzione: Altre Storie. In sala dall’8 giugno 2017.

Di Maria Grazia Berretta

Siciliana di nascita, romana di adozione, laureata in lingue straniere, ha vissuto a Lisbona dal 2014 al 2016. Simpatica e solare, trova nella scrittura e in tutto ciò che è arte il porto sicuro, un luogo senza tempo e senza spazio dove essere liberi.