Ildikó Enyedi adatta il romanzo di Milán Füst in un lavoro molto elegante che fa dell’atmosfera la sua cifra stilistica. Nel cast anche Sergio Rubini e Jasmine Trinca

Capitano di mercantili sposa per scommessa una giovane donna. L’uomo è un misantropo dedito al lavoro che vede nel matrimonio una via per sistemare ulteriormente la sua vita. La signora in questione però si rivela più esuberante del previsto, provocando nel capitano attacchi di gelosia incontrollabili. Storia di mia moglie è un melodramma che parla di sentimenti e di necessità. Ambientato negli anni venti del secolo passato, il film riflette su quanto sia difficile la convivenza tra anime differenti e su quanto amore e possesso possano confondersi.

Jakob Storr è abituato a controllare perfettamente la sua vita e a prevedere ogni inconveniente riducendo i rapporti e controllando le emozioni. Il capitano però non sa come controllare le passioni di una donna che non aveva immaginato così diversa. Ildikó Enyedi adatta il romanzo di Milán Füst in un lavoro molto elegante che fa dell’atmosfera la sua cifra stilistica. La regista decide per un taglio profondamente formale che esalta il non detto e parla con lo sguardo, progressivamente debilitato, dei protagonisti. Una coppia che si disfa perché male assortita trasformando ogni iterazione in una guerra personale. Diviso in sette capitoli, il film procede in maniera perfetta tra l’ironia e il dramma attraverso una sottrazione che esalta maggiormente ogni sospeso.

La ricerca di un’affinità passa dal compromesso che in Storia di mia moglie non esiste così come lo scontro quando palese. I silenzi fanno da cornice alle difficoltà e i desideri si intuiscono attraverso la fotografia eccellente di Marcel Rèv, vero punto di forza del film. La lentezza diventa un elemento fondamentale per la Enyedi, che procede amplificando i dettagli in maniera asettica al fine di garantirne l’efficacia. Marito e moglie diventano intuibili ma mai definitivi nelle loro manifestazioni cancellando ogni certezza. Storia di mia moglie è la cronaca di due opposti che cercano disperatamente un’affinità senza sapere quale. La civetteria della moglie si contrappone all’essere burbero del marito, caratteristiche inconciliabili che forse si sono amate sul serio. Il film è cinema sentimentale senza sentimento nella miglior forma possibile.

STORIA DI MIA MOGLIE (Ungheria/Italia 2020, Drammatico, 169′). Regia di Ildikó Enyedi. Con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini, Jasmine Trinca, Luna Wedler, Josef Hader. Altre Storie. In sala dal 14 aprile 2022.

Di Paolo Quaglia

Nasce a Milano qualche anno fa. Usa la scrittura come antidoto alla sua misantropia, con risultati alterni. Ama l’onestà intellettuale sopra ogni altra cosa, anche se non sempre riesce a praticarla.