Il racconto di sei donne testimoni dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

In occasione della Giornata della Memoria e in collaborazione con il Teatro di Roma, il 28 gennaio il Teatro Argentina ha ospitato lo spettacolo Tante Facce nella memoria, evento che inaugura l’attività del Circolo Giovanni Bosio e fa da apripista alle tante manifestazioni che scandiscono la memoria laica e democratica del nostro paese in programma per il 2017.
La rappresentazione teatrale, a cura di Mia Benedetta e Francesca Comencini, nasce dal forte desiderio di dar voce ad alcune storie nella Storia, sei per l’esattezza, attraverso la rielaborazione di testi orali, racconti veri di donne che hanno vissuto in prima persona il terribile e troppo spesso celato dramma delle Fosse Ardeatine.
Le registrazioni, raccolte con cura da Alessandro Portelli e presenti nel volume edito da Donzelli L’ordine è già stato eseguito, fanno parte di quel patrimonio invisibile custodito all’interno dell’Archivio Sonoro “Franco Coggiola”, presso la casa della Memoria e della Storia di Roma, patrimonio che sembra acquistare vigore e solidità sul palcoscenico, incarnandosi nel corpo vivo di una faccia della storia completamente al femminile.
Sei vite, sei voci che si intrecciano in un caos oltre tempo e vestono i panni di giovani eroine partigiane in lotta nella Resistenza, gappiste armate, testimoni o semplici cittadine e parenti delle vittime. Le protagoniste, interpretate da Mia Benedetta, Bianca Nappi, Carlotta Natoli, Lunetta Savino, Simonetta Solder e Chiara Tomarelli, sono donne di spessore che vivono la feroce rappresaglia romana dopo il tragico attentato di via Rasella del 23 Marzo 1944.

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La saggezza popolare di vedove e orfane quali Vera Simoni, Gabriella Polli e Ada Pignotti si intreccia all’intelligenza lucida e appassionata di Carla Capponi, Marisa Musu e Lucia Ottobrini in un viavai di parole sulle tragiche ore che hanno preceduto l’eccidio, l’angoscia dei giorni seguenti e le ricerche cariche di affanno di quei trecentotrentacinque uomini scomparsi nel nulla.
Lo spettacolo che fa luce sulla memoria e rende il teatro un luogo ove il passato non è mai così lontano, racconta dunque la lotta per la libertà ma, allo stesso tempo, un lutto mai veramente vissuto senza dimenticare quel grido disperato sui silenziosi anni che seguirono l’evento simbolo della ferocia tedesca a Roma.
La sacralità dell’ essere donna mantiene qui i suoi caratteri e risiede in quella capacità innata di donarsi, di farsi spazio vuoto da riempire, di costruire e ricostruire; capacità innata di non arrendersi, di ricercare fuori e dentro sé risposte soddisfacenti, a volte spingendosi oltre l’inimmaginabile.
Carla Capponi, donna partigiana e medaglia d’oro al valor militare, racconta che uccidere per difendersi non era mai stato facile ma era necessario, malgrado poi replichi dicendo che proprio l’uccidere era stata causa del suo malessere.
Ciò che si evince da questa composizione a sei mani commuove e colpisce al cuore con le sue crude verità, dettate sia dalla passione civile che dall’amore e il sentimento familiare.
Il contatto che si crea tra platea e palcoscenico è ipnotico e l’atmosfera di rispettoso silenzio innesca meccanismi di riflessione profonda non solo sui fatti storici, bensì sulla solennità della vita che non può essere oltraggiata. Lo ritroviamo nelle parole di Gabriella Polli, figlia di una vittima, che descrive la cura della nonna nella ricomposizione del corpo del figlio, riconosciuto dalle scarpe, quasi a voler ridare dignità all’essere umano, ultimo gesto di tenerezza infinita.
La regia di Francesca Comencini e il meraviglioso lavoro di ricostruzione in chiave drammaturgica regalano al pubblico una testimonianza di valore inestimabile che vale la pena custodire al fine di non dimenticare il passato e per illuminare il futuro.

TANTE FACCE NELLA MEMORIA, Regia di Francesca Comencini. Con Mia Benedetta, Bianca Nappi, Carlotta Natoli, Lunetta Savino, Simonetta Solder e Chiara Tomarelli. Teatro Argentina, Roma, 28 gennaio 2017.

 

 

Di Maria Grazia Berretta

Siciliana di nascita, romana di adozione, laureata in lingue straniere, ha vissuto a Lisbona dal 2014 al 2016. Simpatica e solare, trova nella scrittura e in tutto ciò che è arte il porto sicuro, un luogo senza tempo e senza spazio dove essere liberi.