Il passato è l’ispirazione più grande. Arriva al cinema “The silent man”, il nuovo film con Liam Neeson. Durante gli anni della presidenza Nixon, Mark Felt, un ligio burocrate dell’Fbi, si trasforma nel famoso “gola profonda” aiutando due giornalisti ad avviare l’inchiesta “Watergate” che porterà alle dimissioni del capo supremo Usa.

Peter Landesman, giornalista d’inchiesta passato dietro la macchina da presa, propone un accurato lavoro di ricostruzione del potere in un periodo difficile per gli Stati Uniti, vessati dalla guerra in Vietnam oltre che dai movimenti per i diritti civili e dal terrorismo sovversivo. A metà tra una serie televisiva e un documentario, il film procede mostrando in maniera garbata le contraddizioni degli uomini di potere. Tra segretarie con occhiali in osso e scrivanie di mogano, gli uffici del Bureau si assopiscono nel 1972, quando muore Hoover dopo quasi cinquant’anni di conduzione Fbi. Ed è qui che Felt non si rassegna al ruolo di subalterno scelto per lui, rendendosi conto di come la sua devozione alla causa non è stata ripagata a dovere.

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Dialoghi che non brillano e a tratti annoiano vorrebbero approfondire il lato umano di Mark Felt riuscendo solo a illustrarne qualche frustrazione (la figlia contestatrice e un cattivo rapporto con la moglie). Nemmeno una buona fotografia riesce a salvare il film, che sarebbe da abbandonare dopo la prima mezz’ora se non fosse per la recitazione di Liam Neeson. L’attore irlandese mette tutto se stesso per garantire la profondità a un personaggio deluso che decide di andare contro il suo paese fornendo nel famoso garage dei documenti top secret per permettere all’inchiesta di Woodward e soci di prendere forma. Un lavoro talebano, dove il regista va diritto per la sua strada privando la vicenda di qualsiasi ritmo e delegando la spettacolarità alle figure di secondo piano: una pletora di faccendieri, più o meno governativi, che farciscono la narrazione.

Buona interpretazione di Diane Lane nei panni della signora Felt che, come Neeson usa lo sguardo per sopperire a quelle mancanze evidenti dei dialoghi, riuscendoci a tratti. Un onesto compitino, che nemmeno l’aiuto di un grande attore riesce a far apprezzare del tutto.

THE SILENT MAN (Usa 2017, Drammatico, 103′). Regia di Peter Landesman, con Diane Lane, Kate Walsh, Liam Neeson, Maika Monroe, Marton Csokas, Ike Barinholtz. Bim Distribuzione. In sala dal 12 aprile 1018.

Di Paolo Quaglia

Nasce a Milano qualche anno fa. Usa la scrittura come antidoto alla sua misantropia, con risultati alterni. Ama l’onestà intellettuale sopra ogni altra cosa, anche se non sempre riesce a praticarla.