L’attore e regista romano protagonista a Cosenza di una serata che ha avuto come protagonista la parola, da Marquez a Piccolo 

Sembrerà banale, ma anche raccontare storie può essere un’arte. Che magari non si impara ma si eredita con il tempo, se consideriamo che ogni nonno la possiede di serie. Lo sa bene Edoardo Leo, che proprio dal nonno parte per introdurre gli spettatori alla magia ammaliatrice di una calda serata bruzia. Siamo nella cornice del Castello federiciano, gioiello che trasuda storia e che ospita la seconda tappa di EXIT: Deviazioni in arte e musica, la rassegna di Piano B che quest’anno ha già portato a Cosenza il concerto di Roberto Cacciapaglia. Dopo le note di un piano, parole in libertà davanti a un microfono. A Edoardo Leo, nell’anno che, dopo una confermata popolarità al cinema, lo consolida conduttore al primo Dopofestival dell’era baglioniana, basta davvero poco per catturare l’attenzione del pubblico. D’altronde, ha una simpatia con cui fai subito amicizia. Il suo, eredità di un format ormai consolidato, sarà anche un copione recitato ad arte, ma poco importa. Bastano pochi minuti al pubblico per cogliere l’essenza di uno spettacolo che scorre via leggero e piacevole. A gigioneggiare, l’affabulazione narrativa dell’attore e regista romano, figlio della scuola di Gigi Proietti, che mostra di aver imparato alla perfezione la lezione del suo maestro, ma non solo. Coadiuvato da una spalla d’eccezione come Jonis Bascir, che dagli scaffali della memoria della fiction di casa Rai si reinventa musicista di pregio, accompagnando con la chitarra ma soprattutto con i suoni la performance oratoria che si celebra sul palco. Si viaggia dal noir hitchcockiano di Gabriel Garcia Marquez, archetipo di ogni leggenda metropolitana che si rispetti, alla tragicomica esperienza del “cambio pannolino in dieci mosse” che fa scoprire un inedito lato di Alessandro Baricco. E ancora, tra un aneddoto e una barzelletta elevata a humus antropologico che segna il tempo della società in cui viviamo, riflettiamo sulla perdita d’innocenza raccontata da Luca Goldoni (il suo “La minorenne” fa registrare il picco meritato di applausi) per poi perderci nel visionario “supermarket” immaginato da Massimiliano Bruno (menzione particolare per Bascir, che prima canta Battisti e poi accompagna il parlato di Leo in modo decisamente originale), passando per la geniale follia di Francesco Piccolo alle prese con i dilemmi della sua esistenza, tra una strada e un martello frangivetro. Racconti di vita vissuta o semplicemente immaginata, che offrono spazio alla fantasia e al coinvolgimento, grazie soprattutto a chi li legge. Al termine, applausi convinti, e un pizzico di amaro in bocca per un inspiegabile mancato bis. A Piano B il merito di un’altra gran bella serata di spettacolo e cultura in una cornice ancora una volta da ricordare.

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