L’opera di Gianni Borgna è andata in scena al Piccolo Eliseo di Roma
Gianni Borgna, intimo amico recentemente scomparso di Pier Paolo Pasolini, rielabora l’universo pasoliniano chiedendosi, cosa direbbe Pasolini se fosse qui? Borgna attinge a piene mani da Petrolio, ultima fatica letteraria del poliedrico artista rimasta incompiuta. L’opera, dal titolo provocatorio, è una critica ferocissima alla società dei consumi di massa degli anni ’70, una lucida analisi di un momento storico-culturale di transizione in cui lottano, in una guerra senza esclusione di colpi, vecchi e nuovi mondi e i valori sociali e culturali che essi rappresentano.
Da un lato il mondo arcaico-contadino, un mondo povero e frugale ma genuino che trova il suo fulcro nella collettività e in cui la vita viene scandita ritmicamente dagli eventi religiosi; dall’altro il mondo erede del boom economico degli anni ’60, l’affannata corsa al petrolio, il terrorismo, il consumismo sfrenato, l’individualismo violento, in cui la cultura tradizionale che viene meno inghiottita da una cultura pre-globalizzata che uniforma e appiattisce.
Sul palcoscenico Pasolini si sdoppia, grazie alla presenza di Roberto Herlitzka. Parla con noi, ci ammonisce perché le sue intuizioni sulla globalizzazione, sull’estinzione della società e della cultura tradizionale si sono rivelate esatte e il mondo contadino in cui è cresciuto e che ha profondamente amato è stato inevitabilmente perduto. Poi guarda se stesso, tumefatto, privo di vita. I mali dell’Italia degli anni ’70 sono stati i suoi mali e allo stesso tempo sono stati la sua condanna.
Eppure, c’è un aspetto che Pasolini non aveva considerato, che non poteva immaginare nel periodo storico in cui scrisse Petrolio. Il mondo arcaico-patriarcale negli ultimi anni è stato protagonista – e lo è tuttora – di una rinascita.
La fine delle risorse non rinnovabili ha costretto i governi, ma anche i singoli individui, a cercare e ideare nuove soluzioni che rispettino la natura e i suoi cicli, al mercato alimentare globale si sta gradualmente sostituendo un mercato di prodotti locali che vanno dal produttore al consumatore, biologico, chilometro zero, sostenibile sono diventate parole chiavi, alla globalizzazione si sono opposti movimenti di localizzazione, lo spreco di cibo e risorse sono stati condannati e sostituiti dal riciclo e dall’utilizzo consapevole e parsimonioso di energia e beni, alla vita nelle città – economicamente più dispendiosa e frustrante – viene preferita la vita sostenibile in campagna in numero sempre maggiore.
Non è più il mondo arcaico-contadino che ha conosciuto Pasolini, si tratta di una fetta della società che ha deciso di mettere le tecnologie del ventunesimo secolo al servizio della tradizione, ma non è detto che non possa essere un mondo vero e genuino in maniera diversa.
Il positivismo sta lentamente tramontando, la corsa cieca verso la sviluppo per molti si è fermata ed è stata imboccata la via del progresso.
Ma c’è ancora molta strada da fare.