Dal 9 al 20 dicembre va in scena al Teatro Argentina di Roma la rilettura di Elio De Capitani del capolavoro di Arthur Miller
Che significa oggi essere qualcuno? E soprattutto, per chi?
Se nel mondo illusorio dell’american dream un ragazzo poteva finire coperto di diamanti grazie al suo sorriso e alla sua popolarità, nell’Italia di oggi probabilmente essere un ragazzo di successo significa avere un lavoro fisso entro i trent’anni. Il commesso viaggiatore Willy Loman oltre a promuovere la sua merce vende se stesso e la propria immagine o meglio, l’immagine grottesca e distorta di uomo vincente che crede di avere. Eppure Mr. Loman non fa niente di diverso da quello che facciamo noi oggi, vendendoci continuamente: vendiamo l’immagine di una persona di successo a un colloquio di lavoro, sui social network ci diamo via per una manciata di Mi piace e Follower inseguendo un’effimera popolarità che ha la durata di un click.
Loman proietta il desiderio di riscatto sociale su suo figlio Biff, vorrebbe che frequentasse l’università e che diventasse un giovanotto popolare e di successo, ma Biff rinunciatario rifiuta l’idea in virtù di una vita tranquilla in campagna. E se avesse capito che l’affannata scalata al successo con gli immensi sacrifici che comporta fosse l’equivalente del trattenere l’acqua con le mani? Willy Loman passa gli ultimi due giorni della sua vita in uno stato di delirio senza soluzione di continuità, in cui passato e presente, sogni e illusioni si mescolano fino a diventare indistinguibili. Il mito del sogno americano ha truffato per decenni l’occidente intero e la morte di Willy Loman può far nascere nel pubblico una riflessione profonda su cosa sia realmente necessario oggi e cosa sia effimero.
Dalla prima a New York nel 1949 per la regia di Elia Kazan, “Morte di un commesso viaggiatore” è stato rappresentato innumerevoli volte sui palchi di tutto il mondo. Elio De Capitani (regista e interprete del personaggio di Willy Loman) fornisce una chiave di lettura del testo inedita e più che mai attuale. La feroce critica agli Stati Uniti del dopoguerra e all’illusorietà del sogno americano di Miller sono applicati all’Occidente globalizzato e all’Italia contemporanea, lo scontro tra il protagonista Loman e suo figlio Biff diventa uno scontro generazionale in cui l’ideologia dei padri dell’essere qualcuno a tutti i costi cozza con il desiderio di una vita umile ma dignitosa dei figli.
Accanto a Elio De Capitani, nel ruolo di Linda Loman la sua compagna d’arte e di vita Cristina Crippa. I figli Biff e Hippy sono interpretati rispettivamente da Angelo Di Genio e Marco Bonadei, entrambi provenienti dal gruppo History boys, insieme a Vincenzo Zampa che veste i panni di Howard. Gabriele Calindri, presenza attiva nelle produzioni del Teatro dell’Elfo, interpreta zio Ben. Federico Vanni è Charlie, l’amico-antagonista cui Willy chiede continuamente prestiti, ma da cui non riesce ad accettare un nuovo lavoro. Tre giovani attori completano il cast: Alice Redini, Vanessa Korn e Daniele Marmi. La scenografia è curata da Carlo Sala.