Il regista russo Vsevolod Ėmil’evič Mejerchol’d è stato senza dubbio uno dei pionieri del teatro moderno. Un Maestro in senso lato, la cui arte ha offerto un approccio rivoluzionario al teatro fino al drammatico destino a seguito dell’ostracismo subito sotto il regime stalinista. Proprio a Mejerchol’d vuole rendere omaggio l’iniziativa di Cue Press, casa editrice specializzata in testi teatrali e opere dedicate al mondo dello spettacolo, che proprio nel mese che segna il giorno della sua nascita (il 9 febbraio 1874, a Penza) e della morte (2 febbraio 1940, a Mosca) ha voluto presentare la sua collezione di volumi sul grande lavoro del genio teatrale russo.
L’obiettivo è quello di far scoprire come lo spirito innovativo di Mejerchol’d continui a ispirare artisti e registi in tutto il mondo.

Quindi 1918. Lezioni di teatro, ancora a cura di Malcovati, che ospita un affascinante e accorato discorso a tutto campo del maestro a gruppi di giovani aspiranti attori per prepararsi al meglio alle scene. 33 svenimenti invece è dedicato al teatro di Anton Cechov, ultimo spettacolo prima del suo assassinio che Mejerchol’d mise in scena tra il 1934 e 1935, proprio negli anni della persecuzioni stalinista.
Il revisore, a cura di Anna Tellini, offre invece uno spaccato di vita del Maestro attraverso le trascrizioni (riportate dal suo aiuto regista M.M. Korenev) dei suoi consigli dati agli attori durante le prove dell’opera che si rivelerà una delle più importanti realizzazioni teatrali del Novecento. Sempre a cura di Anna Tellini, Un ballo in maschera racconta infine un’utopia personale, struggente ed estrema, ed è insieme il congedo del teatro inconsapevole e forzato di Mejerchol’d dal contesto e dalla sua vita.
Il revisore, a cura di Anna Tellini, offre invece uno spaccato di vita del Maestro attraverso le trascrizioni (riportate dal suo aiuto regista M.M. Korenev) dei suoi consigli dati agli attori durante le prove dell’opera che si rivelerà una delle più importanti realizzazioni teatrali del Novecento. Sempre a cura di Anna Tellini, Un ballo in maschera racconta infine un’utopia personale, struggente ed estrema, ed è insieme il congedo del teatro inconsapevole e forzato di Mejerchol’d dal contesto e dalla sua vita.

Studi classici, amante della musica e del cinema… ma non mi piacciono i musical 🙂