A mezzo secolo dalla disfatta sportiva in terra tedesca, Minimum fax ripropone il romanzo calcistico che la raccontò

Stoccarda, mondiali 1974: Arp, accompagnato dal giovane cronista Bibì, è inviato a narrare le gesta della Nazionale. Forte del rapporto privilegiato con il capitano Facchetti e il «Vecio» Bearzot, è uno dei pochi nella posizione di prevedere la rovinosa conclusione a cui stanno per assistere: a dispetto delle grandi aspettative, sotto gli occhi attoniti di migliaia di emigrati italiani, la Nazionale viene eliminata al primo turno.

Pagina dopo pagina, nelle chiacchiere sempre più amare tra Arp e i colleghi (tra tutti Gianni Brera), i cupi presagi sulle sorti del mondiale e dei suoi protagonisti – Valcareggi, Riva, Rivera, Mazzola, Anastasi, Chinaglia – si confondono con le sorti politiche di un paese che appare condannato, con quelle di un giornalismo in decadenza e di un calcio già ammalato nel quale il divismo sta per soppiantare la poesia.

In Azzurro tenebra Giovanni Arpino tratteggia un romanzo a tinte fosche in cui tutto – le rivalità di spogliatoio, l’inadeguatezza dei dirigenti, il tramonto delle glorie di cui nessuno è pronto ad accettare il declino – è trasfigurato dal suo talento per le storie, in cui sotto la pioggia insistente dell’estate tedesca l’azzurro vira verso le tenebre e i luoghi si fanno sempre più spettrali: il castello del ritiro, i bar desolati dove fermarsi a bere a notte fonda, le tribune deserte dopo il fischio finale. A cinquant’anni dal tragico mondiale tedesco del 1974, Azzurro tenebra – il primo romanzo sul calcio della nostra letteratura, mai eguagliato per forza e poesia – resta un libro indimenticabile, un divertente e malinconico canto d’amore per un calcio che dona più dolore che gioie e, come dice Arp, «è anche quello che non è».

Giovanni Arpino, Azzurro Tenebra, 283 pagine, Minimum Fax, riedizione 2024.