È dentro la storia e fuori dal tempo, è cronaca e leggenda, mito e quotidianità, è quella di migliaia d’anni fa e quella di domani, la guerra che Maria Grazia Cipriani (storica animatrice del Teatro del Carretto) porta al festival “Costellazioni” dell’Accademia Cassiopea con il suo Il cielo sta per cadere, lavoro tratto delle Troiane di Euripide che da quelle sembra allontanarsi, tra sperimentazione e riscrittura, e invece quelle proprio incarna, drena, ci riconsegna intatte – eppure rinnovate. Coglie in pieno, così, Cipriani, il senso del teatro classico, inesauribile serbatoio di temi e di motivi la cui eternità significa contemporaneità, se chi vi attinge non ne subisce la statura ma anzi gli si affianca, sovrappone, senza soggezione o sterili purismi, mescolando in parti uguali tradizione e tradimento: istinto di rispetto e necessità d’adattamento.
Sulle tavole di una sala-prove e non su un palco (evenienza del tutto contingente che c’inserisce, però, in uno spazio molto più efficace in termini di vicinanza e contatto emotivo), sei donne un tempo regine e ormai ridotte in schiavitù subiscono le angherie e le vessazioni, le torture fisiche e psicologiche, i giochi sadici e meschini di due carcerieri, due maschi in grigioverde la cui lucida follia è al tempo stesso materica e simbolica, figure come sono esemplari dello strapotere dei vittoriosi sui vinti, dei primi sugli ultimi, dei forti sui deboli: degli uomini sulle donne. Ma anche dei ricchi sui poveri, della maggioranza sulla minoranza, del Nord del mondo sul Sud del mondo e via discorrendo, ché la struttura della storia, la densa simbologia della messa in scena ben riescono ad evocare ogni forma di oppressione, di discriminazione.
È muovendosi, appunto, sul terreno dell’evocazione, dell’allusione, pur senza rinunciare del tutto a una raggelante concretezza nel rappresentare la violenza, che Il cielo sta per cadere sviluppa la sua trama, tra scene e quadri tutti legati ma quasi indipendenti, scene e quadri che sono veri momenti di performance, flash di voci e folgorazioni di corpi estremamente tesi, in una sequela di attimi ad alto tasso tragico che qui e là si lasciano attraversare da un brivido di ironia. Corpi e voci, quelli di questi giovani e giovanissimi attori, che sanno spingersi – a volte anche al limite – in maniera convincente là dove esige la direzione di Cipriani, corpi e voci articolati in stretta relazione con gli efficacissimi, ancorché elementari, effetti sonori e con la lettera, addirittura la prosodia, del testo, quasi fossero più agiti che agenti in questo carosello di morte che è la storia delle Troiane.
E la Storia tutta, in fondo, il cui cielo sta sempre per cadere e poi non cade mai, ma se non cade più (il teatro come questo lo sa bene) è perché è proprio già caduto.
Festival “Costellazioni”, Accademia Cassiopea, Roma, 26 ottobre 2019
IL CIELO STA PER CADERE
tratto dalle Troiane di Euripide
regia Maria Grazia Cipriani
aiuto regia Laura Nardinocchi
con Sofia Abbati, Francesco Barra, Francesco Capalbo, Giulia Celletti, Ariana Cutrone, Marta De Medici, Sara Giannelli, Ilenia Lusito
produzione Cassiopea Teatro-Sperimentazione
in collaborazione con Teatro del Carretto

Nasce a Roma nel 1993. Scrittore e critico teatrale, ha pubblicato i libri di poesia Pagine in corpo (Empiria, 2015) e L’uomo è verticale (Empiria, 2018) e il saggio critico Zero, nessuno e centomila. Lo specifico teatrale nell’arte di Renato Zero (Arcana, 2019). Dal 2017 collabora con il blog di R. di Giammarco Che teatro che fa su Repubblica.it.