La bellezza è la bellezza. Quando c’è, senti che non ti basteranno le parole per raccontare, per descrivere, un nodo ti stringe la gola e gli occhi umidi, il cuore grato.
Otranto e la sua cattedrale, il suo mosaico pavimentale vecchio di mille anni, i fiumi di porpora, le teste mozzate, gli affreschi murari distrutti, la Cattedrale resa stalla per i cavalli non l’hanno cancellata.
La bellezza che la Cattedrale contiene, ti rispunta dopo cinquecento anni e ti dice cose importantissime che valgono per l’oggi.
Così l’albero della vita del mosaico da cui pendono come frutti magnifici tutte le diverse culture, ha regalato l’albero simbolo di Expo 2015 e il dono del concerto del Maestro Riccardo Muti dal titolo :”Le vie dell’amicizia: l’albero della vita Ravenna – Otranto” . Il Maestro ha diretto l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini, l’orchestra e coro del Teatro Petruzzelli e la Stagione Armonica. L’evento è stato prodotto da RAI 1, sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica.
Proprio come nell’albero della vita, emergono le diversità dei brani scelti; ma “le radici della musica risiedono nell’unisono. Una voce sola, quella è la radice. È come un’unica parola, un unico pensiero. Il resto è soltanto decorazione, forma. La potenza della musica sta in una frase, in una frase all’unisono“: così il compositore Part descrive la sua ricerca musicale ed il suo brano “Orient &Occident“. Programma impegnativo per la serata, iniziato con l’Ave Verum di Mozart, poi proseguito con “Sa linnai” (come un lumicino) la musicalità dei versi recitati in Grico, la lingua del Salento grecanico. E ancora, il controtenore Ilham Nazarov ha cantato in lingua Atzera il canto tradizionale “Mahni Sozlari” (“pallida sposa”), poi ancora alcuni brani della “Creazione” di Haydn. D’improvviso, dalla fondo della Cattedrale la soprano Simge Buyukedes ha cantato in arabo un brano “Heryer karanlik” (“Ovunque è buio”), infine su tutto il “Te Deum” di Giuseppe Verdi.
“L’arbore che vive della cima e frutta sempre, e mai non perde foglia” celebrato da Dante Alighieri, ieri sera ha prodotto un nuovo frutto, oggi più che mai attuale, l’incontro commovente, bellissimo delle musiche di oriente ed occidente che ha attraversato la porta di Otranto e gridato che la pace è possibile.
