Tredicesimo album in studio per Jovanotti, già dal primo ascolto “Lorenzo 2015 CC” presenta una moltitudine di stili e di sonorità che spaziano dal rap al funk, per arrivare alla dance music.
Anticipato dal tormentone radiofonico “Sabato”, il disco contiene ben trenta brani inediti, e sorprende per la sua maestria nel fornire immagini e per la sua capacità di intrattenere chi ascolta. Proprio il primo singolo rispecchia molto quanto appena detto. Ovviamente è un brano che è impossibile non conoscere, visto l’enorme successo che sta ottenendo ma, a nostro avviso, manca qualcosa e risulta essere musicalmente incompleto. Lo stesso non possiamo dire del testo della canzone che è invece davvero accattivante, in pieno stile Jova. “Sincronizziamo i cuori sullo stesso bpm / silenzia il cellulare / che non ti serve a niente / A meno che non ti serva fare una fotografia / di noi che ci abbracciamo forte / e poi decolliamo via“.
La prima traccia dell’album, “L’alba”, è un brano molto diverso rispetto a quello appena citato. Ci troviamo infatti di fronte e sonorità elettroniche che ci riportano un po’ indietro nel tempo, a conferma di quanto questo ultimo lavoro di Lorenzo sia un vero è proprio miscuglio di generi e di influenze. La stesse influenze elettro-pop le troviamo nel brano “Musica” che si avvale della collaborazione di Manu Dibango. Anche qui la tastiera e la batteria sono gli strumenti fondamentali, mentre il cantato di Jovanotti è molto old-style e ritorna al rap degli esordi. “E poi c’è questa cosa che mi carica / Si chiama musica / E poi c’è questo cosa che mi carica / e viene dall’Africa / si chiama musica”. Una vera dichiarazione d’amore da parte di Jovanotti. Il brano “Tutto acceso” rimarca un po’ il mood festaiolo dell’album. E’ una canzone che si immagina facilmente cantare negli stadi. Un brano movimentato, le cui sonorità ci ricordano molto gli anni ’80 per la presenza di tastiere e batterie molto marcate. Proprio la batteria sembra essere lo strumento principale del disco. Si sa infatti che Jovanotti per il suo nuovo album ha alternato quattro batteristi diversi. Altro strumento fondamentale è la chitarra che nonostante sia usata in maniera differente, è sempre e comunque presente.
Con “Le storie vere” ci troviamo di fronte alla tipica ballad romantica. Pianoforte delicato, chitarra pop e testo intenso. Davvero un bel brano. “Non mi ricordo mai i nomi delle costellazioni / ma riconosco a memoria la luce dei lampioni / mentre disegnano il tuo profilo / quando sei in macchina di notte accanto a me…“. Proprio il testo conferma la capacità di Jovanotti di emozionare e di scrivere brani che si adattano ad ogni storia d’amore e ad ogni situazione. Anche il pezzo “Ragazza magica” è una bella canzone d’amore, ma è molto più ritmata. Riconosciamo sempre l’immancabile chitarra elettrica e la batteria. Il testo è come sempre molto ben costruito. Spesso ascoltando il brano ci è tornata in mente una canzone di Jovanotti che abbiamo amato da sempre, “Bella”. E’ un brano positivo e orecchiabile. “L’estate addosso” ritorna invece a melodie più rock. E’ molto movimentato e sicuramente sarebbe idoneo a scalare le classifiche estive. “L’estate addosso / bellissima e crudele / le stelle se le guardi / non vogliono cadere / L’anello è sulla spiaggia / tra un mare di lattine / la protezione zero spalmata sopra il cuore / L’estate addosso / come un vestito rosso / la musica che soffia via da un bar / cuccurucu paloma / l’amore di una sera / gli amici di una vita / la maglia dei mondiali scolorita.” Chiaro è il tributo a Franco Battiato di cui a tratti Jovanotti sembra riprendere anche le sonorità. Il testo invece è stato scritto a quattro mani con Vasco Brondi de “Le Luci della centrale elettrica”. Una curiosità: la canzone era stata scelta per un film di Gabriele Muccino di cui l’uscita è stata però rimandata. Il tema dell’estate è protagonista in un altro brano, “Pieni di vita”, che però evita le melodie tipicamente rock per dedicarsi a sonorità più delicate, e prediligendo l’utilizzo del pianoforte.
Al rock invece si immola il brano “Gli immortali”, in cui chitarra elettrica e batteria sono le protagoniste. Importante è la presenza di un coro piuttosto aggressivo e in pieno stile Jovanotti. Stesso stile rock’n’roll lo troviamo in “E’ la scienza bellezza” in cui riusciamo a riconoscere sonorità anni ’70 ma anche anni ’90. Come sempre sono presenti la tastiera,le chitarre elettriche e la batteria a conferma dell’ispirazione elettronica dell’album. “Ho ancora dentro qualcosa di giurassico / come un istinto a sopravvivere a difendermi / Come una musica / punto ad espandermi partiamo, andiamo è la chimica degli elementi / È la scienza, bellezza!”. Testo e melodie sono trascinanti, si tratta di un brano che entra facilmente in testa come quasi tutti quelli di questo album. “Il mondo è tuo stasera” è un pezzo che ritorna al rock e le sonorità che vi riscontriamo sono quasi indie e tipiche del rock all’inglese. È un brano da pogo, forse concepito per il tour che porterà Jovanotti negli stadi questa estate. “Libera” si accomuna al precedente brano perchè sceglie come sempre una chitarra, ma stavolta si rifà a sonorità blues. Dedicato alla figlia Teresa, la protagonista è la batteria. “Ti guardo uscire / e un po’ mi sembra che vai sulla luna / e la distanza aumenta / e non sei più la mia bambina / I rami tuoi si allungano / a cercare aria questo è il tuo viaggio / la tua vita la tua storia / che non è scritta nelle stelle e nel passato / puoi disegnarla col dito / sul vetro appannato.” Questa una parte del testo e si capisce chiaramente che Lorenzo si stia riferendo all’inevitabile percorso di vita di sua figlia. La profondità delle parole però non coincide con il ritmo che è molto veloce e crescente.
Il tema dello spazio che riscontriamo nella parte appena citata del testo di “Libera”, lo troviamo anche nel brano “L’astronauta” che presenta sonorità aliene. Gli strumenti presenti sono come sempre pianoforte, batteria e le chitarre sempre presenti. Il testo sembra confermare il tema spaziale della canzone: “Coordinate est / fascia di asteroidi, K9742 / nave chiama base / rispondete cella in avaria / tento un atterraggio di fortuna / Protocollo X, possibilità quasi nessuna / missione atlante Pilota Giò / ultime parti di ossigeno.” Questo brano non è sicuramente uno dei migliori dell’album, ma si difende bene. Sullo stesso filone è “Gravity” che si trova nel secondo dei due cd. E’ un brano costruito per mettere in risalto la vocalità. L’unico strumento sempre distinguibile è la batteria. Non convince a nostro avviso la canzone “Con uno sguardo” che ricorda sonorità leggermente r’n’b ma molto più movimentate. In compenso, il brano è un tripudio di strumenti: batterie, chitarre, pianoforte e fiati. La voce di Jovanotti è troppo sforzata e sofferente, a conferma del fatto che non ci troviamo indubbiamente di fronte ad un cantante dotato di chissà quale tecnica. Atmosfere gitane e sudamericane sono invece presenti e udibilissime in “Caravan story” . A conferma di ciò la strumentazione: chitarra e fiati sopratutto, e l’immancabile batteria che forse stona un po’. Il testo invece è molto bello : “Lei arrivò che si sentiva stanca / entrò in quel bar come se fosse in fuga / la vita capita che a volte arranca / cerca una strada per dimenticare / ordinò un tè ma senza averne voglia / e vide lui con quel giubbotto orrendo / tutto il contrario di ogni suo percorso / c’era qualcosa però in quella sua posa da orso / pensò al suo uomo pieno di contegno / alla sua aura a quel suo grande impegno / che non gli aveva mai detto ti amo / col tono giusto che una donna sa / decise subito in mezzo secondo / quello che da una vita già sapeva / che non esiste proprio niente al mondo / paragonabile alla sensazione di essere importante per qualcuno”. Varrebbe la pena riportarlo tutto. “Il cielo immenso” e “Perchè tu ci sei” sono invece entrambe due belle canzoni d’amore. La prima si caratterizza per la presenza di chitarra acustica e piano; la seconda invece riscopre l’utilizzo degli archi e dei mandolini, un po’ come era stato per “Le tasche piene di sassi”. L’ultimo brano della prima dell’album è “Insieme” che si distacca un bel po’ da quanto ascoltato fino ad ora. La canzone parte in sordina per arrivare poi all’exploit del ritornello in cui la voce di Jova è alta (e stonata). Il testo è sempre bello, cosa non insolita quando si parla di Jovanotti. “Tengo dentro e porto appiccicato addosso / quell’istante di magia quando siamo come ora / insieme quando siamo io e te / insieme” . Ci troviamo nuovamente di fronte ad una canzone d’amore. Gli strumenti sono pressochè gli stessi: chitarra, batteria e l’immancabile tastierone anni ottanta.
Il secondo cd si apre con il brano “Melagioco” in cui Jovanotti collabora con gli Antibalas. Di nuovo ci troviamo di fronte al massiccio uso della batteria. L’atmosfera del pezzo è molto afro ed è resa tale anche dall’uso dei fiati. Le atmosfere cosmopolite di cui l’album di Lorenzo si nutre, sono davvero presenti in ogni pezzo e sopratutto in brani come “All the people”, “Il riparo” e “Il vento degli innamorati” caratterizzate rispettivamente da sonorità latine miste all’elettronica la prima, atmosfere brasiliane e di samba la seconda, e ritmi giamaicani la terza. Quest’ultima è una canzone d’amore mentre “All the people” è in lingua inglese/spagnola. Un altro brano alternato tra lingua inglese e italiana, è “La bhoème” in cui Lorenzo si cimenta con sonorità funk.
“Il riparo” invece ha un testo molto bello e profondo: “I vecchi del mio paese / se ne stanno seduti al bar / e ridono di quelli che vanno di corsa / duella con il disastro / la gente della mia età / e tutto è una prova di forza / le storie d’amore / prendono pieghe improbabili / le strade a volte si perdono / la vita si incasina / si complica la trama / e poi arriva un arbitro che fischia”. Pezzi tipicamente rock ma melodici sono invece “Un bene dell’anima” e “Si alza il vento”. Il primo è un bel brano sull’amicizia caratterizzato da una chitarra, un piano e la solita batteria. La presenza della tromba nella parte finale addolcisce moltissimo le sonorità. Il testo è molto intenso ed è l’ideale da dedicare ad un amico importante: “Che cos’è un amico / nessuno lo sa dire / centomila libri non lo sanno spiegare/ Rimanerci male per una stronzata / essere gelosi di una fidanzata / fare finta di niente / ma sentire nel petto / che qualcosa manca / ancora di non detto / Forse è tutto qui / che cosa vuoi che dica / forse è proprio questo / il bello della vita / poter dire un giorno / è stata una fatica / ma ti voglio un bene dell’anima”. “Si alza il vento” si avvale della collaborazione di Bombino, cantante nigeriano. Anche in questo caso le sonorità sono molto afro, però contemporaneamente avvertiamo le contaminazioni rock e pop alla europea. È un brano particolare che però non resta molto impresso. Presenti come sempre tastiere, chitarre e la batteria che scandisce il ritmo. Suoni cupi e anni ottanta anche per “Una scintilla”, in cui immancabile avvertiamo la batteria e le tastiere. Il testo è molto bello ma altrettanto oscuro a conferma che ci troviamo di fronte ad uno dei brani più particolari dell’album: “Perché io sono l’animale / e tu sei l’uomo col fucile / e per quanto tu ti sforzi non avrai mai il mio stile / perché io vivo nel passaggio / come la flora dell’intestino / e frequento le cose possibili / tra il parabrezza e il moscerino / Come quando la gente balla / diventa benzina sui pistoni / e si fonde con il ritmo / come aria nei polmoni / come lasciarsi alle spalle / il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato / non ho occhi dietro alle testa e nemmeno di lato”. Non capiamo effettivamente a cosa Lorenzo si stia riferendo, ma il testo funziona certamente molto più delle sonorità che non convincono e anzi sono parecchio ripetitive. “E non hai visto ancora niente” e “Fondamentale” , sono invece due canzoni dalle sonorità più “normali”. La prima si caratterizza per una melodia squisitamente pop. Chitarra elettrica e riferimenti costanti al tema dello spazio, si accompagnano nel ritornello, a sonorità elettro-dance che però non disturbano. E’ molto ritmata e il testo è come al solito in pieno stile Jovanotti cioè capace di comunicarci immagini: “Eppure / eppure / eppure / milioni di serrature / non riescono a tenermi chiuso il cuore”. “Fondamentale” è un brano ritmato e caratterizzato da una strumentazione più comune: chitarra, batteria e trombe in evidenza. L’ultimo brano è “7 miliardi” . Rock classico molto american style. Chitarre, batteria e trombe: è un tripudio di strumenti. Una canzone positiva, trascinante e dal testo molto bello: “Partirò / è sempre questa voglia di vedere / di andare dove portano le strade / e là in fondo che cosa c’è / e lì in cima che cosa c’è / e se è vero che si vede un panorama che pacifica il cuore / fa esplodere il cuore / in 7 miliardi di pezzi senza dolore / Il mio posto è nel mondo / in mezzo al cuore della gente!”.
“Lorenzo 2015 CC” merita indubbiamente una valutazione positiva: ci sono pezzi per tutti i gusti che siano ritmati, rock , esotici , dance o elettronici. Come al solito Lorenzo si conferma un’artista poliedrico capace di sperimentare e di regalare al pubblico testi meravigliosi e riflessivi. Non si può parlar male di Jova perchè negli ultimi anni ha vissuto una maturazione artistica fuori dal comune pur riuscendo a restare sempre il ragazzone che cadde nei fiori di Sanremo.
Lorenzo ‘Jovanotti’ Cherubini – Lorenzo 2015 CC (Universal). Genere: Pop. Tipo album: Studio. Pubblicazione: 24 Febbraio 2015. Dischi: 2 – Tracce: 30 (Disco 1: 18 – Disco 2: 12). Durata: 130′ (Disco 1: 75′ – Disco 2: 55′ ).