Nell’autunno 1989 ero poco più che una matricola. Secondo anno di Ingegneria Informatica, mi affacciavo al mondo curioso e incerto verso il futuro che mi attendeva. Giovedì 9 novembre 1989 sembrava una giornata come le altre, cielo grigio, autunno avanzato, freddo. Mattina passata all’Università a seguire i corsi, pomeriggio in casa, qualche ora di studio “matto e disperatissimo” con un paio di colleghi, e poi con loro break passato a suonare (un classico anche questo: tra gli studenti di ingegneria, era altamente probabile trovare qualcuno che strimpellasse la chitarra…e D’Addario allora era solo una famosa marca di corde…!!!). Repertorio, assai classico per quel periodo: Pink Floyd, U2, Battisti, De Gregori.
A cena, la tv accesa rimbalza una notizia che ha del clamoroso: era stata ufficialmente autorizzata la libertà di circolazione tra Berlino Est e Berlino Ovest. Il che, in pratica, suggellava la fine del Muro, in piedi dall’agosto 1961, e del confine tra est e ovest, e dava una spallata non indifferente al senso di guerra fredda con il quale eravamo nati e cresciuti, e con noi le generazioni che ci avevano appena preceduto.
Merito di tutto questo da ascrivere anzitutto al nuovo corso sovietico, a un uomo di pace chiamato Mikhail Gorbaciov (che esattamente venti giorni dopo avrebbe incontrato in Vaticano Papa Giovanni Paolo II… un caso? Secondo me no…), che in nome di “glasnost” e “perestroika“, e molto probabilmente in cambio di notevoli aiuti economici dall’ovest, aveva frantumato la granitica e ipocrita solidità della madre Russia offrendo libertà e democrazia ai suoi connazionali e a tutte le popolazioni dell’est, attraverso un processo che, ad eccezione della Romania, non avrebbe causato spargimenti di sangue.
Ma più tardi avremmo saputo che, a innescare la miccia che portò alla notte che fu indimenticabile per i tedeschi, quella in cui il mondo ricaricava il proprio bioritmo partendo da Berlino, fu un giornalista italiano. Riccardo Ehrman, corrispondente dell’Ansa da Berlino – che a 13 anni era stato deportato al campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia (CS), e che per puro caso era scampato ad Auschwitz – si trovò ad essere l’uomo giusto al momento giusto, quando, nel pomeriggio di giovedì 9, nel corso di una conferenza stampa tenuta dal funzionario Ddr della Propaganda Günter Schabowski, chiese allo stesso esponente di governo quando sarebbero state rimosse le restrizioni di viaggio. La risposta di Schabowski – “Da subito” – frutto della sua errata interpretazione di un dispaccio governativo appuntato a matita in fretta e furia, testimoniò l’imbarazzo di un governo ormai in bambola, ma fu quella che cambiò la storia.
Ecco il servizio dall’edizione di Tagesschau, il tg dell’ARD, andata in onda alle ore 20 di quel 9 novembre 1989, con le immagini di quella storica conferenza stampa:
La notizia rimbalzò di agenzia in agenzia e quella stessa sera al confine tra Est e Ovest si presentarono migliaia di berlinesi che, in poco tempo, varcarono senza problemi la soglia che per quasi trent’anni era stata loro negata. Nei loro occhi, la speranza di Kennedy, le visioni di Wenders, e la straordinaria libertà dell’arte, rappresentata dal magico violino del maestro Rostropovich che, sotto un muro che si stava felicemente sgretolando, improvvisò il suo concerto più bello, e commosse il mondo.
Quelle immagini raccontano molto più di un libro di storia: la stessa storia che, attraverso la televisione, ha bussato al cuore e alla mente di ciascuno di noi, piccole comparse su un palcoscenico immenso e imprevedibile.
10 Novembre 1989 – I TG RAI RACCONTANO LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO
11 Novembre 1989 – L’ESIBIZIONE DI ROSTROPOVICH DAVANTI AL MURO APERTO
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…