“Cantando il duol si disacerba”, scriveva il più raffinato eppure pop dei poeti della nostra letteratura (si fa per dire) antica, Francesco Petrarca, in una delle pagine giovanili del Canzoniere, e davvero ci balza in testa questo verso nell’ascoltare il nuovo disco di Ivana Spagna, intitolato, con fierezza e stoica vanità, col semplice anno di nascita: 1954. Un disco in cui forte è il legame tra canto e dolore, melodia e sofferenza, se in fondo la gioia d’ogni voce che s’alza in volo è l’altra faccia della disperazione d’ogni vita che rischia invece di rovinare al suolo, in un continuo corpo a corpo tra desiderio e conquista, speranza e realtà. A quasi dieci anni di distanza dall’ultimo progetto di inediti in inglese, Spagna torna così finalmente all’italiano, con dieci tracce che sanno mescolare tradizione e innovazione, sperimentando nuove sonorità senza perdere però in forza melodica, marchio di fabbrica e fiore all’occhiello di un’artista che in decenni di carriera, tra indimenticabili alti e pur sempre fisiologici bassi, non ha mai smesso di costruire bellezza, lungo un percorso che fa d’un appassionato rigore il proprio punto di forza.
Rigore e passione, ecco, precisione e istinto, abilità tecnica e trasporto emotivo: sono queste, ancora una volta, le parole d’ordine con cui Spagna incide questi nuovi brani, riassumendo in sé con stessa efficacia la maestria dell’esperta e lo slancio della debuttante, in un caleidoscopio di suoni e di motivi, di immagini e sensazioni che sanno farsi contemplare tanto quanto far commuovere. Si ascoltino, ad esempio, i classici Essenza e anima e, soprattutto, Mi manchi tu, preziosissimi momenti musicali che a un’oggettiva perfezione stilistica e a un’indiscutibile eleganza tecnica sanno affiancare una rara spontaneità interpretativa e emotiva, conquistando al tempo stesso il cuore e l’orecchio. E lo stesso succede nei brani più sperimentali (l’elettropop di Prigioniera nel tuo nido e il leggerissimo rap di Nonostante tutto, di cui Spagna è solo interprete), nell’unica traccia non inedita (Se io se lei, cover riuscitissima del celeberrimo brano di Antonacci) e addirittura nel momento più frivolo del disco, il reggaeton Cartagena, la cui confezione radiofonica da tormentone estivo nulla toglie alle doti vocali e, specialmente, alla sincerità di Spagna.
Eccola, allora, l’altra parola chiave: non c’è brano di questo disco in cui non sia vivida e tangibile la sincerità professionale, umana, emotiva di Ivana Spagna, la sua tenera e fiera voglia di mettersi e rimettersi in gioco, di esserci per la musica, con la musica, per se stessa e per il suo pubblico, con una creatività e un entusiasmo, un’umiltà davvero esemplari. E se a tutto questo si aggiunge poi la sua notissima ma ogni volta impressionante vocalità, la sua voce che sembra sempre provenire da un altrove indefinito e che si staglia verticale a connettere terra e cielo, materia e spirito, allora il successo (quello vero delle opere musicali, non quello finto delle operazioni commerciali) è assicurato.
Così come è assicurata quell’umana complicità con l’ascoltatore, specialmente quando ci si rende conto di un continuo, sottile ma insistente velo di dolore. A far da filo rosso a tutto il disco, infatti, sembra esserci una cortina di malinconia, una serpe d’ombra in seno pure al sole, un che di oscuro che Spagna sa dominare e sublimare in canto ma che in fondo non vuole davvero cancellare, a riprova di quella sincerità tutta istintiva. Non è un caso, allora, che la traccia di chiusura sia la lirica Chissà se mai, brevissimo brano che sin dal titolo richiama una dimensione di sospensione, di spossata ma non sconfitta attesa: “…respirerò / dai ricordi / finché fiato in corpo avrò”. E ne avrà, sì, pronta per portare in tour (magari in chiave acustica, come alcune tracce qui lasciano intuire) questi e altri brani, continuando, col canto, a lenire ogni dolore.
IVANA SPAGNA – 1954 (Tuned Turtle Management / Distribuito da self, 2019)
IVANA SPAGNA – 1954 – Tracklist
- Nessuno è come te
- Prigioniera nel tuo nido
- Cartagena
- Nonostante tutto
- Essenza e anima
- Se io se lei
- Mi manchi tu
- Nel tempo
- Amici per amore
- Chissà se mai

Nasce a Roma nel 1993. Scrittore e critico teatrale, ha pubblicato i libri di poesia Pagine in corpo (Empiria, 2015) e L’uomo è verticale (Empiria, 2018) e il saggio critico Zero, nessuno e centomila. Lo specifico teatrale nell’arte di Renato Zero (Arcana, 2019). Dal 2017 collabora con il blog di R. di Giammarco Che teatro che fa su Repubblica.it.