Nel ciclo di vita che fa del corso delle stagioni una sinfonia agrodolce e profumata, usuale eppure sempre nuova, la spiaggia proietta ancora immagini di un nuovo solstizio. Odori e suoni si mescolano in un sapore piatto e vociante, dove dialetti e portafogli si confondono in un palcoscenico sul quale tutti recitano una parte, e dove schiavitù vecchie e nuove si inseguono cullate dal rumore del mare. I vu cumprá, schiavi di serie Z in un mondo che si indigna per tutti ma non ancora per loro, trascinano chincaglierie inutili regalando la loro acida disperazione alla pietà degli impiegati, che tra un gossip e un cruciverba si godono il sole, schiavi a loro volta dell’illusione di un meritato riposo dopo un anno di lavoro.
E, mentre ad altre latitudini la vita sembra non valere nulla, e dipende dalla follia estrema di chi combatte assurde crociate in nome della religione, qui si parla ancora di femminicidio, e pensi che quel ‘dio’ che conclude la parola sia davvero troppo occupato a concedere il libero arbitrio per non intervenire e salvare chi non merita di morire così.
Il mare intanto, come un cinema che non va mai in ferie, proietta senza sosta la tragedia degli sbarchi di clandestini, schiavi dell’illusione di libertà, e il telegiornale lascia spazio a ció che sembra ma che non è, in un rimando di disequilibri inadatti alle convenzioni, in un valzer ondivago e sussultorio, dove il passato la fa da padrone. Vera mantide, la tv vomita un presente di violenza verbale e fisica, e invita a rifugiarsi ancora nel passato che fu, che tra un film di Alberto Sordi, un monologo di Walter Chiari e uno sketch di Franco e Ciccio proietta l’illusione nostalgica di un tempo cristallizzato in una teca di plastica, pronta a dissolversi al prossimo risveglio autunnale.
Ma c’è la speranza, che abbatte ogni schiavitù aprendo la strada al futuro che appartiene a falegnami e ai filosofi. È la speranza di chi continuerà a credere e lottare perché il mondo sia più giusto e più equo. È la speranza di chi ha e avrà il coraggio di innamorarsi, per costruire castelli di vita che un Dio geloso chiamato orgoglio o denaro mai faccia crollare.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…