NoteVerticali_Enzo Baldoni_3Le tragiche notizie che giungono quotidianamente da Siria e Iraq rendono tristemente facile pensare al 2004, quando ho incontrato, grazie alle cose che ha scritto, Enzo Baldoni, anzi Enzo G. Baldoni, come amava firmarsi lui. Baldoni di mestiere faceva il copywriter, aveva fondato l’agenzia “Le balene colpiscono ancora” ed era un personaggio abbastanza noto nell’ambiente pubblicitario italiano. Ma quella di creativo era una ‘copertura, perchè Enzo era un gran curiosone, anzi un vero e proprio ficcanaso. Appassionato di fumetti e di tematiche civili, amava viaggiare, ma non nei posti sicuri, comodi e tranquilli come quelli che un 56enne benestante avrebbe potuto permettersi. A Enzo piaceva catapultarsi nelle zone più calde del pianeta, dalla Colombia all’Indonesia, in cui si respirava a fatica, e dove per chi le abitava la guerra era il pane quotidiano. Da lì, per testate importanti come “Diario“, “Il Venerdì” e “Linus“, Enzo ha raccontato quello che vedeva, con un occhio mai proteso verso la spettacolarizzazione degli eventi, ma anzi diretto a smitizzare ogni cosa, umanizzandola con l’ironia e il grande disincanto che sono tipici delle menti più ingegnose e delle sensibilità più colte. Nel luglio 2004 decide di fare una vacanza in Iraq (!), per capire cosa succede in quella terra così martoriata, dove la liberazione da Saddam Hussein ha gettato il paese nel caos più totale, e dove nonostante l’intervento degli Usa di Bush e dei suoi alleati, compresa l’Italia, sembra non esserci più spazio per la pace.

Baldoni decide di partire, pur sapendo che potrebbe essere pericoloso. Ma non se ne preoccupa, come scrive nel suo blog aperto per l’occasione su Splinder (oggi chiuso, ma diversi contributi di Baldoni sono presenti sul blog del giornalista Rai Pino Scaccia al link http://enzobaldoni.wordpress.com):

Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch’io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L’indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato.’


NoteVerticali_Enzo Baldoni_1Dall’Iraq Baldoni racconta sul blog tutto quello che osserva, consegnandoci emozioni e stati d’animo, e su tutto quell’allegria contagiosa che fa sembrare più leggera anche la guerra. Grazie a lui conosciamo gli impassibili cuochi del Palestine, che preparano da mangiare in un clima surreale tra una bomba e un missile, le bellissime volontarie della Mezzaluna, che farebbero perdere la testa a chiunque, e i tifosi della nazionale di calcio irachena che gioiscono per la vittoria della loro squadra sparando per strada. Sembra un altro mondo, un altro Iraq, rispetto a quello raccontato dai telegiornali, che contribuiscono a far montare, sia pur indirettamente, la repulsione verso luoghi maledetti dal presente, ma ai quali la storia ha regalato perle di civiltà.

Stasera, finalmente a cena fuori dal compound del Palestine – Sheraton, che è pesantemente controllato dagli americani e dalla neonata polizia irachena. Ceniamo in un kebab sulla strada, nessuno parla inglese, non esistono menù e nemmeno la birra, ma il pollo è delizioso (si mangia con le mani, chiaro). Ghareeb è ingegnere, è intelligente e molto colto, come gran parte dei palestinesi, parla un discreto inglese e conosce bene la storia. Una compagnia piacevole. E poi è più grosso di me e somiglia moltissimo a un certo Giodi di cui sono molto amico. Cosa chiedere di più alla vita?
Mah, magari una bimba. Debbo avere l’Onnipotente dalla mia parte, perché mi esaudisce in dieci secondi netti. Il guaio è che deve essere un po’ sordo.
Avevo detto bimba, Signore, BIMBA! Non BOMBA!

Il 21 agosto Enzo annuncia in un post che andrà a Najaf per portare acqua e medicinali alla popolazione assediata. Passano due giorni, il blog non registra altri suoi interventi. Purtroppo però, viene ritroivato il corpo senza vita di Ghareeb, il suo autista, che in uno dei post pubblicati sorrideva davanti all’obiettivo di Enzo. Il 24 Baldoni compare in televisione: è il protagonista indiretto di un videomessaggio fatto recapitare alla rete Al Jazeera. Una fantomatica organizzazione integralista dichiara di averlo rapito, e in cambio della sua liberazione chiede all’Italia di lasciare l’Iraq entro 48 ore. Sembra uno scherzo, non si può rapire un uomo di pace e pesarlo come bottino di guerra e arma di ricatto. Ma le 48 ore passano, e passa anche la terribile notizia: Enzo è stato ucciso. A più di un decennio di distanza, Bush ha lasciato gli Usa ma l’Iraq continua ad affacciarsi martoriato sul palco del mondo. Sembra non essere cambiato nulla, in quelle aree nelle quali la civiltà e la bellezza hanno lasciato il posto al terrore e alla violenza. Mi piace pensare che lo spirito di Enzo veleggi libero nel cielo, magari sopra un tappeto volante come Alì Babà, attorniato da splendide odalische che lo cullano e sorridono alle sue battute. Siamo certi che però il suo ricordo abita sicuro nel cuore di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto un po’ di bene, anche attraverso le cose che ha scritto. Ciao, Enzo.

Mi rilasserò e andrò dove mi guida la panza. 
E, speriamo, il culo.

NoteVerticali_Enzo BaldoniPS: Ecco cosa scriveva Enzo in quei giorni del 2004 ipotizzando in modo semiserio il suo funerale…

Istruzioni per un funerale. Ordunque, trascurando il fatto che io sono certamente immortale, se per qualche errore del creatore prima o poi dovesse succedere anche a me di morire – evento verso cui serbo la più tranquilla e sorridente delle disposizioni – ecco le mie istruzioni per l’uso. La mia bara posata in terra, in un ambiente possibilmente laico, ma va bene anche una chiesa, chi se ne frega. Potrebbe essere la Casa delle Balene, se ci sarà già o ci sarà ancora. L’ora ? Tardo pomeriggio, verso l’ora dell’aperitivo. Se non sarà stato possibile recuperare il cadavere perché magari sono sparito in mare (non è una cattiva morte, ci sono stato vicino: ti prende una grande serenità) in uno dei miei viaggi, andrà bene la sedia dove lavoro col mio ritratto sopra. (…) Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati. Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e i miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che assolutamente non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po’ più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati. Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato. Poi una tenda si scosterà e apparirà un buffet con vino, panini e pannetti, tartine, dolci, pasta al forno, risotti, birra, salcicce e tutto quel che volete. Vorrei l’orchestra degli Unza, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini, sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare. Voglio che ognuno versi una goccia di vino sulla bara, checazzo, mica tutto a voi, in fondo sono io che pago, datene un po’ anche a me. Voglio che si rida – avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte. E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un’offesa alla morte, bensì un’offerta alla vita. Verso le otto o le nove, senza tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata. Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega.

 

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...