L’originale amicizia tra una bambina e Anna Maria Ortese nel 1968 diventa artificio letterario per una storia di libertà e di riscatto
Nel 1968, Anna Cannavò, una bambina di dieci anni di umili origini che vive a Siracusa, scrive una lettera a una scrittrice famosa, Anna Maria Ortese, raccontandole la propria giornata e porgendole alcune domande:
A scuola ci vado volentieri perché si dicono parole in continuazione, parole di storia, di geografia, di letteratura. La letteratura è la mia materia preferita e nell’antologia ho scoperto moltissimi scrittori e artisti. Io ogni volta che leggo cose di artisti, tutta mi mescolo in una commozione. Ed è per questo che da lei, signora Anna, vorrei sapere come si diventa poeti, se è una cosa di natura come il brutto carattere, o se si può addestrare come la ginnastica. Potrebbe anche essere che è un po’ e un po’, e che uno poeta ci nasce, ma pure ci diventa, o potrebbe anche darsi che uno rinasce ogni volta che diventa poeta. Non lo so. Io la mia unica poesia l’ho scritta di nascosto e l’ho dedicata a un cane, era un cane povero e lì ho capito che mi attraevano tutte le cose tralasciate dagli altri.
La lettera partecipa a un concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione il cui premio consiste nel far trascorrere al vincitore una giornata a casa della destinataria della lettera. Anna vince e così da Siracusa arriva a Milano insieme alla propria maestra. Nel capoluogo lombardo sarà ospite della scrittrice, che vive con la sorella e un gatta cieca, per un’intera settimana.
Il mistero di Anna è un romanzo di Simona Lo Iacono edito da Neri Pozza. La storia intreccia una trama a metà tra realtà e immaginazione. Frutto della fantasia dell’autrice, l’incontro tra la bambina Anna e Anna Maria Ortese, scrittrice famosa che aveva da poco dato alle stampe un romanzo di successo come Poveri e semplici (pubblicato per nel 1967 da Vallecchi e vincitore dell’edizione di quell’anno del Premio Strega), dà luogo a una felice declinazione della poesia secondo gli stilemi più nobili che questa parola possa significare. Una contaminazione gratificata dalla purezza, quella di una bambina che ha dalla sua solo il desiderio di imparare e la voglia di evadere da una realtà grigia e deprimente.
Un romanzo inatteso e semplice, capace di scardinare proprio attraverso la semplicità delle parole l’austerità di un santuario laico come l’ambiente letterario, esplorato con rispetto e curiosità da una bambina affascinata da un mondo che, come dice Anna alla maestra, ha a che fare con l’ignoto e col mistero, pure col mistero che c’è dentro di noi. La storia, raccontata in prima persona dalla piccola protagonista, viene intervallata da capitoli in cui è la Ortese a prendere la parola attraverso lettere scritte a una sua amica, citata solo per l’iniziale del proprio nome (R.). Episodi epistolari che sembrano slegati dalla narrazione, ma che invece ad essa si legano in un intreccio narrativo che il lettore finirà per scoprire non senza provare un senso di compiutezza e appagamento.
In conclusione, Il mistero di Anna ci restituisce il senso di gratitudine per la bellezza delle parole, di quelle parole che esprimono il gusto per il sentimento e per la poesia. E ci regala un ricordo non didascalico di una scrittrice, Anna Maria Ortese, dimenticata forse troppo presto.
Simona Lo Iacono, IL MISTERO DI ANNA, Neri Pozza, 2022.
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…