“La bellezza non sta né dentro né fuori, ma nell’aria che ti circonda”: questa frase potrebbe tranquillamente descrivere Splendore a Shangai, il nuovo romanzo di Gianfranco Manfredi. Una rapsodia di quello che sono stati un tempo e un luogo irripetibili. Tra gli anni Venti e Trenta Doremì, giovane pianista di provincia, improvvisa colonne sonore dal vivo in un piccolo cinema di paese, mescolando la formazione classica alla sua istintiva propensione al jazz e al varietà angloamericano. L’incontro con il conte Paolini e l’inaspettato ingaggio per un concerto in Estremo Oriente daranno una svolta decisiva alla sua vita, fino all’arrivo in una Shanghai internazionale e all’avanguardia, sullo sfondo della guerra civile e dell’incipiente conflitto contro il Giappone. Una vicenda dalla dichiarata natura musicale che trasmette perfettamente le atmosfere di frenesia e creatività dei primi del Novecento.
Cinema, storia, sentimenti e abitudini sociali sono contenuti nella vicenda di Doremi, questo giovane adulto che si scontrerà in maniera del tutto inaspettata con donne bellissime , testimoniando attraverso la sua musica la crescita della settima arte, ma anche incidendo in prima persona sul diffondersi della passione per la vita di tutte le differenti tipologie di esseri umani che si sono travate a vivere quelle giornate infinite. Manfredi riporta in vita un sound dimenticato come il primo swing jazz che ha rappresentato le basi di tutta la musica leggera. Con lo scorrere delle pagine assistiamo alla crescita del protagonista professionale e umana e i suoi racconti in prima persona rendono al lettore lo sviluppo di una parte di mondo dove un certo stile di vita era arrivato da poco tempo. Il romanzo è soprattutto la storia di un musicista, infarcito quindi di canzoni scritte o semplicemente ascoltate da Doremi. Una lente d’ingrandimento, quella di Manfredi, su compositori classici che un tempo erano alle loro prime produzioni. Parlare di romanzo di formazione personale sarebbe riduttivo, ciò che lo scrittore propone è la formazione di un musicista, ma anche la formazione stessa della musica e delle abitudini sociali. Il divertimento, il jazz e l’alcool di Shangai diventeranno qualche anno dopo il manifesto di una generazione con le medesime ambizioni, l’unica differenza sarà l’apparire del rock.
Ricco di personaggi realmente esistiti che s’intersecano con quelli di fantasia Splendore a Shangai è un ottimo scritto in grado di emozionare e far scoprire film e canzoni che, negli anni, si sono un po’ perse. Musica che non esiste più, nel senso puro del termine; creata da persone dopo anni di studio e di gavetta e senza talent show e soprattutto suonando strumenti e leggendo le note.
Gianfranco Manfredi (1948) ha al proprio attivo album musicali sia come cantautore che come autore per altri cantanti e interpreti.
Ha sceneggiato film per il grande schermo e per la televisione. È autore e sceneggiatore di popolari serie a fumetti (Magico Vento, Tex, Dylan Dog). Tra i suoi romanzi: Magia Rossa (1983), Il piccolo diavolo nero (2001), Ho freddo (2008), La Freccia Verde (2013).
“Splendore a Shangai“, 2017, 448 pagine, Skira editore, 25 euro.
Nasce a Milano qualche anno fa. Usa la scrittura come antidoto alla sua misantropia, con risultati alterni. Ama l’onestà intellettuale sopra ogni altra cosa, anche se non sempre riesce a praticarla.