
Ciò che colpisce è la volontà di affermare quanto simili e comuni possano essere le strade che pedagogia e teatro affrontano, ciascuno nella propria unicità, in un incontro che, partendo da principi teorici, si celebra sotto l’egida di un piano pratico, quello dell’esperienza. Secondo l’autrice, infatti, l’incontro tra teatro e pedagogia può avvenire “riconoscendo un ruolo centrale all’esperienza laboratoriale, così come Dewey l’aveva ipotizzata per la scuola pensando ad un processo proficuo non tanto per apprendimento quanto per la “formazione” dell’uomo“. Già, la formazione, che è alla base dell’esperienza teatrale, testimone di un incontro, quello tra attori e spettatori, da vivere con la consapevolezza della necessità di uno scambio biunivoco, attraverso cui poter formarsi reciprocamente, in una relazione paritaria. Come afferma la Costantino, “ci sarebbe bisogno di una maggiore presenza di teatro, nella pedagogia e nella cultura in genere, se non altro per fare fronte al bisogno crescente dell’uomo contemporaneo di comunicazione “reale” e di interrelazione: con gli altri, con gli oggetti, con la natura, con il mondo”.

Vincenza Costantino, docente di materie letterarie nei licei scientifici, è dottore di ricerca in Theory of Education (Università degli Studi di Macerata) e in Arts et Sciences de l¹Art (Université Paris 1 – Panthéon Sorbonne). È stata docente a contratto di discipline dello spettacolo presso l¹Università della Calabria. Ha curato Teatro in Calabria 1870-1970. Drammaturgia repertori compagnie (Vibo Valentia, Monteleone, 2003), e ha tradotto dal francese: R. Bellour, Fra le immagini. Fotografia, cinema, video (Milano, Bruno Mondadori, 2007).
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…