«C’era una volta una bambina di nome Ella, lei vedeva il mondo non com’è ma come dovrebbe essere». La favola più famosa al mondo ritorna sul grande schermo grazie alla Walt Disney e al lavoro del regista Kenneth Branagh (Hamlet,Thor).
La giovane Ella (Lily James) è una bambina dai lunghi capelli color oro, figlia di un mercante sempre in viaggio per lavoro, ma con il cuore sempre vicino a lei e all’adorata madre. La vita di Ella scorre pacifica e serena, fino a quando la madre malata muore lasciandola, ma facendole promettere di essere “sempre buona e gentile”. La sofferenza per la perdita con il tempo si tramuta in ricordo. La giovane Ella cresce prendendosi cura della casa e del padre, che però sente la mancanza di una donna al suo fianco. Sposerà per questo Lady Tremain (Cate Blanchett) una vedova dai modi sofisticati e dispotici, accogliendola in casa insieme alle sue due figlie Anastasia e Genoveffa. Purtroppo la vita per Ella riserva un altro brutto colpo. Anche l’amato padre morirà, lasciandola sola con la matrigna e le sorellastre che inizieranno a trattarla come semplice serva, confinandola nella lugubre e fredda soffitta e affibbiandole spregiativamente il nomignolo di Cenerentola. Ella, esasperata e triste, scappa nel bosco dove incontra Kit (Richard Madden), il principe. Il ragazzo, erede al trono, rimasto folgorato dalla presenza e dalle parole di Ella, decide di aprire il ballo che la corte sta organizzando, a tutte le dame del reame con lo scopo di rivederla. Allo stesso tempo Cenerentola, convinta che Kit sia solo un apprendista a palazzo, non vede l’ora di partecipare per poter incontrarlo nuovamente. Ella però è innocente, ingenua e non sa che deve fare i conti con la cattiveria e le gesta manipolatrici della matrigna e delle due sorellastre, che le strappano il vestito e non le permettono di partecipare al ballo. A questo punto la realtà deve far posto alla magia, fate madrine, zucche che si trasformano in carrozze, lucertole che diventano lacchè e scarpette di cristallo. Ella, grazie al bidibi bodibi bu della “tata mancina…ehm Fata madrina” (Elena Bowncarten) potrà partecipare al ballo e ballare con Kit, scoprendo così che lui è il principe, il suo principe.
La storia di Cenerentola è ormai nota a tutti, sappiamo che la bella Cinderella verrà poi trovata dal principe grazie alla scarpetta di cristallo persa tra le scale del palazzo, ma questa versione della storia riporta nel mondo delle favole una ventata di aria fresca in mezzo a tutto il dark a cui il cinema ci ha abituati negli ultimi anni. A circa sessant’anni di distanza dall’uscita del cartone animato, dove Cenerentola canticchia con gli uccellini “I sogni son desideri di felicità”, Branagh porta al cinema una versione fedele al nostro immaginario collettivo. Basta con Capuccetto Rosso che si trasforma in un lupo mannaro, basta con Biancaneve eroina dei popoli che con armature sfavillanti comanda le armate, basta con mondi paralleli e rivendicazioni di troni, qui parlano la gentilezza e il coraggio. Ma non il coraggio che serve per saltare giù da un dirupo, bensì quello semplice, di una ragazza che sa perdonare, che sa essere gentile anche verso chi non lo merita, che continua a vedere il mondo come dovrebbe essere e non per il luogo negativo e oscuro che è. Quello che ci viene proposto è un linguaggio molto etereo, sincero, limpido, come limpido è l’azzurro del cielo che sovrasta la tenuta di Ella. Il suo è un mondo dai colori pastello. L’azzurro del suo abito, il rosa della sua pelle, il biondo dorato dei suoi capelli. Tutto è tenue, trasmette innocenza, ingenuità fino a quando la matrigna e le due sorellastre non irrompono con grandi feste, giochi d’azzardo e colori sgargianti. L’altezzosità e il dispotismo delle tre donne vengono qui caratterizzati da un colore che acceca e che alla lunga infastidisce ed eccede, verde acido, rosso fuoco, giallo ocra, rosa shocking. Tutto si tinge di colore che non dà respiro, come non danno respiro i continui litigi delle sorellastre. La matrigna, degnamente interpretata dalla sempre eterea e statuaria Cate Blanchett, ci riporta al confronto con altre sublimi matrigne cattive, come Julia Roberts, Charlize Theron, che dovevano essere stupefacenti e perfette in quanto interpeti della regina più bella del reame, mentre la Blanchett è solo una donna, una vedova, amante del bello al limite del grottesco. A questo proposito è evidente l’ispirazione nell’acconciatura alle dive degli anni Quaranta, che sottolinea lo charme di una donna che trova sicurezza nella superficialità dell’apparenza estetica, in contrapposizione con i boccoli stile barocco delle figlie, belle ma stupide. Una donna in declino, che però non nasconde uno sguardo di pentimento e costernazione di fronte la disarmante gentilezza della figliastra. Lily James sembra quasi essere nata per la parte. Il viso dolce e il sorriso sincero ricalcano molto lo stereotipo disneyano della poverella che diventa regina grazie al suo buon cuore. Nemmeno una carrozza d’oro massiccio, un abito tempestato di diecimila Swarovski cuciti a mano e un paio di scarpette di cristallo (che – pensa – sono anche comode), riescono a offuscare l’animo gentile della fanciulla. Ma ciò che ha reso davvero umani, vicini e reali i personaggi sono stati senza dubbio i loro scambi verbali il loro rapporto crescente in scena. I due giovani, Ella e il principe “Kit”, si conosceranno in circostanze informali, a cavallo, e guardandosi negli occhi iniziano ad interessarsi l’uno dell’altra. Il secondo ed epico incontro è quello che avviene al ballo, nella formalità di una sfarzosa sala, sotto gli occhi dei reali di tutto il mondo. Valzer dalla coreografia dettagliata e corsa contro il tempo, tra ripide scale e scarpette perdute rendono l’incontro passionale, ricco di desiderio. Il terzo incontro è quello che avviene in casa di Ella. I due, ormai innamorati, si sono cercati e a lui basta vederla, per quella che è, per capire che è lei la donna che vuole sposare e con il calzare della scarpetta, tutto diventa reale, maturo, vero.
Un film che fa ben sperare in un ritorno alle origini, al romanticismo, al lieto fine che seppur scontato, rende nostalgici. Dopo la deludente interpretazione di Maleficent, dove uno dei villain più amati/odiati della storia delle favole, viene portato al cinema con un’ interpretazione che sembra l’incubo di se stessa, Branagh torna a farci sognare. I ricordi d’infanzia fanno capolino accompagnati da flashback canterini e le immagini canoniche a cui siamo abituati. Un racconto, perché il film ci viene raccontato, che ci riporta magicamente indietro nel tempo, tra ninna nanne romantiche, spettacolari trasformazioni, topolini che diventano cavalli e i sogni che si spera prima o poi diventino per tutti una realtà.
CENERENTOLA 2015 – Il trailer del film
CENERENTOLA (Usa, 2015, Fantastico, 105′). Regia di Kenneth Branagh. Con Lily James, Cate Blanchett, Richard Madden, Helena Bonham Carter, Holliday Granger. Walt Disney.
Palermitana di origini asiatiche. Amore per il cinema, le istantanee e le storie. Scrive per dar voce alle sue passioni e vivere la vita è la sua aspirazione più grande. “Carpe diem” il suo motto.