Roberto Faenza porta al cinema la storia della ragazza rapita nel 1983 e mai più ritrovata. Riccardo Scamarcio è Renatino De Pedis
22 giugno 1983, ore 19: Emanuela Orlandi, 14enne cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia, scompare in circostanze misteriose. E’ l’inizio di uno dei casi più intricati della storia recente, e che, a distanza di oltre trent’anni, resta ufficialmente tuttora irrisolto.
Roberto Faenza ne ha tratto un film, “La verità sta in cielo”, che ricostruisce in modo minuzioso la vicenda, sulla base delle tante ipotesi che sono state avanzate nel corso degli anni, e con l’ausilio della testimonianza, raccolta dalla giornalista Rai Raffaella Notariale (nel film interpretata da Valentina Lodovini) di Sabrina Minardi (Greta Scarano), ex moglie del calciatore Bruno Giordano, e per anni amante del boss Enrico De Pedis, detto Renatino o Dandi (interpretato da Riccardo Scamarcio), uno dei criminali della cosiddetta Banda della Magliana, assurto a fama postuma grazie a “Romanzo criminale” di Giancarlo De Cataldo e alle omonime trasposizioni cinematografica e televisiva.
La pellicola segue la strada di un’indagine giornalistica sul caso Orlandi, portata avanti da Maria (Maya Sansa), cronista di origini italiane che lavora per un network inglese, inviata a Roma dal proprio caporedattore (un inedito Shel Shapiro) all’indomani dello scandalo su Mafia Capitale. Rivediamo così, attraverso i contatti che Maria ha con la Notariale, la storia della Minardi e le vicende di Renatino, i cui loschi affari si intrecciano con quelli dello IOR, la banca vaticana diretta da monsignor Paul Marcinkus, nei primi anni ’80, passando proprio per i giorni del sequestro Orlandi. Lo spettatore è condotto così a esplorare le fitte trame che legavano Marcinkus al banchiere Roberto Calvi e al faccendiere Flavio Carboni. Intrecci che coinvolgevano storie di corruzione e malaffare, e che finivano per includere anche sesso e droga. De Pedis viene descritto come un boss di lungo corso, capace di intrattenere rapporti sia con criminali di bassa manovalanza che con uomini di giustizia ed esponenti politici, e il cui ruolo nel sequestro Orlandi viene rivelato proprio dalle confessioni della Minardi, che a partire dal 2008 delineano uno scenario rimasto fino ad allora oscuro. Scopriamo così il marciume che attanagliava il Vaticano già dai tempi di Papa Luciani, che forse pagò con la vita la volontà di ribellarsi a quanto aveva avuto modo di scoprire, e che getta ombre sul ruolo del cardinale Ugo Poletti, che nel 1990 autorizzò la sepoltura di De Pedis nella Basilica di Sant’Apollinare, e Agostino Casaroli, all’epoca segretario di Stato vaticano.
Ma perché venne sequestrata Emanuela Orlandi? La strada seguita dal film è abbastanza chiara: il motivo evidenziato sembra risiedere nella volontà della criminalità organizzata di intimidire il Vaticano nel restituire i soldi che erano stati forniti a Marcinkus e che erano serviti per operazioni di riciclaggio che coinvolgevano il Banco Ambrosiano di Calvi e gli aiuti alla Polonia per liberarsi dal comunismo. Stando alla Minardi, quindi, De Pedis avrebbe avuto un ruolo determinante nel rapimento della ragazza. Se questo sembra essere abbastanza conclamato, più oscura invece è la verità sulla sorte della ragazza. Stando alle dichiarazioni della Minardi, la povera Emanuela morì nel 1984, e venne seppellita in un cantiere. Il Vaticano, in possesso di un dossier secretato sul caso, non ha mai rivelato la sua verità, e ciò nonostante un patto non scritto con la magistratura romana, legato al trasferimento della salma di De Pedis da Sant’Apollinare, e sul quale il film termina.
Il soggetto di Faenza quindi getta un’ombra sul Vaticano, vero testimone pienamente consapevole della vicenda, ma mai chiamato a testimoniare, e a rispondere all’opinione pubblica e a una famiglia che chiede giustizia e implora verità da più di trent’anni, non potendosi certo accontentare di affidarsi ‘al cielo’ per poter rivedere Emanuela. Fin qui la storia. Dal punto di vista della ricostruzione cinematografica, la vicenda appare confusionaria e forse troppo documentaristica. Si ha l’impressione che l’artificio dell’inchiesta funzioni fino a un certo punto, e che il punto di vista del protagonista, che è quello di Maria, sembri registrare delle falle nella esposizione e nella eccessiva semplicità di ricostruire una vicenda già di per sé estremamente complessa. In effetti, a ben vedere, Maria incontra Raffaella, che le riferisce gli episodi degli incontri con la Minardi, la quale porta al flashback degli eventi che contrassegnarono gli episodi di interesse per la vicenda. Quindi si tratta di una doppia trasposizione: non è la Minardi che racconta la vicenda, ma è la Notariale che riferisce a Maria quello che la Minardi le ha raccontato. Questo gioco di rimandi inficia non poco la linearità narrativa di una pellicola che ha comunque il grosso merito di aver riportato l’attenzione su una vicenda a dir poco assurda, uno dei tantissimi misteri della storia recente. E vederla assurge a dovere morale, soprattutto per chi, all’epoca dei fatti, era poco più che un ragazzino, e non riusciva a comprendere come mai una sua coetanea, che aveva avuto la fortuna di nascere e di vivere a Città del Vaticano, potesse essere sparita proprio lì, nel centro della cristianità, nella culla della ‘Buona Novella’. L’augurio è che la trasparenza di Papa Francesco possa finalmente render pubblico il dossier e far piena luce sulla sorte di Emanuela.
LA VERITA’ STA IN CIELO – Il trailer
LA VERITA’ STA IN CIELO (Italia 2016, Drammatico, 94’). Regia di Roberto Faenza, con Riccardo Scamarcio, Maya Sansa, Greta Scarano, Valentina Lodovini, Shel Shapiro, Tommaso Lazotti, Luciano Roffi, Anthony Souter, Elettra Orlandi, Alessandro Bertolucci, Giacomo Gonnella, Alberto Cracco, Paul Randall, Pino Torcasio. 01 Distribution.