Il trio romano pubblica un quarto album pieno di synth e melodie accattivanti, ma infarcito anche di una poetica piaciona a metà fra Vasco e 3 Metri Sopra Il Cielo.
Un karaoke in una casa studentesca a Corso Trieste. Un gruppo di pariolini mezzi ubriachi che canta classici italiani in una Mini Cooper. Sono queste le prime immagini che mi vengono in mente ascoltando Completamente sold-out dei Thegiornalisti. E con ogni probabilità i pezzi che i prossimi pariolini di 18 anni si sgoleranno a cantare nelle loro macchine saranno quelli di Tommaso Paradiso e dei suoi.
Uno potrebbe dire che le immagini non contano, che bisogna concentrarsi solo sulla sostanza. Eppure in questo caso bisogna affidarsi soprattutto alle primordiali associazioni di idee che suggerisce la mente. Perché in quest’album i Thegiornalisti non fanno solo musica, ma si cimentano in un’operazione ben più grande: quella di rispolverare un intero immaginario. Anzi, più che di rispolverare un immaginario, quella di rispolverare il repertorio di chi idealizzava quell’immaginario. Avete presente quel compagno di scuola un po’ figlio di papà che andava matto per Baglioni e cantava con entusiasmo da spiaggia i pezzi di Battisti alle cene di classe? Ecco, proprio lui. In Completamente sold-out i Thegiornalisti non riesumano gli anni ’80, ma si rivolgono a chi ha sempre vissuto negli anni’00 come se si trattasse degli anni ’80, vuoi per educazione, vuoi per riferimenti culturali. È per questo che il disco finisce sempre per suonare costruito, perché pur partendo da una sorta di recupero filologico di un mondo sconosciuto ma di cui tutti sentiamo un po’ nostalgia, si trasforma in una compiaciuta sequela di inni generazionali per yuppies fuori tempo massimo.
Eppure questa non è una critica all’album . È una critica al mondo presunto o immaginato da cui sono scaturite e a cui si rivolgono queste canzoni. Completamente sold-out è bello, divertente e leggero. Tommaso Paradiso tocca sempre corde condivise e i suoi brani riescono sempre in qualche modo a riguardarti. Il problema, semmai, è che si ha sempre l’impressione che queste canzoni, pur concernendo temi molto intimi, non parlino mai del suo autore, ma di una tipologia di essere umano. Raccontando di sé stesso Paradiso scade sempre nel cliché, e questo può voler dire solo che: o la vita del cantante è veramente uscita da un capitolo di 3 Metri Sopra Il Cielo, o che in maniera un po’ furbetta Tommaso stia tentando di porsi come il simbolo generazionale di un certo tipo di gioventù romana, facendo razzia a mani basse nei cuori ancora acerbi dei fan adolescenti. Questa tendenza, tra l’altro, è esplicitata tutta in Gli Alberi, in cui quel ricorrente “noi” non può non ricordare il Vasco di Siamo Solo Noi.
Certo, questo tipo di cose le faceva anche Venditti, ma utilizzava immagini più autentiche (le cosce tese di Claudia, la matematica non sarà mai il mio mestiere). Qui il tono è diverso, e non è quello di una persona che parla di sé stesso ad un pubblico estraneo, ma quello di uno che guardandosi dall’esterno si prepara la favoletta da elargire ad una platea che non può che restare inerme. È proprio questo il problema di questo album, il fatto che si auto-compiaccia troppo, senza lasciar mai trapelare una vera autostima.
In questi undici brani si rincorre sempre il fantasma di un amore divertito e solare, speranzoso. Eppure, paradossalmente, Paradiso riesce comunque a non parlare mai della sua amata, ma a concentrarsi unicamente sulle sue sensazioni. Si parla sempre di come sta lui, di quello che fa stare bene lui, di quello che vuole fare lui e soprattutto di quello che dice lui. Di quello che fa lei per farlo essere così innamorato, neanche l’ombra. Perfino il maglione che indossa la sua ragazza è suo. Qualcuno potrebbe dire che l’amore è un sentimento egoista, ma qui mi sembra si esageri un po’.
Sbagliare a vivere è il pezzo più bello dell’album ed è assolutamente in stile Vasco, così come Completamente. Fatto di te è la canzone più pacchiana, mentre Il tuo maglione mio e Vieni e cambiami la vita sono le più divertenti. Ma Completamente sold-out rimane un album piacione e a tratti antipatico.
Eppure dopo un po’ ci si sente spiazzati. Perché alla fine di una recensione come questa si avverte in maniera lampante la sensazione che di tutte le critiche che gli hai mosso, a un album come questo non gliene possa fregare di meno. E’ un disco a cui piace un sacco sbagliare a vivere e ha intenzione di continuare a farlo. E a noi, alla fine, va bene così.
Thegiornalisti, Completamente Sold-out, Carosello Records, 2016.