Abbiamo avuto il piacere di colloquiare telefonicamente con il cantautore milanese, alla vigilia dell’appuntamento che lo vedrà protagonista a Vibo Valentia, nel corso del TropeaFestival Leggere & Scrivere. Ci ha parlato dell’ultimo suo disco, ‘Fibrillante’, che lo vede nuovamente protagonista sulla scena rock dopo esperienze musicali diverse. Nel corso dell’intervista ci ha parlato anche di sentimenti e ha affrontato anche temi sociali, in un dialogo a tutto tondo che ha confermato, se mai ve ne fosse stato bisogno, la valenza di un artista tra i più completi e coerenti, da quattro decenni a questa parte.

NoteVerticali.it_Eugenio Finardi_2Eugenio, ‘Fibrillante‘, il tuo ultimo album, rappresenta una mosca bianca nel panorama discografico italiano, troppo appiattito da proposte che, in fondo, si assomigliano quasi tutte. Nel disco affronti tematiche sociali, come la disoccupazione, la crisi economica e di ideali, che è raro trovare oggi in giro. È ancora tempo di coraggiosa musica ribelle?
Beh, credo che mai come ora sia tempo di musica ribelle, e non solo di musica… Viviamo in un’epoca terribile, di grande violenza, magari non fisica, in cui veramente vengono violentati i diritti e la dignità, vengono calpestati il futuro e la speranza di tanti uomini e di tante donne, di tanti giovani, di quasi tutto del 999 per mille della popolazione, mentre alcuni invece si arricchiscono a dismisura in maniera oscena, come dico anche nell’ultima canzone del disco, ‘Me ne vado’… Si è rotto completamente il patto sociale che legava, con un minimo di decenza e di pudore, chi ha tutto rispetto a coloro che non hanno nulla.

Nel disco affronti tematiche molto forti, come dicevamo, con testi diretti: oltre a ‘Me ne vado’, che citavi prima, penso a ‘Come Savonarola‘ o a ‘Cadere sognare‘. Ci sembra di cogliere in te l’esigenza di farti portavoce del disagio che si respira in giro…
Sì, è un disco di testimonianza… anche perché poi non c’è solo quello: penso a “Lei si illumina”, a “Le donne piangono in macchina”… E’ un disco che nasce dal guardarsi intorno, in quest’epoca appunto crudele e arida di sentimenti, anche…

NoteVerticali.it_Eugenio Finardi_1Dal punto di vista musicale si è trattato per te di un ritorno al rock e al cantare in italiano, dopo che per anni hai esplorato altri mondi musicali, dal blues al fado, passando anche per la classica contemporanea. Come mai questa scelta proprio adesso?
A un certo punto, ho cominciato a sentirmi stretto, scomodo, nel ruolo semplicemente di ‘cantautore italiano di successo’, diciamo così… La fama ti può portare a diventare prigioniero della tua stessa immagine: fai un disco nuovo e tutti ti continuano a urlare: “Facci quelle vecchie! Facci quelle vecchie!” (ride)… Tutti sono legati alle canzoni più popolari… fortuna che io ne ho una trentina-quarantina… pensa a chi ne ha solo una o due: è costretto per tutta la vita a cantare solo quelle…! (ride)… A parte gli scherzi, se poi, oltre ad essere un personaggio, uno è anche un artista, un musicista, diventa veramente una prigione, anche se dorata… ti trovi agli arresti domiciliari di te stesso…! E quindi, a un certo punto, quando, verso la fine degli anni ’90, ho sentito proprio questo distacco dal senso, proprio… sentivo che si era concluso non dico un percorso, ma che una certa strada non portava più a niente, anche perché il meccanismo industriale non voleva un disco come ‘Fibrillante’, voleva…

…dei prodotti commerciali…
Sì, appunto, voleva dei prodotti commerciali… allora sentivo di aver perso la passione, e sono andato a ricercarla appunto in progetti speciali, mettendo al centro della mia attività l’amore per la musica invece che meccanismi industriali o la ricerca a tutti i costi del successo…

Attorno a ‘Fibrillante’ si è creata una combinazione quasi magica, che ti ha portato a lavorare sia con colleghi più giovani – penso a Max Casacci dei Subsonica, ma anche a Manuel Agnelli degli Afterhours, e a Gigi Giancursi e Tommaso Cerasuolo, dei Perrturbazione – sia con artisti anagraficamente più maturi, da Vittorio Cosma, tuo collaboratore storico, a Patrizio Fariselli, dei mitici Area. Qual è stata la molla che è scattata per favorire questa collaborazione tra artisti al di là del gap anagrafico, e quali sono state le cose che ciascuno ha potuto imparare dall’altro?
Il disco è stato fortemente voluto, e mi è stato fortemente stimolato e richiesto, proprio da Max Casacci dei Subsonica e dal mio chitarrista Giovanni Maggiore e, più in generale, da tutti i musicisti della mia band, che ha la metà dei miei anni (anzi, io ho l’età esatta dei padri di due di loro…!)… Suonando i brani vecchi, ogni volta mi dicevano: “Però, dài, questa devi farla…!”, percependo che non fossero solo canzoni, e che il mio e quello di altri artisti della Cramps (dagli Area in poi) fosse uno stile, un atteggiamento, rispetto alla musica, prezioso e particolare… Quindi mi hanno stimolato a scrivere materiale su cui poi abbiamo potuto lavorare insieme per dar vita al disco…

NoteVerticali.it_Eugenio Finardi_6Con ‘Fibrillante’ hai per certi versi riaperto una strada che forse era stata interrotta, ossia quella di fare dei dischi politici nel senso più puro del termine…
Beh, ‘Fibrillante’ è sicuramente un disco politico, anche se non è un disco ideologico. E’ un disco di ideali, e di testimonianza, ed è ‘politico’ in quanto si occupa della ‘polis’, della società, dello stato delle cose. Non è però un disco ‘partitico’, che si schiera da una parte o dall’altra…

Si dice spesso che i cantautori di oggi siano i rapper, perché parlano il linguaggio dei giovani, e captano gli umori della strada. Pensi sia davvero così? Che legame e che diversità ci sono?
Io credo che la ‘musica ribelle’ oggi sia proprio il rap, perché è lo spazio in cui prima c’eravamo io e altri cantautori che si occupavano di sociale e della società. Adesso, i cantautori più giovani sembrano volersi occupare delle piccole cose, essere dei cantori delle piccole gioie della vita, piuttosto che avere questo ruolo qui di mentore…

Nella tua produzione sono diversi anche i riferimenti ai sentimenti e agli affetti, nello specifico alla paternità. Penso a ‘Mio cucciolo d’uomo‘, e soprattutto ad ‘Amore diverso‘. Com’è Eugenio Finardi padre?
Eh (ride…) Cerco di essere il miglior padre possibile…! Ho tre figli… Cerco di dar loro il meglio, per quello che mi riesce… che non è solo qualcosa di materiale, è anche un modello, un insegnamento, un ruolo che bisognerebbe avere nel mondo…

NoteVerticali.it_Eugenio Finardi_3A proposito di ‘Amore diverso‘, sappiamo che è dedicata a tua figlia Elettra, nata con la sindrome di Down. Sappiamo quanto sia forte il tuo legame con il mondo dell’associazionismo e del volontariato. Rispetto agli anni scorsi noti una maggiore consapevolezza su questo tema da parte dell’opinione pubblica?
Si sono fatti grandissimi passi avanti, anche nell’informazione, nella consapevolezza… C’è ancora tanto da fare, ovviamente. Oramai quello che chiamano il ‘terzo settore’ in Italia è fondamentale, e dà anche tantissimo lavoro. Purtroppo, in questo periodo storico, anch’esso è in crisi, è molto difficile reperire fondi… Ci sono comunque delle strutture che funzionano estremamente bene, bisogna ancora saperle scegliere… Riguardo allo stato dei cosiddetti “normali”, trovo che il problema sia forse quello dell’informazione e della conoscenza, perché le sacche di ignoranza e di becera crudeltà esistenti sono decisamente da superare… però sono superabili con questi sforzi… Se si misura la civiltà della società moderna da come vengono trattati i disabili, la nostra società non ci si fa una grande figura…

Sarai ospite il 23 ottobre a Vibo Valentia per il TropeaFestival Leggere&Scrivere, un evento che lega la musica alla letteratura. C’è un libro che consiglieresti a chi segue NoteVerticali.it?
In questi giorni sto leggendo un libro estremamente interessante di Aldo Nove su San Francesco, ‘Tutta la luce del mondo’, un testo davvero illuminato, caldo, che pone tutto un altro sguardo sul Medioevo, sulla mistica, e lo dico da non credente… Ecco, questo è senz’altro un libro che mi sento di consigliare, di condividere…

NoteVerticali.it_Eugenio Finardi_4Da non credente, come vedi Papa Francesco?
Molto bene, molto bene! La sua è un’apertura non tanto verso i gay, o i divorziati, ma verso il mondo, verso la realtà… E’ un papa che ha detto cose importanti sul lavoro, sulla dignità, sull’economia, sulla finanza… Poi, forse perché l’enfasi della Chiesa è stata fortemente focalizzata sulla sessualità, si tende sempre a vedere le posizioni sui gay, sulle coppie separate o sulle persone divorziate… Mi piace molto il suo atteggiamento, che poi vedo molto simile al mio, nel parlare dell’oggi in maniera molto lucida e dinamica. Riesce a scendere dal pulpito e ad essere estremamente efficace: un uomo decisamente simpatico, e soprattutto molto adatto per la salvezza della Chiesa in quest’epoca. Mi dispiace che sia anche abbastanza osteggiato sia all’interno della Chiesa che fuori…

Tu hai la doppia cittadinanza, italiana e americana. Da italiano come vedi l’Italia di Renzi e, da americano, come vedi invece gli Stati Uniti di Obama?
Credo che entrambi, in maniera molto diversa, siano la dimostrazione che oramai i poteri economici e finanziari sono persino più forti del Presidente degli Stati Uniti. La politica ormai è ridotta a un giochino nelle mani della grande finanza, della grande industria. Lo stesso mondo della produzione è ormai ostaggio dei grandi poteri economici, e su tutto c’è questa spaventosa diseguaglianza tra chi possiede tutto e chi invece deve lottare per le briciole…

Cosa stai preparando in questo periodo? C’è già all’orizzonte un nuovo disco?
Quello probabilmente sì… Adesso sono alle prese con la preparazione dello spettacolo teatrale che toccherà tante realtà, in una dimensione più piccola, più raccolta. Un progetto in cui credo molto, dove ci sarà spazio per le parole, ma dove non potrà mancare la musica. Per adesso questo è il mio “fuoco a breve”…

Con l’inizio del 2015 sbarcherai a Londra… 
Eh sì, il 29 gennaio terremo un concerto al Dingwalls di Camden. E con me ci saranno tutti i membri della band con cui ho realizzato “Fibrillante”: Giovanni Maggiore alla chitarra, Marco Lamagna al basso, Claudio Arfinengo alla batteria e Paolo Gambino alle tastiere. Ci divertiremo!

Non dimentichiamo poi che nel 2015 festeggerai 40 anni dal tuo primo disco inciso con la Cramps, ‘Non gettate alcun oggetto dai finestrini’…
Eh già (ride)… Spero di festeggiare bene questo quarantennale di musica modesta, originale, legata a un periodo in cui l’Italia aveva davvero toccati tutti i diritti, ed era rilevante a livello politico e sociale…

Ok, Eugenio, grazie per la chiacchierata!
Grazie mille Luigi, è stato un vero piacere conversare con te!

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...