Nella categoria miglior film le nomination agli Oscar 2019 sono state molto eterogenee. Diversi generi cinematografici in grado di rappresentare la settima arte sia nella sua accezione più classica che in quella moderna. Otto vicende che rappresentano perfettamente l’evoluzione del cinema e la capacità del mezzo di vivere tra stili e contaminazioni di più ambiti creativi.
Parlando di contaminazioni è d’obbligo citare l’esempio Black Panter. Primo film tratto da un fumetto a finire nell’ambita lista per il premio più famoso del mondo. Diretto da Ryan Coogler, il film narra la storia di come il principe T Challa, dopo essere tornato a Wakanda per ereditare dal padre il trono, dovrà assumere di nuovo i panni di Black Panther e difendere la nazione dall’attacco di predatori senza scrupoli.
Il secondo titolo è BalckkKlansman. Noir storico dove un poliziotto afroamericano, nell’America degli anni 70, tenta di infiltrarsi in un organizzazione criminale dedita alla supremazia della razza bianca. La sua azione nel Ku Klux Klan è coadiuvata da tutto il distretto. In special modo da un agente bianco che, lavorando sotto copertura, riuscirà a scoperchiare tutto il razzismo celato di alcuni stati Usa. Il film di Spike Lee è una riflessione satirica sul passato e il presente del paese. Senza sposare una tesi assoluta, il regista riesce a far divertire e riflettere il suo pubblico. Cinema e musica per Bohemian Rhapsody, piccola sorpresa di questa edizione. Il film di Bryan Singer racconta la vita di Freddy Mercury, leader dei Queen. Con una narrazione lineare e un’ottima recitazione si mettono in scena le problematiche e i successi di una delle più grandi rock band di tutti i tempi. Dalla formazione del gruppo seguiamo i quattro componenti fino al trionfo. La musica emozionante e la fotografia permettono un piacevole viaggio nel tempo agli spettatori.
Digressione storica per La favorita del regista greco Yorgos Lanthimos. Siamo nell’Inghilterra del diciottesimo secolo e due donne di corte si giocano a colpi di nefandezze le attenzioni della regina per perpetuare i loro benefici. Ottima sceneggiatura per una vicenda al femminile che indaga sulla vera natura degli affetti, troppo spesso dettati da un opportunismo distruttivo.
Green Book è essenzialmente un buddy movie. Diretto da Peter Farelly, racconta la storia di un buttafuori italoamericano che viene ingaggiato per fare da autista a un pianista jazz. Da New York gli stati del sud, i due diventeranno amici scoprendo come i diritti civili degli afroamericani, a certe latitudini, non siano ancora del tutto rispettati.
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Dopo il Leone d’oro a Venezia, arriva agli Oscar Roma, il film del messicano Alfonso Cuaron, favorito per la vittoria finale. Nel tumultuoso quartiere Roma la domestica Cleo si occupa con dovizia e premura di una famiglia abbiente. La donna vede e tiene conto di tutto anche a discapito della sua vita personale, il regista fa un’amara riflessione sul lavoro umile e sulla necessità di trovare quella posizione sociale così necessaria nel 1970 come oggi, in un Messico povero ed egoista.
Sempre dal Festival del cinema di Venezia troviamo A star is born. La pellicola di Bradley Cooper, interpretata dallo stesso Cooper e Lady Gaga, è l’ennesimo rifacimento del film E’ nata una stella, datato 1937. Una cameriera, dotata di gran talento sarà scoperta e aiutata da un vecchio artista problematico a diventare una stella del panorama musicale.
Vice, film del regista Adam McKay, completa il gruppo dei candidati. La pellicola racconta l’ascesa politica di Dick Cheney, eminenza grigia dietro l’amministrazione Bush Jr. In scene virtù e scelte di un controverso uomo politico che ha influenzato per anni la politica estera Usa. Un insieme di titoli interessanti da cui uscirà il film dell’anno, unica pecca non aver considerato The Mule, ultimo film di e con Clint Eastwood, per motivi del tutto incomprensibili. Il regista a ottantotto anni torna con un ritratto degli antieroi e di quell’America fatta di disadattati e dimenticati che riesce a raccontare solo lui.
Nasce a Milano qualche anno fa. Usa la scrittura come antidoto alla sua misantropia, con risultati alterni. Ama l’onestà intellettuale sopra ogni altra cosa, anche se non sempre riesce a praticarla.