Liberamente tratto da “La vita reale di J. Geherda”, una delle opere meno conosciute, nonché incompiute di Bertolt Brecht, lo spettacolo “La vera vita del Cavaliere mascherato” ne riprende tutto il meglio per contaminarlo in una serie di altre opere dello stesso autore, sfruttando appieno l’espressività delle maschere teatrali.
Tra le mura di un piccolo albergo della periferia berlinese, si svolge la triste esistenza di Geherda, cameriere oppresso dai suoi superiori e costretto a subire a testa bassa le umiliazioni dalla clientela. Per scappare dalle difficoltà quotidiane, Geherda si rifugia in un mondo di fantasia, nel quale veste i panni di un Cavaliere mascherato avventuroso e coraggioso. Ne viene fuori un alter ego che dietro la sua maschera non teme nulla e nessuno, e che a suon di duelli e sfide diventa il paladino degli oppressi.
“La vera vita del Cavaliere mascherato” è uno spettacolo divertente ma non superfluo, che riesce a intrattenere lo spettatore alternando episodi cupi a siparietti goliardici, In entrambi i casi, prima esplicitamente e poi in maniera più occulta, capaci di articolare una riflessione profonda su tematiche fedelmente brechtiane, quali l’ineguaglianza sociale, il dominio sui più deboli e la prevalenza del denaro.
Con il suo costante gioco equilibristico tra reale e fantastico, ogni situazione diventa il pretesto per la trasformazione nell’atto eroico del protagonista, che trova perfetto slancio vitale nello spazio introno al palco e letteralmente si lascia andare a corse sfrenate nei giardini di Castel Sant’Angelo al grido di “Libertà!”. In questo senso, la location del Fringe di quest’anno cade a pennello per uno spettacolo, i cui protagonisti riescono a coinvolgere lo spettatore rendendolo partecipe anche a livello fisico, quando incuriosito al di là del luogo canonico del palco, si guarda intorno alla ricerca dei personaggi.
Ed è proprio l’aprirsi alle contaminazioni esterne il punto forte dello spettacolo, che pur restando fedele al testo originale del drammaturgo tedesco, si lascia infondere nuova linfa dalla regia di Alessandro De Feo e da impulsi cinematografici evidenti, come quando il cavaliere richiede un’atmosfera felliniana per festeggiare le sue vittorie e si sentono riecheggiare le note di Nino Rota.
Evidente poi la bravura degli interpreti, capaci di trasformarsi di volta in volta, mimicamente e verbalmente in maschere clownesche, chiare parodizzazioni di situazioni reali. “La vera vita del Cavaliere mascherato” è uno degli spettacoli che ha avuto più successo in questa seconda settimana del Fringe, arrivando tra i tre finalisti. Vede tra i suoi interpreti Tiziano Caputo, Matteo Cirillo, Angelica Ferraù, Fabrizio Milano, Gioele Rotini, Duilio Paciello.