Gabriele Albanesi può campare di rendita ancora oggi dopo 10 anni dall’uscita del suo Il bosco fuori? Crediamo proprio di no.
10 anni orsono un giovane sceneggiatore e regista, Gabriele Albanesi, venne fuori con un horror intitolato Il bosco fuori. La pellicola, sconosciuta ai più, girata in 20 giorni e costata 45.000 € in realtà si rivela essere uno dei must del trash e chi mastica un po’ di materiale orrorifico borderline conosce il titolo in questione.
Con questo incipit capiamo chi è Albanesi, produttore e sceneggiatore – insieme con Joe Verni – del film che prenderemo in oggetto con questa recensione. Stalking Eva, uscito il 24 settembre 2015, è diretto da Verni, esordiente dei lungometraggi e figlioccio del buon Albanesi. Thriller horror esoterico ambientato nel mondo della moda, il film ha per protagonista una modella ucraina appena giunta a Milano per entrare nel jet set della moda. A darle una mano ci penserà Cindy, un’esperta donna della movida che la perpetrerà nella libido nascosta e perversa dei retroscena dell’alta moda. La bella protagonista si rende conto però, di essere seguita da qualche tempo da uno stalker e che forse è anche il responsabile degli efferati omicidi che si concretano intorno a lei.
Questo plot prende forma e vita con le sembianze di Ksenia Kapinos, sconosciuta persino a Wikipedia, e di Philippa Bingham nel ruolo di Cindy. A ben vedere, sconosciuti il regista e le principali attrici, semi-sconosciuto lo sceneggiatore, speriamo che almeno il film regga, anche se il sottoscritto dubita fortemente. Come un libro non si giudica dalla copertina, così un film non si giudica dalla locandina. Stalking Eva, nonostante la buona volontà, non risulta essere un horror o un thriller ma è un mix di jump scares, di sequenze splatter e rifacimenti di uccisioni e situazioni riprese dai fasti del cinema dell’orrore italiano. In molte scene si nota un che di Dario Argento o ancora una sottile influenza del maestro Lamberto Bava e i suoi “Dèmoni”.
Verni prova a tenere in piedi una sceneggiatura quantomeno ambigua e ricca di falle alternando scene di violenza con flashback e situazioni erotiche, condendo quest’insalatona con riti esoterici e sette segrete. Il tutto diventa torbidamente soporifero quando sullo schermo non appaiono altro che discorsi a vuoto degli attori o sequenze del tutto inutili create con il solo scopo di allungare il minutaggio. Il senso pratico del titolo quindi, viene meno e vanno in scena tre filoni narrativi che sembrano avere poco a che fare l’uno con l’altro: i segreti scabrosi del successo nella moda, lo stalker di Eva e la setta satanica filo-femminista. In un’unica parola caos. Tecnicamente, il film sopperisce ad una basilare regia con un buon uso degli effetti speciali ad opera dell’esperto Sergio Stivaletti, all’opera già in pellicole come La Sindrome di Stendhal, Non Ho Sonno, Il Cartaio e – ahimè – in un altro trash come In The Market. Oltre gli effetti speciali, nel gruppo degli addetti ai lavori fra cast, costumi, fotografia, eccetera ci sentiamo di salvare solo le scenografie e le locations mixate fra Milano e Roma che riescono a dare la vera illusione di un mondo vittima di se stesso e degli intrighi lussuriosi.
In ultima analisi, Stalking Eva è riuscito a farsi largo chissà come fra le case di distribuzione ed è approdato al cinema con molti se e con molti ma. Di dubbi ce ne sono tanti e di certezze una sola. La rinascita dell’orrore italiano è ancora lontana. Trash rulez.
STALKING EVA – Il trailer