NoteVerticali.it_Arisa_1Arisa è tornata sul palco dell’Ariston, lo stesso che l’ha vista trionfare nel 2009 con “Sincerità” e nel 2014 con “Controvento”.

Il suo brano “Guardando il cielo”, titolo anche del nuovo album (Warner), è un tuffo in un intimo microcosmo di riflessioni estetiche su ciò che circonda la vita, affrontata stringendo i pugni con un sorriso e sfidando il domani incerto e beffardo; gesti semplici come la preghiera diventano il miglior antidoto per debellare l’inutilità del materialismo da cui è affetta la società di oggi: “Stringo i pugni e rido ancora/che la vita è questa sola”.

Sono ancora forti la bellezza e diversità del precedente album “Se vedo te” dove la cantante ha fatto un salto sperimentale in nuovi suoni e testi sotto l’ala di geniali autori tra cui Cristina Donà e Dente, un “album di passaggio” con la voglia di presentare un repertorio meno canonico dove il pop si sposava con atmosfere più tediosamente ombrose.

L’attacco di “Guardando il cielo”, firmata dallo storico Giuseppe Anastasi, riporta inevitabilmente alle note di “L’amore è un’altra cosa” tratta dall’album rivelazione del 2012 “Amami”, contenente anche il gioiello cantautoriale “La notte”; non è un caso questo richiamo a quel repertorio classico da locale jazz che convinse critica e pubblico e a cui la cantante si vuole riaffidare.

Guardando il cielo” è un ritorno a quelle sonorità dolci e fluide ma con un accento su una griglia di note da canto gregoriano; ne è un esempio lampante la traccia “Voce” introdotta da un eco da cattedrale proiettandoti in pareti di pietra ed il vuoto che circonda l’anima per poi essere svegliati dall’ascendenza pop che regala al pezzo un inedito sincretismo di sacralità emotiva: “La senti questa voce/senti com’è in croce/senti come il fiato piano se la porta via”.

NoteVerticali.it_Arisa_2L’impronta di eccellente creatività di Federica Abbate si respira nelle tracce “L’amore della mia vita”, una sorta di “Ave Maria” in chiave di missiva d’amore, “Come fosse ieri”, uno dei pezzi più belli di forte apertura ritmica che funzionerebbe benissimo in radio, e “Una donna come me” con un feedback musicale a “Lemon Tree” canzone del gruppo tedesco Fool’s Garden.

Giuseppe Anastasi arricchisce il repertorio di Arisa con un tris di canzoni originali e fedeli alla sua stesura che scorre liscia come l’olio e facilmente orecchiabile: “Lascerò”, “Gaia” resoconto del pianeta Terra assediato dall’inciviltà dell’essere umano e del catastrofico cambiamento a cui sta andando incontro, e “Per vivere ancora” con una romantica fisarmonica alla “Lilly e il vagabondo” e la voglia di vivere la vita come un regalo da scartare insieme alla persona amata.

Arisa è anche autrice di un pezzo dance “Una notte ancora” che potrebbe diventare a pieni voti un singolo estivo grazie al testo leggero ed un po’ frivolo che parla di eros occasionale potenziato da un ritmo da mirror ball di luci psichedeliche.

La cantante rivisita “Cuore” di Rita Pavone arricchendola la sua voce ed un sound più contemporaneo che rende il pezzo prettamente personale grazie alla sua capacità di saper vestire panni diversi in canzoni storiche della storia della musica italiana.

Una più sana leggerezza in questo nuovo progetto di Arisa, il talento ed un giusto dosaggio di prosa leggera confezionano un album che torna alla regalità autoriale di un tempo dove la regina indiscussa è la voce di Rosalba che ancora una volta interpreta con inedito biancore testi di vita in cui la gente ha la possibilità di identificarsi trovando angoli di un triangolo su cui riflettere.